Inchiesta per corruzione su Christian Solinas, governatore della Sardegna: sequestrati beni per circa 350mila euro

Beni e immobili per un valore di circa 350 mila euro sono stati sequestrati al presidente della Regione Christian Solinas e ad altri sei indagati per corruzione su disposizione della Procura di Cagliari. Dal 17 gennaio sono in corso perquisizioni da parte della Guardia di Finanza.

L’ordinanza, chiesta dal pubblico ministero Giangiacomo Pilia, è stata firmata dal giudice per le indagini preliminari Luca Melis: al centro dell’inchiesta la compravendita di una proprietà del governatore a Capoterra e la nomina di Roberto Raimondi alla direzione generale dell’autorità di gestione del programma Eni-Cbc Bacino del Mediterraneo. Per quanto riguarda il primo filone, con il presidente della Regione sono indagati l’imprenditore Roberto Zedda e il consigliere regionale Nanni Lancioni (Psd’Az).

Il sostituto procuratore Giangiacomo Pilia indaga anche su una seconda ipotesi di reato per la vendita di un rudere a Capoterra del valore di circa 35mila euro per oltre mezzo milione di euro da parte di Solinas (che poco dopo ha comprato una villa milionaria al Poetto di Cagliari) sempre con l’intermediazione di Stevelli, ma questa volta a Roberto Zedda, il tutto secondo l’accusa in cambio di appalti pubblici.

Quella cifra abnorme rispetto al valore del rudere venduto secondo i magistrati potrebbe nascondere una tangente: Zedda, secondo gli inquirenti, avrebbe ottenuto una fornitura di termoscanner e la prosecuzione della fornitura di software e hardware per un progetto imprenditoriale a Nuoro.

Il secondo filone è relativo all’indagine su presunte pressioni per la nomina di Raimondi al vertice dell’Enpi: secondo l’ipotesi della Procura, la nomina sarebbe legata alla promessa di una laurea ad honorem di un’università albanese. Indagati anche il consulente di Solinas, Christian Stevelli, il rettore dell’università di Tirana Arben Gjata e il direttore generale della E-Campus Alfonso Lovito.

Christian Solinas  è un politico italiano, dal 20 marzo 2019 presidente della Regione Sardegna e dal 25 ottobre 2015 segretario del Partito Sardo d’Azione. È stato anche senatore della Repubblica dal 2018 al 2019 per il Partito Sardo d’Azione/Lega per Salvini Premier.

Il 25 febbraio infatti si terranno le elezioni regionali (e comunali) in Sardegna, e il nome di Solinas – candidato presidente unitario del centrodestra – è presente nelle liste che verranno presentate.

Stando a quanto emerso il governatore Christian Solinas è indagato per corruzione, per fatti ed eventi relativi a un’inchiesta di un anno fa. Per questo motivo la Guardia di Finanza ha disposto il sequestro dei beni dell’esponente della Lega, per un valore che ammonterebbe a circa 350 mila euro.

In particolare, secondo quanto riportato da Repubblica, al centro dell’indagine c’è la compravendita di alcuni terreni di proprietà dello stesso Solinas e nomine pilotate in enti controllati dalla Regione. Per gli inquirenti Zedda sarebbe coinvolto in un’attività di compravendita di una proprietà di Solinas: come detto avrebbe acquistato la proprietà ad un prezzo molto maggiore a quello di mercato, ma in cambio parrebbe aver ottenuto una fornitura di termoscanner e la prosecuzione della fornitura di software e hardware nell’ambito del project financing di Nuoro.

Il secondo filone dell’inchiesta riguarda Roberto Raimondi e le presunte pressioni per la nomina al vertice dell’Enpi: secondo la Procura, la nomina sarebbe stata legata alla promessa di una laurea ad honorem seguita da una serie di contratti di docenza per il governatore sardo presso un’Università Albanese. Ed è qui che saltano fuori anche i nomi degli altri indagati, ovvero il consulente di Solinas, Christian Stevelli, il direttore generale della E-Campus, Alfonso Lovito, nonché il rettore dell’università di Tirana Arben Gjata.

Intervistato dal Tg1 il governatore sardo, in merito alla vicenda e al sequestro di beni predisposto dalla Guardia di Finanza, ha dichiarato di essere sorpreso dal “tempismo” dell’indagine. Il sequestro “viene fatto a quattro giorni dalla presentazione delle liste e mentre si decide il candidato presidente unitario del centrodestra” ha affermato Solinas.”Essendo in fase di indagine, stiamo parlando di atti che dovrebbero essere coperti da segreto istruttorio”.

Una questione del genere, in vista delle prossime elezioni in Sardegna, di fatto potrebbe cambiare le carte in tavola della corsa di Solinas, costringendolo a rinunciare, magari spinto dal suo stesso partito.

La reazione della Lega e dei suoi principali esponenti non sembra convergere verso questa linea di azione, al contrario. Il deputato Andrea Crippa, per esempio ha detto: “Si vota il 25 febbraio e con tempismo perfetto, spuntano guai giudiziari per Solinas”. Lo stesso, poi, ha ribadito “solidarietà al governatore”, augurando “buon lavoro ai magistrati che dovranno affrontare settimane molto intense”.

Ufficialmente, inoltre, né il partito né Salvini o altri esponenti della Lega hanno preso posizione o si sono espressi sulla questione. Per cui l’idea per ora sembrerebbe quella di lasciare che Christian Solinas continui con la campagna elettorale, anche a fronte dei problemi giudiziari, che ovviamente seguiranno il loro corso.

Salvini al momento non nega il proprio sostegno a Solinas sebbene, ai microfoni di Agorà, il ministro abbia dichiarato che, pur preferendo sostenere “in linea di principio i candidati uscenti” si era dichiarato fiducioso che “nel nome dell’unità della coalizione” si sarebbe trovato un accordo.

A non far mancare il proprio appoggio alla candidatura bis di Solinas arriva anche Andrea Crippa, numero due della Lega ma, dicono i bene informati, il silenzio del resto del partito fa trapelare comunque che gli sviluppi dell’inchiesta non cambieranno quello che sembra un epilogo inevitabile che si dovrebbe concludere con un passo indietro del governatore, a prescindere da come andranno le indagini.

Guardando oltre il prossimo 25 febbraio, giornata in cui si apriranno i battenti dei seggi in terra sarda – e, a seguire, l’Abruzzo il 10 marzo, Basilicata, Piemonte e Umbria a giugno – in ballo non ci sono solo la Sardegna e il suo papabile governatore: sul tavolo il piatto presenta anche il Veneto i cui cittadini saranno chiamati alle urne per le regionali del 2025 e su cui la Lega vuole blindare il terzo mandato nonostante le riserve di Forza Italia.

Intanto, secondo una nota diffusa dal M5s sardo, il fatto che Italia Viva presenterà una lista a sostegno di Renato Soru certifica in realtà un appoggio alla giunta in carica: “Dopo l’accordo per le adesioni tecniche, dopo l’ingresso di Italia Viva e di Anita Pili nella coalizione, possiamo dire ufficialmente che Soru non solo è il più forte alleato della destra ma rappresenta in maniera più assoluta la continuità con la giunta Solinas”.

In realtà la partita politica  in Sardegna sembra ora davvero chiusa: per Christian Solinas, leader del partito sardo d’azione e uomo di Salvini nell’isola  è game over. A una manciata di ore dalla presentazione dei simboli per le regionali nel centrodestra è caos assoluto: Paolo Truzzu, meloniano di ferro, apre di fatto la campagna elettorale senza aspettare il via libera degli alleati. Anche Forza Italia barcolla con l’azzurra Alessandra Zedda che vuole correre da indipendente. Meloni va dritta decisa a far pesare,  e non solo in Sardegna,  il peso di Fratelli d’Italia. Maurizio Lupi azzarda una previsione: «Penso che il centrodestra troverà un accordo sulle elezioni regionali. Nella diversità dei partiti che lo compongono, da trent’anni, il centro-destra ha una caratteristica fondamentale di governare insieme. In Sardegna la Lega farà un gesto di generosità facendo fare un passo indietro a Solinas e individuando il candidato nella persona del sindaco di Cagliari. Ci presenteremo, come sempre, uniti. In Abruzzo, Marco Marsilio e in Piemonte, Alberto Cirio, saranno riconfermati. In Basilicata, ritengo che Vito Bardi abbia fatto bene, e ci confronteremo; si voterà anche in Umbria. L’equilibrio si terrà, considerando che parliamo di uomini e donne al servizio della propria regione».

Un quadro complicato e ora si aspetta un nuovo vertice Tajani-Salvini-Meloni con il Carroccio che vorrebbe ancora la riconferma dei governatori uscenti e lo stop al limite dei due mandati.

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