‘Oggi l’onorevole Angelino Alfano annuncia ufficialmente l’alleanza di Alternativa popolare col Partito democratico per le elezioni siciliane del 5 novembre. E’ un fatto grave, che cambia radicalmente la natura e la prospettiva del nostro partito’, scrive Roberto Formigoni su Sussidiario.net.
‘Ap rinuncia ad essere alternativa e si prepara a partecipare alle elezioni alleata ai socialisti. A questo non possiamo starci, questa non è più l’Alternativa popolare che abbiamo contribuito a creare’, sottolinea.
Le elezioni regionali, prosegue Formigoni, non sono infatti mai una questione locale, come qualcuno ha tentato di sostenere, perché le Regioni hanno poteri legislativi che i Comuni e gli altri Enti non hanno, salvo il Parlamento. Ed è proprio nel fare le leggi che si esplicano l’identità e le finalità di un partito. Non sono un fatto locale ma di valenza nazionale, inoltre, perché si tratta della seconda Regione italiana, che per di più gode dello Statuto più speciale di tutti che attribuisce alla Sicilia i poteri di un vero Stato.
Ed infine sono elezioni che avvengono a pochissimi mesi di distanza dalle prossime politiche nazionali della primavera 2018 e ne prefigurano gli schieramenti. Ecco perché non pochi nel nostro partito hanno assistito allibiti al maturarsi di questa decisione, assunta senza neppure la convocazione di una direzione nazionale né, mi dicono, di una direzione regionale.
La scelta dell’alleanza con il Pd ha già provocato un terremoto nel partito siciliano: diversi parlamentari nazionali e diversi deputati regionali hanno lasciato Ap e annunciato pubblicamente il sostegno al candidato alternativo onorevole Musumeci. E numerosi dissensi sono stati manifestati in altre zone d’Italia, ivi compresa la Lombardia.
Va dato atto all’onorevole Alfano, sottolinea Formigoni, di aver tentato in una prima fase di costruire un’alleanza di centro-destra, ma fallito questo tentativo (per responsabilità diverse che non è possibile affrontare in questo contesto) non si è percorsa l’unica alternativa compatibile con l’identità di Ap, e cioè la presentazione di un nostro candidato presidente autonomo sostenuto da una nostra lista ed eventualmente da altre liste nell’area del Partito Popolare Europeo.
Si è invece fatta la scelta di un’alleanza con il Pd, attraverso un accordo con quel segretario Renzi che non più tardi due mesi fa aveva pesantemente insultato Alfano ed escluso Ap dalle trattative per una nuova legge elettorale, un accordo con uno degli uomini politici meno affidabili d’Italia. Ripeto: è una scelta che modifica la natura e l’identità di Ap, azzera il progetto politico che generosamente in tanti hanno sostenuto in questi anni e sta già portando diversi amici (quorum ego) ad una ulteriore assunzione di responsabilità ed a una netta distinzione.
Non abbiamo nulla da rimproverarci né da rinnegare di quanto fatto in questi anni: abbiamo collaborato con il Pd al governo del Paese, una scelta fatta anzitutto da Silvio Berlusconi, una scelta giusta e inevitabile visto il risultato delle elezioni del 2013. Abbiamo collaborato, popolari e socialisti, come accaduto in Germania ed in altri Paesi europei. Ma occorreva fare come in Germania: al momento delle elezioni ogni partito riacquista la sua autonomia. La Merkel è candidata in alternativa al socialista Schultz.
Angelino Alfano è pronto a ufficializzare l’alleanza con il Pd in Sicilia, confermando l’asse con Matteo Renzi, soprattutto a livello nazionale, ma il suo partito, Alternativa popolare, rischia di perdere molti pezzi, anche da novanta. Non solo in Parlamento (specialmente al Senato, dove i numeri per il governo Gentiloni restano ballerini), ma pure nell’Assemblea regionale siciliana (Ars) con annessi e consistenti pacchetti di voti nell’isola. Particolarmente forte è il malumore dell’ala lombarda. Roberto Formigoni avverte: ‘L’intesa con i Dem è un fatto grave, che cambia radicalmente la natura e la prospettiva del nostro partito’.
Ed è qui che la partita diventa nazionale con l’ingresso in campo di Silvio Berlusconi, pronto ad accogliere tutti i centristi, alfaniani in primis, in cerca di identità (a cominciare da quelli delusi dal Pd e preoccupati da Grillo). Si tratterebbe, insomma, della cosiddetta ‘quarta gamba del centrodestra’ o ‘quarto petalo’ del quadrifoglio che dir si voglia. Un nuovo progetto politico di stampo federativo, fortemente voluto proprio dal Cav per provare a vincere le prossime politiche, attraverso una coalizione di centrodestra più ampia possibile, dove viene dato grande spazio anche alla società civile.
Il leader azzurro, infatti, raccontano, non avrebbe alcuna intenzione di imbarcarsi tutti senza gettare prima le basi di un progetto federativo, capace di raccogliere tutte le forze di centrodestra alternative a Pd e M5S.
Il primo passo verso la federazione centrista potrebbe essere la formalizzazione di una sorta di coordinamento comune tra Fi e le altre forze politiche interessate. Che, di fatto, agirebbe d’intesa anche con la Lega Nord. Con questa operazione, raccontano, Berlusconi potrà tenere aperte tutte le strade (sia quella della grande coalizione con Renzi, quanto quella del centrodestra con Matteo Salvini). Decisiva, naturalmente, sarà la prossima legge elettorale.