Mentre la maggioranza discute sulla prescrizione e la riforma del processo civile c’è anche un altro fronte del dossier giustizia che il governo dovrà affrontare a breve: la riforma delle intercettazioni.
Il decreto Bonafede in materia, approvato in Consiglio dei ministri il 21 dicembre 2019 va convertito, infatti, entro il 29 febbraio e sul provvedimento è prevedible che sarà corsa contro il tempo.
Il testo – infatti – ha iniziato il proprio iter in commissione Giustizia al Senato e il termine per la presentazione degli emendamenti è stato fissato per il 12 febbraio prossimo. E’ prevedibile – dunque – un piccolo slittamento rispetto alla previsione dell’approdo in Aula che era stato fissato per martedì 11. Con tutta probabilità il testo, anche secondo le indicazioni del presidente della commissione, dovrebbe essere chiuso giovedì 13 febbraio.
Diverse le novità contenute nel decreto che modifica in vari punti le disposizioni della legge Orlando. A partire dal fatto che la scelta delle intercettazioni rilevanti o meno non sarà più solo della polizia giudiziaria, ma rientrerà nella sfera decisionale del pubblico ministero, con l’apposito archivio informatico che sarà gestito sotto la diretta vigilanza del Procuratore della Repubblica.
Tutte le conversazioni che, al termine delle intercettazioni, saranno ritenute non rilevanti dal Pubblico Ministero, non entreranno nel fascicolo e resteranno segrete. Solo i difensori potranno ascoltarle e avere visione dei verbali, ma senza averne copia, al solo scopo di richiedere che vengano, ai fini difensivi, inserite tra quelle rilevanti. In caso di dissenso con il Pubblico Ministero la decisione sarà del giudice”.
Il decreto disciplina – inoltre – l’uso del captatore elettronico, il cosiddetto Trojan. I titolari degli uffici di procura dovranno uniformarsi per regolare l’accesso all’archivio da parte dei difensori e degli altri titolari del diritto di accesso; delle modalità e termini di informatizzazione di tutte le attività di deposito e di trasmissione relative alle intercettazioni.
Critica la stampa sulla parte del testo che prevede il divieto di pubblicare le intercettazioni irrilevanti. “Il divieto di pubblicare il contenuto di intercettazioni irrilevanti ai fini processuali introdurrebbe nell’ordinamento italiano una forma di bavaglio”, ha detto l’Fnsi in audizione sul provvedimento.
Il provvedimento detta anche indicazioni rispetto alle indagini tuttora in corso, per cui valgono le regole attualmente in vigore: le nuove si applicheranno a tutte le iscrizioni di notizia di reato successive al 29 febbraio, quando la nuova normativa entrerà in vigore.