Incredibile: l’industria dell’auto inquina meno di quanto immaginiamo

Nell’epoca in cui viviamo l’attenzione è sempre più spostata sul cambiamento climatico, sulla siccità, sulle temperature elevate e l’assenza di piogge, ma anche sull’inquinamento e l’ecosostenibilità. Oggi – grazie a un recente rapporto dell’ISTAT – possiamo affermare quanto forse non avremmo mai immaginato: l’industria automobilistica non è così inquinante come pensiamo.

L’ISTAT valuta l’impatto della manifattura sull’ambiente nel decennio che va dal 2019 al 2019, e il settore automotive è uno dei minori responsabili dei danni causati al pianeta. Ma vediamo di capire meglio la situazione.

Il Report Annuale sull’inquinamento

Il Rapporto Annuale dell’Istituto Nazionale di Statistica del 2022 è molto corposo, conta in tutto infatti ben 294 pagine, dove vengono citati anche gli autoveicoli e le automobili, come responsabili – chiaramente – dell’inquinamento atmosferico e del peggioramento progressivo della qualità dell’aria che respiriamo. Una grande sorpresa è però vedere come, al contrario di quanto la maggior parte di noi immagina, l’industria delle auto e dei veicoli in Italia risulta essere una di quelle che inquina meno, coi valori più bassi, parlando in particolare di impatto sull’ambiente, più che di inquinamento, nel senso stretto del termine. Il risultato è lontano da quello che ci aspettavamo, e infatti dallo stesso ISTAT è stato definito “interessante”, fuori dall’immaginario.

I dettagli della ricerca

Approfondiamo la questione, analizzandone i particolari. Innanzitutto è doveroso ricordare che l’ISTAT ha tenuto presente un arco temporale ben preciso, come abbiamo sottolineato in apertura, ovvero il decennio che va dal 2010 al 2019. Non è tutto, è necessario anche specificare che si parla dell’industria dell’automotive, e non dell’inquinamento e/o impatto ambientale provocato dalle auto in sé: è chiaro infatti che accendere e viaggiare con il proprio veicolo provochi delle emissioni di CO2 nell’aria (che ben conosciamo, purtroppo) che nulla hanno a che vedere con l’impatto dato dalla produzione delle vetture stesse.

E infine, c’è da precisare anche che l’impatto ambientale dei vari settori industriali, da parte dell’ISTAT viene calcolato attraverso l’utilizzo di un indice, che viene chiamato SEI, ovvero Supply-chain Environmental Impact, che prende in considerazione tutta la catena produttiva, per meglio dire, la filiera intera. Ed è solo così che, raggruppando le informazioni, sono stati scoperti i settori che al momento risultano essere i più pericolosi per l’ambiente, con un più alto impatto negativo. Ai primi posti ci sono la navigazione, la metallurgia, i minerali non metalliferi e l’agricoltura. Tra i comparti che hanno un’incidenza medio-alta invece ci sono l’aviazione, il legno e il settore che comprende alimenti, bevande e tabacco.

Che posto occupa il settore automobilistico

Il comparto dell’automotive è in una buona posizione, come abbiamo detto, inquina meno dei comparti appena citati come maggiori responsabili dell’impatto negativo sull’ambiente. Insieme ad esso, anche i macchinari, il tessile/abbigliamento/pelli. Senza entrare nello specifico di ogni singolo settore, l’ISTAT ha sottolineato che la ragione per cui questi sono i meno “impattanti” sul pianeta sta nell’utilizzo maggiore di fonti di energia rinnovabile e nel progresso tecnologico generale, che si nota immediatamente dando uno sguardo ai siti produttivi dei costruttori. Non è un segreto che le Case automobilistiche oggi stiano sempre più mirando a una riduzione dell’inquinamento e della CO2 negli stabilimenti, e l’ISTAT grazie al suo Rapporto Annuale lo conferma, sorprendo la maggior parte di noi con i dati pubblicati.

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