Incolore a tratti, sprecona sempre, ma con un po’ piu’ di personalità rispetto a quattro giorni fa. L’Italia torna da Wembley con un pari buono per le statistiche (qui non perdeva da 41 anni) un po’ meno per l’auspicata ricostruzione. Apre Vardy, su errore della difesa, pareggia nel finale Insigne su rigore, piccola rivincita personale di un’altra serata scialba. E con l’Inghilterra e’ 1-1. Solo la Var mantiene accese le ultime speranze di conferma di Luigi Di Biagio che a Londra evita la seconda sconfitta consecutiva grazie ad un rigore allo scadere concesso dalla moviola televisiva. Dopo la battuta d’arresto di Manchester contro l’Argentina, gli azzurri chiudono la minitourneè inglese pareggiando contro la nazionale di Southgate, al termine di una partita giocata sempre in affanno. Non che gli inglesi abbiano dominato, tutt’altro, ma troppi azzurri, per troppo tempo, sono apparsi inadeguati se non proprio smarriti in uno dei templi del calcio mondiale. Pur con tutte le attenuanti del caso – le assenze, gli infortuni, le diverse motivazioni, il valore degli avversari – è davvero difficile immaginare che questa sia la situazione giusta per uscire dalla crisi post-Svezia, con tutti gli annessi per Di Biagio che sottolinea di continuo come la questione non sia il suo futuro, come sapesse che è gia’ deciso. A remare contro un’improbabile conferma del ct pro tempore, non solo, non tanto i demeriti specifici dell’ex tecnico dell’Under 21, che ha fatto quello che ha potuto con i giocatori a disposizione. Quanto perché, in un’epoca di simile modestia tecnico-tattica, sarebbe indispensabile poter contare su un commissario tecnico capace di galvanizzare tutto il sistema, viceversa destinato alla irreversibile mediocrità. Rispetto alla sconfitta di Manchester, l’Italia presenta cinque cambi: se Donnarumma tra i pali non è una sorpresa, l’esclusione di Verratti stupisce nonostante la prova discontinua contro l’Argentina.
L’avvio di gara, però, sembra dare ragione alle scelte di Di Biagio. Pimpanti e reattivi, gli azzurri costruiscono tre chiare occasioni nel primo quarto d’ora di gioco. Purtroppo, come già troppo spesso nel recente passato, Immobile non sa confermare in nazionale la confidenza col gol vantata settimanalmente in A. E la partita resta in parità. Gli inglesi, reduci dalla vittoria in Olanda, giocano l’ultimo test prima della definizione della rosa mondiale. Anche il ct Gareth Southgate ne approfitta per risolvere alcuni ballottaggi in difesa e a centrocampo. Non in attacco, dove l’assenza di Harry Kane lo costringe a schierare dal primo minuto Jamie Vardy. Che si conferma improvviso quanto letale. Alla prima occasione costringe Donnarumma alla respinta di piede; alla seconda porta avanti i Tre Leoni. Ingenuità collettiva della difesa azzurra, Jesse Lingard batte di prima intenzione una punizione dal limite, Vardy non sbaglia. Chi si aspetta una reazione dell’Italia resta deluso, perché il centrocampo si squaglia, e Lorenzo Insigne continua a non vedersi, finendo per immalinconirsi nell’ennesima occasione sprecata in azzurro, e spesso in posizione da terzino. Cresce l’Inghilterra in personalità, l’Italia praticamente non si vede più. Manca più di un’ora, ma gli Azzurri non vanno oltre un velleitario tentativo di Marco Parolo. Nella ripresa Di Biagio rivoluziona l’attacco, ripropone prima Federico Chiesa quindi Andrea Belotti. Insigne, imbeccato da Jorginho con una combinazione stile Napoli, spreca da due passi. Ma il riscatto personale arriva all’87’: Chiesa si procura un rigore per un pestone di Tarkowski visto solo grazie alla Var, lui con personalità va a prendersi il pallone, ‘batto io’. Dal dischetto non gli tremano le gambe: pareggia, salva l’onore di questa nazionale figlia di un dio minore oltre che la sua ‘reputazione’ azzurra, e l’imbattibilità italiana in Inghilterra che dura ancora. Una tenue fiammella di speranza.