Incontro informale di un’ora tra Meloni e Macron per un colloquio

La neopremier Giorgia Meloni  ha avuto già il suo primo incontro politico, seppur informale. Ad attenderla, Emmanuel Macron. Nel corso del colloquio tra i due, durato più di un’ora, sono stati discussi tutti i principiali dossier europei: la necessità di dare risposte veloci e comuni sul caro energia, il sostegno all’Ucraina, la difficile congiuntura economica e la gestione dei flussi migratori.

“Come europei, nei Paesi vicini, come popoli amici, con l’Italia dobbiamo continuare tutto il lavoro iniziato. Riuscirci insieme, con dialogo e ambizione, lo dobbiamo ai nostri giovani e ai nostri popoli”, ha twittato il presidente francese con una foto al fianco di Giorgia Meloni, dopo aver ringraziato il presidente del Consiglio uscente Mario Draghi, postando anche una foto con l’ex premier.

Macron, che non aveva commentato la nomina di Giorgia Meloni, a differenza della cancelliera tedesca Angela Merkel, del presidente americano Biden e dei rappresentanti delle istituzioni europee, è stato quindi il primo leader straniero ad incontrare il nuovo capo del governo italiano, quello che la stampa francese e internazionale ha più volte sottolineato essere il “governo più di destra in Italia dal 1946”.

Fino alla fine, Parigi era stata molto cauta sulla possibilità, e anche sull’opportunità, di questo incontro a due, visto che il motivo ufficiale della visita di Macron a Roma era un intervento sulla pace in occasione di un forum internazionale voluto da Sant’Egidio e poi l’udienza con Papa Francesco. Un discorso in cui ha preso ancora una volta una posizione forte.

“Vogliamo che sia il popolo ucraino a scegliere ad un certo punto, la pace, a scegliere il momento e i termini della pace”, ha detto intervenendo all’evento della Comunità di Sant’Egidio Macron dal titolo “Il grido della pace”. “Questo significa che c’è una prospettiva di pace: esiste, esisterà la pace ad un certo punto, il momento verrà in funzione dell’evoluzione delle cose e quando il popolo ucraino e i suoi dirigenti lo avranno scelto secondo i termini che avranno deciso. La pace si costruirà con l’altro che oggi è un nemico, intorno ad un tavolo. E la comunità internazionale sarà lì”.

“Oggi – avverte – però c’è un popolo aggredito, un popolo attaccato. E dall’altra parte ci sono dei dirigenti che hanno deciso di attaccare, assaltare invadere e umiliare. Quindi rimanere a margine di tutto questo, pensando che bisogna rimanere neutrali, vorrebbe dire accettare un ordine internazionale dove vige la legge del più forte, che diverrebbe la legge di tutti, e dove il dominio e lo stato di fatto potrebbero sostituire i nostri diritti. Questo non lo condivido”, ha affermato ancora.

“Questa guerra è frutto di un nazionalismo esacerbato, alimentato dal potere russo che si è nutrito dell’umiliazione scaturita dalla dissoluzione dell’impero sovietico, oltre che dell’isolamento. La Russia si è isolata dal resto del mondo e ci si è convinti che ci fossero delle minacce, che il resto del mondo avrebbe cercato di distruggere la Russia. Si è alimentato anche di una sorta di revisionismo storico che ha trasformato la storia moderna e contemporanea per giustificare ciò che non è altro che un progetto imperialista”.

Macron esorta tutti a cercare di capire insieme perché questa guerra ci coinvolge tanto: sicuramente perché segna il ritorno della guerra sul suolo europeo e poi perché coinvolge una potenza che possiede l’arma nucleare, dice. “Nulla giustifica questa guerra, nulla spiega questa guerra”.

Una guerra che è “la guerra di un potere che ha cercato di giustificare i propri atti, che ha costruito la propria narrazione. Non sono convinto che questa sia la guerra di tutto il popolo russo”. E, quindi, – ha proseguito – occorre lavorare, lavorare sottotraccia. “Questo è essenziale: bisogna parlare al popolo russo, bisogna parlare alle coscienze perché questa guerra non può appartenere a tutto il popolo russo“.

Italia e Francia avanti insieme, dunque, in questo difficile cammino. C’è la volontà di proseguire “con una collaborazione sulle grandi sfide comuni a livello europeo e nel rispetto dei reciproci interessi nazionali” comunica Palazzo Chigi.

Anche se le relazioni franco-italiane, decisamente buone con Draghi, rischiano ora di attraversare una fase difficile, visto lo storico euroscetticismo, e sovranismo, di Meloni. Che però la neopremier potrebbe anche decidere di mettere da parte, o comunque di alleggerire.

Nel corso del colloquio, seppur informale, sono stati discussi tutti i principiali dossier europei: la necessità di dare risposte veloci e comuni sul caro energia, il sostegno all’Ucraina, la difficile congiuntura economica, la gestione dei flussi migratori. I presidenti di Italia e Francia hanno convenuto sulla volontà di proseguire con una collaborazione sulle grandi sfide comuni a livello europeo e nel rispetto dei reciproci interessi nazionali, si legge in una nota di Palazzo Chigi.

Sui diritti umani, “giudicheremo dagli atti del governo Meloni, in modo concreto, e vedremo come reagire tema per tema. Nell’incontro  a Roma fra Emmanuel Macron e Giorgia Meloni, il presidente francese ha ribadito che da parte di Parigi continueranno vigilanza e atteggiamento esigente”, hanno fatto sapere fonti dell’Eliseo.

“I rapporti tra Italia e Francia – riferisce il Corriere – sono più importanti delle persone, ha confermato lo stesso presidente francese parlando con l’agenzia Agi . Per questo lui ha deciso di incontrare subito il nuovo premier italiano. Lo sblocco improvviso della situazione a Roma e la nascita del governo con il giuramento in pochi giorni hanno colto di sorpresa le due diplomazie, e forse è stato un bene. L’incontro informale in un hotel, in occasione di una visita che Macron aveva in programma da tempo, permette ai leader di Italia e Francia di non perdersi in troppe considerazioni protocollari e di rompere velocemente il ghiaccio, visto che c’è molto lavoro da fare insieme e l’era delle posture più o meno elettorali sembra lontana”

Un assaggio di queste tensioni d’altronde si è visto anche prima della sua nomina, quando il segretario di Stato francese per gli Affari europei, Laurence Boone, ha avvertito all’inizio di ottobre che la Francia sarebbe stata molto vigile sul rispetto dei valori e delle regole dell’Unione europea, concetto subito ripreso dopo l’incontro. A quella frase Meloni aveva subito replicato con un “inaccettabile minaccia di ingerenza”.

Ad ogni modo a Roma c’è stato già anche il primo incontro anche tra il neoministro dell’Interno Matteo Piantedosi e il suo omologo francese Gerald Darmanin. Un primo confronto per definire posizioni comuni sul tema migratorio e in particolare sul contrasto all’immigrazione illegale. I due ministri hanno condiviso di fissare a breve un nuovo incontro.

Nel corso del incontro, twitta il Viminale, è stata condivisa “l’esigenza di rafforzare la cooperazione di polizia”.

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