Sempre più alto il divario prezzi-stipendi. Ed infatti l’ aumento tendenziale delle retribuzioni e il livello d’inflazione toccano una differenza pari a 1,8 punti percentuali. Secondo l’Istat, a novembre le retribuzioni contrattuali orarie sono aumentate dell’1,5 per cento su base annua, mentre l’inflazione ha toccato il +3,3 per cento: il differenziale è stato quindi pari a 1,8 punti percentuali, il più elevato dal 1997.
L’aumento delle retribuzioni contrattuali, pari all’ 1,5%, è quello più basso dall’ ottobre 2010. Aumenti di maggior rilievo, si erano registrati a gennaio e febbraio 2011 con un +2,1 per cento. Su base congiunturale l’incremento nullo di novembre è analogo a quello registrato a ottobre. Alla fine di novembre, sottolinea l’Istituto di statistica, i contratti collettivi nazionali di lavoro in vigore per la parte economica corrispondono al 68,6% degli occupati dipendenti e al 63,1% del monte retributivo osservato. Con riferimento ai principali macrosettori, a novembre le retribuzioni orarie contrattuali registrano un incremento tendenziale dell’1,9% per i dipendenti del settore privato e una variazione nulla per quelli della pubblica amministrazione.
I settori che a novembre presentano gli incrementi maggiori rispetto allo stesso mese dell’anno precedente sono: gomma, plastica e lavorazioni minerali non metalliferi e attività dei vigili del fuoco (per entrambi +3,1%). Tutti i comparti della pubblica amministrazione, a eccezione dei vigili del fuoco, registrano, invece, variazioni nulle. A novembre, tra i contratti monitorati dall’indagine è stato ratificato l’accordo per i dipendenti degli studi professionali. Alla fine di novembre la quota dei dipendenti in attesa di rinnovo è del 31,4% nel totale dell’economia e del 10,7% nel settore privato. L’attesa del rinnovo per i lavoratori con il contratto scaduto è, in media, di 23,9 mesi nel totale e di 26,6 mesi nell’insieme dei settori privati.