Inneggiava alla ‘capitana Carola Rackete: arrestata nell’inchiesta sulle torture ai bambini

Un’inchiesta che svela uno spaccato mostruoso lambendo pezzi istituzionali del Pd. Non finisce mai di di stupire quella sedicente “parte migliore del Paese“, che risulta davvero imbattibile nell’arte di predicare bene e razzolare male. È presto per dire se a detta categoria appartenga anche la 57enne Federica Anghinolfi   da Montecchio(Reggio Emilia), responsabile del servizio sociale dell’Unione della Val d’Enza. Fino a un paio di giorni fa il suo nome non diceva nulla ai più, ma da ieri rimbalza sulle cronache dei giornali che hanno riportato la notizia del suo arresto  nell’ambito dell’inchiesta denominata “Angeli e Demoni“. Con lei in manette altre 17 persone, su un totale di 27 indagati.  Ai domiciliari anche Andrea Carletti, sindaco di Bibbiano, del Pd. Le vittime sono bambini, strappati, secondo gli inquirenti, a colpi di elettrochoc dalle famiglie d’origine per essere quindi affidati ad amici e conoscenti di psicologi e assistenti sociali in cambio di mazzette.

Ma c’è anche chi, come il forzista Galeazzo Bignami, non esclude che la vera motivazione sia soprattutto ideologica e che tra le coppie affidatarie non manchino quelle gay, di cui la Anghinolfi, omosessuale dichiarata, era bandiera e punto di riferimento. Difficile trovare qualcosa di più orribile. Secondo quanto riportato da Reggio Sera che ha citato fonti investigative (va tuttavia sottolineato che le accuse devono trovare conferme nelle sentenze), uno degli elementi di spicco della rete sarebbe proprio la Anghinolfi, cioè la stessa persona che solo la notte precedente a quella degli arresti, dal proprio profilo Fb inneggiava a Carola Rackete, la “capitana” di SeaWatch con parole inequivocabili: «Ognuno ha i capitani che si merita. Io scelgo Carola Rackete».

Era solo il preludio all’attacco dell’altro Capitano, cioè Matteo Salvini, immortalato in una serie di immagini (con il mitra, il rosario, il crocifisso) e accostando la foto a quella della Madonna con le due pistole del libro “Educazione Siberiana“, tatuaggio simbolo della mafia russa e con tanto di commenti del tipo: «Parole non scritte. Parole non dette. Parlano i simboli fra loro contrastanti. Non sono paradossi ma linguaggi». E ancora: «Parla a parti, subpersonalità e linguaggi subliminali». In un’altra immagine pubblicata dalla Anghinolfi c’è sempre Salvini, in veste Barneydei Flintstones con a fianco Donald Trump. Il giorno dopo questa ultrà dell’accoglienza e del buonismo a oltranza, nonché è rimasta impigliata – ribadiamo: da presunta innocente – nei fondali limacciosi di uno dei fatti più turpi mai registrati dalla pur abbondantemente raccapricciante cronaca nazionale. Così va in fumo la storiella della sedicente “parte migliore del Paese”

 

 

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