Svolta nella vicenda legata alla gestione delle pensioni dei giornalisti. Nella bozza della legge di bilancio appena approvata dal Consiglio dei ministri, è contenuto un articolo (il numero 28) che rivoluziona la previdenza della categoria. Dal primo Luglio 2022 l’Inpgi, l’istituto nazionale di previdenza dei giornalisti Italiani gravato da un debito monstre di quasi 250 milioni di euro, confluirà nell’Inps. Un passaggio che sarà parziale e riguarderà l’Inpgi 1, ovvero la parte di cassa che si occupa dei giornalisti con lavoro subordinato. L’Inpgi 2 resterà privatizzato e continuerà ad assicurare i giornalisti autonomi e i co.co.co.
Nei 17 commi dell’articolo 28 sono contenute le indicazioni su come cambieranno le pensioni dei giornalisti. Innanzitutto la buona notizia, contenuta nella relazione illustrativa, è la “garanzia pubblica alle prestazioni previdenziali in favore dei giornalisti”, assicurata dalla confluenza in Inps “a fronte della progressiva contrazione della platea contributiva e del conseguente stato di squilibrio finanziario della gestione sostitutiva”. La norma stabilisce anche che il regime pensionistico dei giornalisti si uniformerà a quello dell’Inps, facendo salvo quanto maturato al 30 giugno 2022 (comma 2). “In particolare – è scritto – per gli assicurati presso la gestione sostitutiva dell’INPGI, l’importo della pensione è determinato dalla somma: a) delle quote di pensione corrispondenti alle anzianità contributive acquisite fino al 30 giugno 2022 calcolate applicando le disposizioni vigenti presso l’INPGI; b) della quota di pensione corrispondente alle anzianità contributive acquisite a decorrere dal 1° luglio 2022, applicando le disposizioni vigenti nel Fondo pensioni lavoratori dipendenti”.
Inoltre la norma prevede al comma 3, che il massimale retributivo di 100.000 euro non si applica ai giornalisti iscritti il cui primo accredito contributivo decorre tra il 1° gennaio 1996 e il 31 dicembre 2016. Questo massimale si applicherà invece – come già avviene – a chi ha il primo accredito contributivo in data successiva al 31 dicembre 2016.
Per quanto riguarda i trattamenti di disoccupazione e cassa integrazione, il comma 6 prevede che, a decorrere dal 1° luglio 2022 e fino al 31 dicembre 2023, questi vengano riconosciuti ai giornalisti aventi diritto secondo le regole previste dalla normativa regolamentare vigente presso l’INPGI alla data del 30 giugno 2022. Dal 1° gennaio 2024 si applica la disciplina prevista per la generalità dei lavoratori iscritti al Fondo pensioni lavoratori dipendenti.
Infine la norma prevede, al comma 8, che circa la metà dei dipendenti a tempo indeterminato in servizio presso l’Inpgi (non più di 100 sui circa 200 totali) confluisca in Inps allo scopo di garantire la continuità delle funzioni previdenziali. Con lo stesso scopo la norma prevede la costituzione di un Comitato di integrazione composto dal direttore generale e da tre dirigenti dell’Inpgi, in carica alla data del 31 dicembre 2021, nonché da quattro dirigenti incaricati di funzioni di livello dirigenziale generale dell’Inps, coordinati dal direttore generale dell’Inps, con il compito di pervenire alla unificazione delle procedure operative e correnti entro il 31 dicembre 2022.
Positiva la reazione dell’Ordine nazionale dei giornalisti che in una nota firmata dal presidente uscente, Carlo Verna, sottolinea come ”la garanzia pubblica chiesta da lungo tempo dall’Ordine dei giornalisti, contrastato da altri soggetti in categoria, sta prendendo corpo nella manovra del Governo”. “La soddisfazione per la scintilla di bene comune innescata – continua la nota – deve marciare di pari passo con un ringraziamento sentito a chi ha fatto parte della commissione tecnica presso il dipartimento dell’editoria. Finalmente si realizza una controtendenza di attenzione alle questioni del mondo dell’informazione a lungo sottovalutate”.