Abbiamo incontrato Natalia Simonova alla vigilia del suo debutto teatrale con lo spettacolo “Lasciando un Segno …” la performance musicale che la nota attrice e cantante russa porterà in scena giovedì 13 aprile, presso il Teatro Arciliuto in Roma, insieme al maestro e pianista Luca Ruggero Jacovella e Alessandro Tomei al sax e flauto. L’artista ha voluto rilasciarci un’interessante intervista, in cui ci ha parlato della sua carriera e del suo prossimo spettacolo, dandoci anche qualche anticipazione su questo recital dedicato alle donne.
Natalia parlaci un po’ di te, del tuo percorso come attrice e ballerina, come è nata la tua passione per questo lavoro?
Io sono nata in Russia e sin da bambina ho studiato danza classica, del ballo ho sempre amato il lato interpretativo e l’ho coltivato. Sentivo già da piccola che la cosa che più mi piaceva era immedesimarmi in un ruolo già quando ballavo soltanto. All’inizio volevo diventare un etoile del balletto classico, infatti da piccola mi facevano sempre fare la solista ma poi crescendo ero troppo alta e rischiavo di finire a fare la ballerina di fila, inoltre la mia passione per l’ interpretazione e per l’ espressione anche attraverso la parola era cresciuta con me e mi ha fatto appassionare alla recitazione per cui ho lasciato il balletto per approfondire gli studi presso l’Accademia di Arte Drammatica, dove ho approfondito in particolare il metodo Stanislavskij e poi studiato canto. Come un pittore utilizza i colori di una tavolozza io ho studiato il balletto, la recitazione e il canto per potermi esprimere al meglio. Ciò che è arte non è mai fermo, nessuno può mai dire sono arrivata, è sempre un percorso. Poi sono giunta in Italia ed è stato attraverso l’Alta moda, e qui ho lavorato come indossatrice ma anche là ho interpretato e non mi sono accontentata di sfilare soltanto e nella mia prima sfilata con Pietra Reinhardt, ho cantato una romanza russa durante il defilee, ma ho anche continuato anche la carriera teatrale dedicandomi allo studio con mostri sacri del teatro italiano, Daniele Salvo, Mauro Avogadro e anche il grande Albertazzi.
Parlaci della tua esperienza con Albertazzi come è stato studiare con lui?
E’ stato bellissimo, lui è stato per me un grande maestro ma più che insegnare a parole era la sua “aura”, il suo carisma, il suo vissuto che ti insegnava moltissimo. Ed è per fare anche un omaggio a lui che ho inserito il monologo del “Gabbiano” Čechov nel mio spettacolo “Lasciando un Segno …”, e che chiude simbolicamente la mia performance. Io credo infatti che niente succede per caso e che i percorsi tra le persone si intrecciano per una ragione, e quello che ho imparato con il maestro Albertazzi( che oramai è purtroppo scomparso) me lo porterò sempre con me nella mia carriera, e infatti come in un cerchio ora ritorna. Nel mio”piccolo” davanti al grandissimo Albertazzi mi tolgo il cappello e gli dedico un po’ questo spettacolo.
Parlaci allora di questo spettacolo adesso che si intitola “Lasciando un Segno …”:
“L’ idea di questo spettacolo è nata due anni fa: io mi ispiro alla visione dei grandi maestri del cinema in bianco e nero Ingmar Bergman e Andrej Tarkovskij, guardando i loro film e osservando alcuni dei loro personaggi mi è scattata l’idea del personaggio chiave della dottoressa, che apre lo spettacolo analizzando la dura realtà di oggi che è senza umanità e che pone la domanda del perché dell’esistenza”.
Da questa domanda si apre poi una carrellata di 8 personaggi femminili tra cui Ingrid Bergman, Evita Peròn, Marlene Dietrich, Maja, Judy Gardland ed altre donne straordinarie che hanno lasciato un segno nella storia e ci portano testimonianza delle loro vite incredibili. Inoltre Nathalia Simonova ci ha spiegato che l’altro personaggio chiave dello spettacolo è l’indimenticabile attrice Judy Gardland, di cui nello spettacolo la Simonova ci ha anticipato regalerà una sua personale e vibrante interpretazione canora di “Somewhere over the rainbow”.
Ma perché la Garland è un personaggio chiave di “Lasciando un segno”?
Io l’ho interpretata in Georgia, in uno spettacolo tre anni fa in un festival internazionale contro la droga, perché io sono sempre impegnata nel sociale e mi era rimasta nel cuore ma la sua storia così travagliata (sappiamo che fece abuso di barbiturici ed alcool) mi aveva lasciato con una domanda: perché una donna così talentuosa un’attrice e una cantante di successo, amata da tutti che parla di arcobaleni poi arriva a spegnerli distruggendosi così? Io come attrice mi sono immedesimata e ho riflettuto sul fatto, senza alcuna presunzione, che forse se mi fossi trovata ad Hollywood avrei potuto fare anche io quella fine e spezzarmi le ali così?! Da questo spunto nasce questo spettacolo che è come una ricerca: attraverso “i flash” sulla vita di queste grandi donne, vorrei con questo spettacolo indagare con il pubblico, sul perché un talento così grande può spegnersi così. A me non piace “masticare”, delle conclusioni preconfezionate (n.d.r.), al pubblico piuttosto voglio stimolare in loro una ricerca, delle domande.
Secondo te perché questi grandi artisti affermati, giunti al massimo del successo poi iniziano un processo di autodistruzione, lasciandosi andare all’ alcool, alle droghe e alla depressione?
Ecco perché lo spettacolo finisce con il gabbiano di Cecov. Il personaggio della dottoressa apre lo spettacolo con una domanda retorica e con il Gabbiano di Cecov alla fine si risponde, con il concetto che Cecov ci veicola attraverso il personaggio: che queste persone non avevano FEDE! Fede intesa come spiritualità, una spiritualità che non è sbocciata in loro al momento giusto. Secondo me se non c’è spiritualità che può concretizzarsi nel fare beneficenza, nell’amicizia, nell’amore, un percorso spirituale, nello yoga o nella famiglia, si perde il senso. Perchè essere arrivati nel successo senza l’appoggio di cose solide nella vita, senza il supporto della spiritualità, porta a queste tragedie.
Marlene Dietrich diceva:”Ho rinunciato alla famiglia e agli amici, per cui adesso non ho paura della morte ma ho paura della vita.” E quindi c’è tutta questa riflessione un po’ Bergmaniana. Da qui voglio far scaturire la domanda anche nel pubblico: “Ma io sto veramente vivendo?” Io vorrei che la gente uscita dallo spettacolo si portasse a casa il messaggio che la vita va vissuta comunque, anche sbagliando, soffrendo, bisogna vivere!
Tu come artista sei consapevole che per arrivare ad altissimi livelli come quelli raggiunti dalle grandi donne protagoniste del tuo spettacolo è necessaria una totale abnegazione. Tu credi che arrivare al successo e avere una sfera della vita privata solida e sana siano inconciliabili?
“Io credo che in un’epoca come la nostra siamo adesso più consapevoli rispetto al passato dove il consumismo dominava che abusare di droga e di alcool fa male e non risolve i problemi, ma soprattutto siamo in un epoca un po’ più spirituale, per cui oggi con questo spettacolo voglio lanciare questo messaggio, che se gli artisti ma anche le persone comuni dedicano del tempo a coltivare la loro sfera spirituale, attingendo alla semplicità del rapporto umano, facendo percorsi spirituali come lo yoga o il cammino di Santiago, o ritrovano se stessi tramite il contatto con la natura possiamo trovare un equilibrio basta che nutriamo l’anima e che ogni persona si faccia la domanda perché vivo e cosa vuole la mia anima, ci vuole una maggiore sensibilità verso se stessi. Si perché ad esempio una storia come quella di Whitney Houston, che con quella voce e quel talento si suicida, deve essersi trovata ad un certo punto senza nessuno a cui appoggiarsi, ma anche in quel momento quando non hai nessuno, uno deve saper cercare in se stesso. I grandi artisti trovano infatti uno scopo profondo alla loro vita aldilà delle scene, perché anche il talento è un dono e se lo sai indirizzare vivi la vita a pieno. Natalia Vadiana, una grande Top Model russa ad esempio trova la sua strada nella beneficenza occupandosi dei bambini handicappati, voglio dire che c’è un senso profondo nella vita e non è il consumismo.”
Le protagoniste del tuo spettacolo sono 8 grandi donne che si raccontano, spogliandosi in una sorta di liberazione, dei ruoli che hanno incarnato durante la loro vita e mostrando tutta la loro umanità e non è un caso. Vuoi lanciare tramite questo spettacolo un messaggio alle donne e alle ragazze giovani in particolare?
Sì certamente.Nascere donna è un privilegio perché le donne hanno maggiore sensibilità, la terra stessa è materna e le donne sono destinate ad essere madri. Per cui le donne giovani devono essere orgogliose di esserlo e nella vita possono raggiungere grandi traguardi. Per cui alle ragazze giovani direi che bisogna studiare, non accontentarsi delle cose facili, studiare sempre ed essere attivi e non accettare strade semplici perchè poi non portano da nessuna parte. Infine voglio dire loro di andare incontro alla vita con l’abbraccio, vorrei dire alle ragazze che un giorno saranno future madri di andare a “dare” nel mondo, perché come dice Madre Teresa di Calcutta” amare è dare” e non è essere egoisti, perché nel dare uno si arricchisce, perciò la donna deve imparare ad amare “dando” e trasmettendo qualcosa agli altri, sempre a testa alta magari anche sbagliando ma sempre dando qualcosa di se. Questo perché anche io nella mia vita ho questo come primo obiettivo nella mia anima anche prima dell’arte.
Progetti per il futuro?
Innazitutto dopo il debutto del 13 aprile “Lasciando un segno “, replicherà ancora il 4 maggio (data da confermare) al teatro Arciliuto, e poi forse anche l’ Auditorium Parco della Musica concui siamo in trattativa, in programma inoltre c’è anche un altro spettacolo di cui farò anche la regia, un monologo su “Matha Hari” che sarà in scena a brevissimo.
Lo spettacolo “Lasciando un segno…”, ideato, diretto e interpretato da Natalia Simonova, vuole in poche parole essere un ritorno all’essenza, all’anima e al tempo stesso un monito che vuole invitarci a vivere la nostra vita a pieno, trovandole un senso profondo, compiendo il nostro dovere di esseri umani, sbagliando, soffrendo ma pure ridendo e godendo delle tante gioie della vita, senza mai dimenticarci delle cose che veramente contano, tutto con la volontà di lasciare un segno, una testimonianza unica del nostro passaggio sulla terra, irripetibile, personale, ma anche universale, perché profondamente umana.
Vademecum dello spettacolo “Lasciando un Segno …”:
Natalia Simonova “Lasciando un Segno …” Ingrid, Evita, Marlene, Maja, Judy … Le grandi donne si raccontano … con al piano Luca Ruggero Jacovella al sax e flauto Alessandro Tomei
Quando: 13 Aprile Ore 20,30 Aperitivo Cena facoltativo (Drink Euro 10,00), Si consiglia la prenotazione Ore 21,30 Concerto nella sala teatro Ingresso Intero Euro 15,00 – Ridotto Euro 12,00 ( il ridotto è riservato alle persone iscritte alla mailing list del Teatrohttp://dm-mailinglist.com/subscribe… )
Si ricorda che il numero dei posti è limitato ed è preferibile la prenotazione scrivendo a info@arciliuto.it o
telefonando al cellulare 333 8568464 (telefonate & sms) o al tel. 06 6879419 (dalle ore 18,00 in poi)
Dove:
Teatro ARCILIUTO
Piazza Montevecchio, 5
00186 Roma (Italy)
Tel. +39 06 6879419 (dalle ore 18,00 in poi)
mobile 333 8568464 (calls&sms)
info@arciliuto.it
www.arciliuto.it/
(foto di Francesco Bianchi)
Valentina Franci