Inflazione: stangata di Natale e caffè a 1,50 euro

L’inflazione che galoppa (+3,8%) manda in fumo quasi uno stipendio all’anno, si abbatte sul Natale e mette a rischio il caffè espresso al bar.

Torna lo spettro dell’inflazione e dell’impennata dei prezzi sui beni di prima necessità. A trainare la crescita recente – + 3,8% in Italia secondo le ultime stime dell’Istat – sono i prezzi dei beni energetici, alimentari, dei servizi e dei trasporti. Una situazione che rischia di abbattersi sui consumatori con una vera e propria stangata natalizia e che mette a rischio anche la colazione al bar. Il caffè espresso in tazzina, infatti, potrebbe presto salire a 1,50 euro.

Stangata natalizia

Oltre alle bollette rincarate da gennaio, gli italiani rischiano di trovarsi di fronte ad un aumento dei prezzi che alcuni stimano del 20% circa rispetto allo scorso anno. A partire dagli articoli più richiesti per i regali di Natale, dove si registrano aumenti superiori al 30%. Secondo una ricerca dell’Unione nazionale consumatori per Il Messaggero, al primo posto ci sono gli aumenti fino al 51,3% per i voli internazionali, a fronte del 18,9% per quelli nazionali. Seguono a ruota i carburanti come gpl e benzina per i mezzi privati (+45,8%), e la bolletta di gas e luce. Al quinto posto c’è il gasolio per mezzi come gli autobus (+27,9%) davanti alle spese di riscaldamento (+26,8%).

Aumenti consistenti, come accennato, anche per i prodotti più richiesti per i regali di Natale: dai device ai piccoli elettrodomestici, siamo su aumenti intorno al 30%. Va un po’ meglio ai giochi, che si limitano a un più 6,5%, mentre il boom delle biciclette ha portato un aumento del +5%. Meglio puntare sull’abbigliamento: in questo caso in rincaro non arriva all’1%. Ma l’inflazione si pagherà cara anche a tavola: se i frutti di mare sono saliti quasi del 9%, il caro-pasta arriva al 6%, sema causa della scarsità di cereali. Pesce fresco e carne segnano un più 4%, in linea con farina, burro e verdure surgelate, secondo Unc. L’aumento da mettere in conto su panettoni, pandori e dolci lievitati è del 10% rispetto al 2019, vini e bevande sono a +3,5%.

Caffè alle stelle

A turbare i sonni degli italiani ci si mette ora anche il caffè, un vero e proprio ‘must’ della cultura del Belpaese. A pesare, oltre al maltempo, i vincoli di approvvigionamento globale. L’incertezza del mercato deriva anche da paesi esportatori come l’Etiopia e il Vietnam, intabili per motivi diversi. Maximillian Copestake, direttore esecutivo delle vendite di caffè in Europa presso Marex, ha detto a Wall Street Italia che il caffè è stato impegnato in “un’enorme corsa dei prezzi che è principalmente guidata dalle dislocazioni dei carichi. Negli ultimi cinque-otto anni, abbiamo avuto un’offerta concentrata in uno o due grandi paesi produttori di caffè, una il Brasile e l’altro il Vietnam. Se ci sono problemi in uno o entrambi di questi paesi, cosa che abbiamo avuto, il mercato improvvisamente impazzisce e cerca di incoraggiare altri paesi a produrre caffè. Questo è il principio di base, e poi la ciliegina sulla torta sono state le interruzioni nel trasporto”. Copestake ha aggiunto di aspettarsi che i prezzi rimangano alti e volatili in futuro.

La colazione al bar diventa un lusso

Come denuncia Assoutenti, la colazione al bar rischia di diventare un lusso. “Ogni giorno 5,5 milioni di italiani fanno colazione nei bar dislocati sul territorio, un appuntamento irrinunciabile che sia un caffè veloce al banco o una brioche consumata seduti al tavolo – spiega sempre a Wall Street Italia il presidente Furio Truzzi – Una abitudine che, tuttavia, potrebbe subire a breve pesanti modifiche a causa dei rincari dei listini all’orizzonte. Il costo delle materie prime degli alimentari che compongono i prodotti consumati durante la colazione ha infatti raggiunto i livelli più alti degli ultimi 10 anni: da inizio anno le quotazioni del caffè sono aumentate dell’80%, quelle del latte del 60%, lo zucchero segna un +30%, le uova +26% e il cacao +20%. A tale rincari occorre aggiungere l’aumento delle bollette di luce e gas scattato lo scorso ottobre, che determina aggravi di spesa per l’energia a carico degli esercenti”.

“Una situazione che porterà inevitabilmente a rincari per le tasche dei consumatori, con i maggiori costi di materie prime ed energia che verranno scaricati sui listini al dettaglio – avverte Truzzi – La classica colazione con cappuccino e cornetto consumata al bar potrebbe passare da una media di 2,4 euro attuali al record di 3,4 euro come conseguenza dei rincari di latte, caffè, zucchero, farine, burro, ecc., con un aumento del +41,6%. Per la classica tazzina di caffè espresso, invece, i listini potrebbero passare dagli attuali 1,09 euro a 1,50 euro, con un aumento del +37,6%. Un “caro-colazione” che modificherebbe fortemente le abitudini dei consumatori, portando un numero crescente di cittadini a rinunciare all’appuntamento quotidiano col bar” – conclude il presidente di Assoutenti.

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