Un prodotto alimentare su quattro viene acquistato dagli italiani in promozione con l’obiettivo di cercare il risparmio e’ ridurre i costi del carrello della spesa, con effetti evidenti sul contenimento dell’inflazione. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti nel commentare i dati Istat sull’inflazione che a settembre rimane contenuta. “Non ci sono spazi per agire sull’Iva in una situazione in cui gli italiani – sottolinea la Coldiretti – sempre piu’ spesso vanno a caccia dei prezzi piu’ bassi anche facendo lo slalom nel punto vendita, cambiando negozio, supermercato o discount, ma anche sperimentando canali alternativi come gli acquisti di gruppo, quelli on line o dal contadino. Accanto alla formula tradizionale del 32 ed ai punti a premio – continua la Coldiretti – si sono moltiplicate e differenziate le proposte delle diverse catene per renderle meno confrontabili tra loro e piu’ appetibili ai clienti: dalle vendite sottocosto che devono seguire regole precise ai buoni spesa”.
Tra i prodotti alimentari venduti in offerta piu’ frequentemente ci sono – precisa la Coldiretti – quelli simbolo della dieta mediterranea che non possono mancare dalle tavole degli italiani e hanno quindi un effetto calamita sui clienti: dall’olio di oliva alla pasta, dalle conserve di pomodoro ai vini fino alla frutta. Un onere che spesso ricade sui fornitori per effetto delle distorsioni e delle speculazioni che si verificano lungo la filiera a causa degli evidenti squilibri di potere contrattuale. Nei campi infatti e’ deflazione profonda con gli agricoltori che – denuncia Coldiretti – si vedono oggi pagare la frutta, dalle albicocche alle pesche, pochi centesimi, circa il 30% in meno rispetto allo scorso anno e al di sotto dei costi di produzione. Gli agricoltori – sottolinea la Coldiretti – per potersi permettere un caffe’ devono vendere tre chili di frutta sulla quale pesano quest’anno i drammatici attacchi della cimice asiatica che nelle regioni del Nord ha distrutto i raccolti in numerose aziende. Serve intensificare l’attivita’ di controllo e vigilanza anche per evitare che vengano spacciati come nazionali prodotti importati ma – conclude la Coldiretti – e’ anche necessario al piu’ presto il recepimento della direttiva (UE) 2019/633 in materia di pratiche commerciali sleali del 17 aprile 2019 per ristabilire condizioni contrattuali piu’ eque lungo la catena di distribuzione degli alimenti, con l’introduzione di elementi contrattuali e sanzionatori certi rispetto a prassi che finora hanno pesantemente penalizzato i produttori.