E’ stata inaugurata ieri presso l’IPSAR (Istituto Portoghese di Sant’Antonio in Roma) la mostra collettiva di arte contemporanea ‘Riflessioni’ organizzata dalla curatrice e critica d’arte Monica Ferrarini sotto l’alto Patrocinio di S.E. l’Ambasciatore del Portogallo presso la Santa Sede, Dott. António de Almeida Ribeiro e dell’IPSAR, nella persona del Rettore Mons. Agostinho da Costa Borges.
La mostra è delineata attraverso un accostamento di linguaggi espressivi diversi con opere che sprigionavano un’atmosfera che va al di là del pensiero di chi l’ha creata, andando oltre l’immediato e spingendo a riconsiderare ciò che appare all’osservatore. La collettiva, ricordiamo, nasce sempre da un’idea del curatore, o della curatrice d’arte, che propone un’unione tra visioni e contenuti differenti espressi sempre attraverso una logica comunicativa espressa dagli artisti attraverso le loro opere. Un sottile fil rouge collega curatore ed artisti, artisti che si confrontano con artisti, e artisti che si confrontano con il pubblico. I codici di comunicazione sono diversi ma il fine è comune. Artisti partecipanti: Elio Atte, Antonella Carraro, Agnieszka Ceccarelli, Barbara Conte, Anna Farris, Febe (Fabiola Frusone), Yasmina Heidar, Hideko Inami, Federico Kampf, Robert Kuzbinski, Marco Lanciani, Marina Loreti, Jeanine Lucci, Ninah Mars, Davide Nardi, Patrizia Ottaviani, Hana Rusy, Roberto Servi, Anna Szelényi, Anna Maria Tani, Irena Iris Willard.
Romano di adozione, Elio Atte ha da sempre provato un forte sentimento per questa città i cui scorci e le cui vedute diventano spesso oggetto della sua ricerca pittorica, soprattutto nella prima fase della propria produzione artistica. Il paesaggio reale diventa un paesaggio dell’anima grazie alla personale e sensibile interpretazione.
Antonella Carraro è un’artista autodidatta che dipinge attraversando diverse tecniche, a partire dall’acquerello. Dipinge ad olio, disegno e carboncino e sta sperimentando recentemente diversi materiali come fili di ferro, rame, plastica e cera.
Agnieszka Ceccarelli è un artista polacca membro della Biennale Austria. Le sue opere spaziano dall’arte figurativa al rivisitato concettuale, anche attraverso variazioni geometriche che esprimono l’inconscio. Agniezska è in grado di imporre a questo una direzione precisa attraverso una conquistata libertà stilistica.
E’ un’attenta osservatrice della realtà che riesce a ridisegnare attraverso le sue diverse tecniche pittoriche che si esprimono attraverso il colore. La Ceccarelli trasfigura lo spazio creativo esprimendo un mondo instabile che va al di là della materia. Le sue creazioni esprimono, in modo individuale, il postmoderno in cui riconosce l’importanza suprema a ideali come la razionalità e l’oggettività. La sua narrazione postmodernista, attraverso le sue opere, si caratterizza per il disordine temporale, il disprezzo della narrazione lineare, la commistione delle forme e la sperimentazione nel linguaggio. Stiamo parlando di una forma di ansia che include l’immaterialità, imponendo significati metafisici dell’oggetto artistico. Immagini che lei crea nella sua pittura astratta o informale, con una visione dinamica che cattura lo spettatore in una dimensione onirica. Agnieszka dà forma a forme umane che fonde in un universo misterioso sempre in continua evoluzione.
Barbara Conte è una incisore stampatore e sono note le sue acqueforti stampate con tecnica Hayter. Tecnica che permette di stampare una sola matrice a più colori contemporaneamente. Anna Farris è una pittrice che privilegia l’astratto con una grande sensibilità umana ed artistica che la porta da anni ad insegnare pittura ai ragazzi disabili, quindi usa l’arte anche come arte terapia.
Febe (Fabiola Frusone) considera l’arte una forma di comunicazione per eccellenza e sperimenta nella pittura tecniche diverse: olio, carboncino e acrilico fino a scoprire la polimaterica. Lavora con un pennello o una spatola, o con le mani, per unire materiali diversi per dare loro la forma dei propri pensieri, che sono la sua forma di espressione che esprime con l’intensità dei colori e le armonie delle forme. Accettare ogni frammento della nostra sfera intima è presa di coscienza e acquisizione di consapevolezza che permette all’individuo di arrivare alla libertà di spirito. L’arte di Febe diventa mezzo per risvegliare e sviluppare i sensi e riuscire a vedere ciò che è immateriale ed invisibile.
Yasmina Heidar ha ottenuto una laurea di Belle Arti di Scultura generale da Università di Alessandria, in Egitto, nel 2000, poi una di laurea specialistica in scultura ceramica nel 2002 e un Master Laurea in vetro scultura nel 2005. Aveva vinto un programma di ricerca congiunto di belle arti in Italia nel periodo 2006-2008 borsa di studio e ha studiato a Carrara Accademia di Belle Arti, sotto la supervisione del professor Pierre Giorgi Balocchi. Laurea con lode in ‘Scultura in vetro diretta’ alla Facoltà di Belle Arti, Università di Alessandria nel 2009, per un lavoro di ricerca pionieristica nel campo di rara arte ‘Esta’, sotto la supervisione del Prof. Gaber Hegazy e il Prof. Mohamed Salem. Yasmina ha tenuto e partecipato a varie mostre e workshop in Egitto, Italia, Germania in ‘Frauenau Arts Academy’ con il Prof. Frantisek Janak, e la Turchia in “Cam Ocagi” con il Prof. Etsuko Nishi Istanbul. Realizzò sculture in vetro nel parco Chianti in Italia, poi una in Egitto, che sono considerati i primi del loro genere nel campo della scultura, ed è stata nominata commissario generale del Simposio di Scultura 5 ° turno Biblioteca Alessandrina, dedicato di Art Glass nel 2010. Nel 2010, Yasmina stato nominato Vice Direttore della Biblioteca Alessandrina Arts Center e lavora come docente presso la Facoltà Scultura di Belle Arti di Alessandria dal 2009.
Hideko Inami è una pittrice giapponese che tratta temi figurativi con una resa molto delicata, alcuni comunicano sofferenza ma senza mai essere troppo incisivi.
Federico Kampf è un artista visivo messicano, professore in diverse università e numerosi premi per il suo lavoro nella pittura e il cinema in Messico e all’estero. Egli è un membro onorario nel campo delle arti e la cultura dell’Unione Nazionale dell’Istituto Nazionale dell’Istituto Nazionale di Antropologia e Storia (INAH), ed è un’artista internazionale con un ottimo curriculum. Fa tele di grandi dimensioni con un figurativo spiazzante, denso di significati. Ha un tratto perfetto nella resa della figurazione.
Robert Kuzbinski, da sempre affascinato dal surrealismo di Salvator Dalì e dall’essenzialità della pittura di Henri Matisse, Robert Kuzbinski fonde nel suo percorso pittorico gli elementi fondamentali della ricerca dei due maestri per dar vita a delle opere di impatto emotivo con stile proprio. Il suo percorso artistico procede con una smaterializzazione della realtà, ed è un artista che si esprime usando diverse tecniche realizzative, a partire da olio su tela, passando per le fotografie ed arrivando al GIF (Graphics Interchange Format) che permette di usare i colori per creare immagini animate. Robert è un artista molto creativo a cui piace inventare e scoprire le novità artistiche in tempo reale.
Marco Lanciani è un fotografo che parte dall’elemento figurativo per poi destrutturarlo in un’immagine quasi astratta ma di profonda originalità. Fotografo attento Marco Lanciani ha nel corso degli anni affinato la sua ricerca dando vita ad una produzione varia ed estremamente personale che mostra i diversi percorsi del suo studio in continua evoluzione creativa. Di estrema raffinatezza e impatto i suoi scatti esprimono una visione atipica che conferisce peculiarità espressiva alle immagini. Lo spazio si spoglia di ogni presenza fisica, perde ogni riferimento reale e diventa aleatorio, incantato, pervaso da un senso di solitudine e sovrastato da sovraumano silenzio. Sono atmosfere aeree e pure in netto contrasto con la realtà caotica di Roma, città eterna fatta di continuo movimento, dinamismo estremo e confusione metropolitana. Roma, nel suo essere imponente e sontuosa, diventa una città ‘fantastica’ uscita dall’immaginazione dell’artista. Lo spazio perde ogni referente reale e si fa chimerico. I colori e la luce avvolgono gli scatti in incanto e sublimazione e il paesaggio è sospeso, impalpabile, quasi impossibile. La tensione creativa porta Lanciani a sviluppare percorsi sperimentali differenti che vanno oltre queste realtà sublimate e approdano ad una fotografia ‘astratta’ dove l’elemento reale assume un valore nuovo e svincolato dal contesto oggettivo.
Marina Loreti è una pittrice che predilige l’astratto di stampo concettuale, giocando con le cromie per creare immagini di grande effetto emotivo. L’arte di Marina Loreti si basa su una costante ricerca volta all’approfondimento e alla costruzione di un linguaggio espressivo personale, con la sua pittura che si ispira, in origine, ai grandi maestri del ‘900 come Henri Matisse di cui subisce il fascino della vivacità dei colori, e Marc Chagall con il suo universo simbolico fatto di favole e sogni dove il colore assume un ruolo sostanziale. Il colore diventa protagonista dello spazio strutturato attraverso una precisa essenzialità e definizione schematica. Le forme, semplici ed essenziali, giocano su un sistema di piani che crea pause e ritmi fatti di rese volumetriche che danno vita a composizioni impattanti e decise. Analizzando l’intera produzione pittorica di Marina Loreti si evince come per l’artista la pittura non sia qualcosa di statico bensì un processo che si sviluppa attraverso l’esplorazione di nuovi concetti espressivi.
Jeanine Lucci è una pittrice art deco con stile creativo contemporaneo che utilizza nuovi materiali. Interessante il rilievo che viene da materiali utilizzati come struttura di pasta. Questo permette di creare dipinti unici e personalizzati.
Ninah Mars ha iniziato la sua carriera artistica molto giovane e l’evoluzione non ha mai smesso. Questa è la storia di una persona eclettica, ma semplice, con una creatività illimitata, ispirati dal loro ambiente e trascende la cultura ed emozione. La sua origine italiana-venezuelana caratterizza un modo speciale, come una ragazza con una molto ampia formazione culturale. La passione per la musica fin dalla giovane età Ninah catturato: come un bambino si unisce al coro della scuola Emil Friedman, che tiene anche lezioni di pianoforte e violino, è proprio in questo periodo che Ninah composto le sue prime canzoni. La sua carriera si è evoluta all’unisono grazie al costante studio della pittura ad otto vince un premio di pittura in Italia. A quattordici anni si trasferisce in Svizzera dove continua i suoi studi alla scuola americana in Svizzera a Lugano. Ninah Mars si è anche dedicata alla pittura e alla scultura. Durante questo periodo le sue opere vengono selezionate e visualizzate in tre diverse edizioni del TASIS Spring Art Festival. La sua passione per l’arte non cessa mai, decide di avvicinarsi alla scultura sotto la guida dell’artista Blanca Lemoine, dopo la sua scomparsa, egli sarà seguita da Dora Gabay, noto scultore venezuelano. Un altro dato che influenza la sua formazione in pittura è Paolo Parrella, giovane pittore di successo venezuelano. Nel 2013 si trasferisce in Italia per continuare la sua carriera come pittrice, partecipando a diverse mostre collettive in tutta Europa.
Davide Nardi nasce a Roma nel 1987 e dopo la maturità classica frequenta la facoltà di Giurisprudenza dell’università ‘Sapienza’ di Roma dove, nell’Ottobre 2013, si laurea con tesi in Filosofia del diritto dal titolo ‘Diritto ed ermeneutica in J. Derrida’. Dal 2015 intraprende un percorso artistico finalizzato a tradurre in opere di grafica e di pittura la realtà psichica interiore dell’individuo preso tra le stringenti maglie della società funzionalista. Il suo stile, metaforico e concettuale, richiamandosi agli elementi tipici della letteratura onirica kafkiana, tende a suscitare nello spettatore l’impressione di trovarsi di fronte ad una descrizione minuziosa dell’irrequietezza e dell’inquietudine umana. Nel 2016 inizia ad esporre le sue opere in mostre collettive. Il 16 giugno 2016 vince il Premio del Pubblico M.F. Eventi presso lo spazio Macsi di Roma. Il suo stile denota un approccio di stampo quasi catartico alla pittura, per tirar fuori emozioni e sentimenti nascosti con una pittura onirica e introspettiva.
Patrizia Ottaviani lavora i suoi quadri attraverso stratificazioni con la tecnica dell’olio e spesso utilizza la foglia d’oro. Ogni suo quadro segue i ritmi della lavorazione, dell’asciugatura e dell’elaborazione in continui passaggi a tempi generalmente lunghi, fino ad arrivare ad ottenere una profondità e una forza nei contrasti luce-ombra-materia. Il lavoro di pittrice Il fondamento del suo lavoro di pittrice si esprime nella ricerca di una libertà espressiva che cerca un varco aperto all’immaginazione dove fluiscono figure femminili liberate dai modelli attuali e ricondotte alla loro sacralità. Un movimento in avanti, un salto verso un futuro che sa anche di ritorno alle origini, una metamorfosi dell’intero genere umano, svolto con i suoi lavori pittorici che rappresentano forme ma richiamano emozioni. La sua pittura trova impulso in simboli, archetipi, corpi come veicoli dell’Anima, tesi ad una continua ricerca di un’esperienza mistica. Come se ogni quadro fosse un tassello di un grande puzzle o meglio di una grande costellazione di sentimenti umani che umilmente si rivolgono ad una sfera superiore che dia un significato più profondo alla nostra vita.
Hana Rusy è un artista che ama giocare con il colore e la scomposizione dei piani, mescolando il figurativo a tratti più geometrici dando una resa di insieme molto armoniosa.
Roberto Servi è un’artista che si esprime prevalentemente nell’arte figurativa, in particolare per le opere scultoree che continua ad eseguire. La ricerca di Servi esprime una nostalgia per l’arte del passato che rivisita nella sua classicità riutilizzando i materiali più caldi quali l’argilla ed il legno. Le sue opere danno vita ad un proprio stile personale dove sono evidenti le sue doti plastiche sia sul piano della composizione, sia per ciò che riguarda il dettaglio. I soggetti sono studiati dal vero attraverso numerosi disegni interpretati anche con la tecnica dell’affresco nei quali il chiaroscuro e il colore esaltano le forme. La sua è una scultura narrativa, di stampo classico, affascinante e armonica.
Anna Szelényi è un’artista ungherese, internazionalmente affermata, che ha vissuto e attraversato una libertà piena nel campo dell’arte e della sua manifestazione artistica. Ovviamente parlo di un tempo in cui si offrì ad artisti indipendenti di esporre all’estero ed essere, al contempo, ricettivi all’arte contemporanea straniera. Questa realtà di fatto ha influenzato anche inconsciamente gli artisti nati dopo gli anni 80 del secolo scorso. l’artista. In pittura questo vale per il realismo, il postimpressionismo e per la scultura espressivista. Superamento del concettualismo, del riduzionismo e della neoavanguardia, la riscoperta della personalità, l’elaborazione personale di simboli della storia della cultura caratterizzano gli artisti raccolti in un insieme straordinariamente eterogeneo. Questo è il punto di partenza, logico ed emotivo, per avvicinarsi alle opere della Szelényi che artisticamente predilige l’astratto.
Anna Maria Tani è una pittrice contemporanea e le sue opere sono soprattutto materiche. La lavorazione della materia infatti, nelle sue diverse forme, è sempre stata una vocazione per l’artista che, sin da giovanissima, ha frequentato le botteghe artigiane dove inizia la sua formazione. Impara così a trattare il legno, lavorando poi il metallo. In pratica inizia a conoscere le proprietà delle ‘materie’. Nelle sue opere si trova un intreccio di pittura e materia. Gesso, cemento, pellami, carte, metalli sono solo alcuni degli inserimenti materici che spesso ritroviamo nella produzione dell’artista. Il linguaggio artistico di Anna Maria Tani è concettuale, materico, soggettivo e di forte impatto emotivo. È un linguaggio composito che si sviluppa nel tempo grazie alla formazione completa dell’artista che si cimenta, come si diceva, nelle molteplici discipline riuscendo sapientemente a sintetizzare le varie tecniche per approdare a rese espressive uniche e personali. Irena Iris Willard è una giovane fotografa franco-polacca nata a Parigi, laureata in Patrimonio culturale presso l’Università di Parigi XI, in Traduzione presso l’I.S.I.T. di Parigi e in Gestione di progetti europei a Venezia. Grazie ad un progetto europeo dell’Accademia di Belle Arti di Roma e al Progetto giovani del Comune di Padova, Irena è venuta nel nostro paese per vivere il suo sogno d’arte italiano. Irena ha ereditato la sua passione fotografica dal nonno e dalla madre, artista a Montmartre. Dal nonno ha anche ereditato alcune delle macchine fotografiche analogiche che utilizza per i suoi lavori, onorandolo lui e il suo dono perpetuandone la vita. Le sue opere di luce e riflessi collegano l’arte visiva e l’arte verbale, la luce e la calligrafia: come scrive la poetessa e critica d’arte Claire Tardieu, nelle opere di Irena ‘Le linee ballano con la luce, esplodono da galassia a galassia, tracciano le lettere di un futuro che appare come l’alfabeto delle stelle di Mallarmé’. Irena ha partecipato a numerose mostre come ‘Giovani Artisti Europei’ presso la Galleria della Rappresentanza della Commissione europea a Roma, ma anche presso il Centro Culturale di Padova, in alcune gallerie a Parigi, nonché alla Fiera di Arte Contemporanea di Forlì. Ha ricevuto il ‘Premio Speciale Poesia’ della Società dei Poeti francesi per il suo libro di poesie e fotografie ‘Ombre nébuleuses’. Dopo il festival di fotografia ‘Medifest’ ha presentato alla galleria del Embassy la mostra ‘Metamorfosi della Luce’.
D.ssa Ferrarini perché ha intitolato la mostra ‘Riflessioni’?
In un’epoca in cui la frenesia del tempo ci ha inghiottiti, dove siamo bombardati da informazioni, immagini e messaggi continui, l’arte vuole essere un monito a riappropriarci della quantità e qualità del tempo, un invito a fermarsi a riflettere sulle cose per andare oltre la facciata e assaporare i lati della realtà più segreti e reconditi.
Roberto Cristiano
Foto di Arianna Manzi