“Mi sentivo la toga cucita addosso ma non potevo continuare a subire soprusi”. Il pm ha appeso ‘la toga al chiodo’ lasciando la procura di Aosta, dove era stato assegnato dal Csm. Il sostituto procuratore ha scelto di “decadere” dal servizio come magistrato assegnato alla Procura di Aosta anziché presentare le dimissioni. Lo ha riferito il procuratore capo di Aosta, Marilinda Meneccia. Ingroia ha annunciato che invierà una lettera al Csm, al Ministero di Grazia e Giustizia e alla Procura di Aosta per spiegare le ragioni per le quali non si presenterà domani, allo scadere delle ferie, in servizio, facendo così scattare la decadenza. Affinché la procedura venga completata, sono necessari – come ha spiegato il procuratore Mineccia – alcuni giorni. Scegliendo di decadere dall’incarico, non presentandosi domani nella sede giudiziaria di Aosta dove sarebbe dovuto rientrare in servizio dopo le ferie, il sostituto procuratore Antonio Ingroia – leader di ‘Rivoluzione Civile’ – si tiene aperta la strada per poter chiedere al Csm, nei prossimi due anni, di tornare ad esercitare le funzioni di magistrato. Invece se avesse firmato le dimissioni, la scelta sarebbe divenuta irrevocabile non consentendogli più passi indietro. Lo si è appreso da fonti della magistratura che conoscono bene i meccanismi che regolano le procedure di Palazzo dei Marescialli e che fanno notare come sia stata la giurisprudenza della Corte dei Conti a prevedere la possibilità di rientro in servizio dopo la decadenza. A decidere sull’eventuale richiesta di rientro di Ingroia, nei prossimi due anni, è competente il Csm. “Lasciare la toga mi è costato molto, è stata una decisione sofferta e travagliata. Io mi sentivo la toga cucita addosso, e ho dedicato tuta la vita a quella attività”. Queste le parole del magistrato, Antonio Ingroia. “Non potevo continuare a subire soprusi dal ceto politico attraverso il Csm e ho reagito”, ha concluso.
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