Mal d’ossa, tosse, mal di gola, febbre, ovvero l’influenza, che arriverà nelle case degli italiani, forse in modo più aggressivo del previsto. Da registrare l’invito del ministro della Salute a a vaccinarsi per scongiurare il rischio di finire al letto. Vaccino e piccole accortezze di igiene restano infatti le migliori armi di prevenzione contro l’influenza, mentre per combatterla gli antivirali prescritti del medico sono la soluzione più adatta nei casi più severi o a maggior rischio di complicazioni. Abbiamo a disposizione due classi di antivirali, gli inibitori della neuroaminidasi, e le amantadine. Entrambe le tipologie vanno assunte non oltre le 48 ore dalla comparsa dei sintomi, tosse in particolar modo e possono ridurre fino a un paio di giorni l’infettività del virus. E, anche in questo caso, bisogna ricordare che leniscono solo in parte la comparsa dei sintomi. La neuroaminidasi è l’enzima presente sull’envelope del virus, o strato più esterno del virus, ed necessario per staccarsi dalla cellula ospite, durante la fase finale del ciclo replicativo. Il bersaglio delle amantadine invece è la proteina M2, una pompa protonica che serve per far entrare il virus nella cellule ospite. Il profilo di sicurezza di questi farmaci è abbastanza buono, e sono consigliati per le fasce più a rischio, quali bambini, anziani, persone affette da patologie croniche e immunodepressi. Nei soggetti più deboli l’influenza può essere molto pericolosa causando broncopolmonite, polmonite interstiziale, miosite, miocardite e pericardite. Oltre che per cura, però, gli antivirali possono essere presi anche come profilassi: “Nei soggetti sensibili, nel caso di contatto con il virus, è possibile assumere gli antivirali a dosi ridotte per una decina di giorni come profilassi ed evitare così la comparsa dei sintomi. Per gli anziani che si ammaleranno di influenza nei prossimi mesi, un’indicazione arriva dai Centers for Disease Control and Prevention americani: ‘Con il trattamento tempestivo con antivirali riduce la durata di un eventuale ricovero e la necessità di ulteriori cure una volta dimessi’. L’affermazione deriva da uno studio pubblicato sulla rivista Clinical Infectious Diseases. È stato condotto dai ricercatori dei Cdc analizzando i dati relativi alle ultime tre stagioni influenzali di oltre 250 ospedali americani. In particolare, è emerso che se gli anziani ricoverati per influenza ricevevano gli antivirali nei primi 4 giorni di ricovero, rimanevano meno giorni in ospedale e avevano dal 25 al 60 per cento di probabilità in meno di necessitare di cure aggiuntive una volta dimessi. L’influenza può essere molto seria negli anziani, rendendo necessario il ricovero e producendo in alcuni casi disabilità nel lungo termine, ha detto Dan Jernigan, a capo della divisione Influenza dei Cdc. Questo importante studio mostra che le persone con più di 65 anni dovrebbero ricevere i trattamenti prima possibile quando si ammalano di influenza.
Clementina Viscardi