Secondo quanto riferito dalle autorità indiane, le 6.000 persone disperse nelle piogge monsoniche, che a giugno hanno investito il nord del Paese sono ormai considerate presunte morte. “Le procedure di indennizzo per le famiglie dei 5.478 dispersi inizieranno domani presumendo che ormai sono morti”, ha dichiarato Vijay Bahuguna, capo del governo dell’Uttarakhand, lo Stato più colpito dalle intemperie. Fino a qualche giorno fa le autorità speravano che alcuni dispersi potevano essere rientrati a casa o aver continuato il viaggio senza informare le autorità che erano sani e salvi. Dei corpi che galleggiavano in dei fiumi sono stati scoperti a centinaia di chilometri dalla zona inondata, sottolineando la difficoltà delle operazioni di recupero. Il 15 giugno, in piena stagione turistica nel nord dell’India dove le temperature sono più clementi, i fiumi in piena hanno trascinato via case, mobili e anche interi villaggi interi, oltre ad aver distrutto più di 1.000 ponti e delle stradine che portano a dei luoghi di pellegrinaggio situati in alta montagna.
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