Incontro virtualmente per un’intervista ai tempi del Covid, Marco Cucurnia, autore talentuoso ed pluripremiato regista italiano, nativo di Genova, trasferitasi a Roma per lavoro: “ricercatore dell’immagine”, questo è come lui stesso si definisce.
Buongiorno, Marco. Ben trovato e grazie per questa chiacchierata. Come hai vissuto esistenzialmente e quindi professionalmente questi ultimi tre strani mesi?
Buon giorno a te Barbara e grazie a te. Parto dalla coda come si sarebbe detto i quando si montava con la pellicola. Pochi giorni fa lungo un marciapiede vicino casa ho risentito il profumo del caffè e mi ha fatto tanto piacere. Ora rimettendo il rullo dalla testa, ti dico che ho vissuto molto male la non libertà di raggiungere la mia famiglia a Genova. Pensavo poi ad un ragazzo e a sua mamma nel mio quartiere a Genova famosi perché escono sempre insieme a fare la spesa anche tre volte al giorno e ho sperato potessero trovare un equilibrio. Poi c’è il mio lavoro, diciamo la verità, un autore soprattutto un regista se si trova a dover rimandare qualcosa, sotto sotto, non gli dispiace…quindi aver avuto un più di tempo, non mi è dispiaciuto.
Quando è arrivato il decreto che ha chiuso l’Italia come i set ed i cinema, le gallerie e tutti gli spazi entro i quali operi, cosa è che si è fermato? Su cosa stavi lavorando e che è rimasto ad ora sospeso?
Appena arrivato il decreto ho preso in mano un lavoro che mi nascondevo da un po’. Sono felice d’averlo terminato, è un “piccolo” film del quale presto spero di poterne parlare con te. Mancava di montarlo definitivamente. Mi verrebbe da dirti che non ho interrotto nulla, ma riflettendo bene non è così. Ho interrotto le mie passeggiate, spesso senza una meta, che sono vitali per me, per guardare, vedere e ascoltare.
Ricordo benissimo il tuo lavoro multimediale che hai presentato alla DMake lo scorso anno. Cosa sei riuscito nonostante tutto a portare avanti?
Sì, di questo mi fa molto piacere parlare. dMake Art è una galleria di giovani di talento che hanno un passo e un pensiero frutto di molti sedimenti. Io amo lavorare insieme agli altri come ho cercato di imparare dai miei Maestri. Dopo “Luce di Krypton” ho proposto ai ragazzi “Gocce da Krypton” di cui ho da poco realizzato una piccola opera che racconta cosa sarà la nuova mostra “multimediale” come bene dici tu, che sarebbe dovuta andare in scena il 22 maggio e che naturalmente è stata spostata a dopo l’estate. Forse autunno. Questa piccola anteprima è stata tre giorni sui canali social di dMake Art. E’ stata una mia scelta, proprio perché non amo i social, li ho voluti assaggiare. Da piccolo mia mamma mi fece, per un attimo, bruciare con il ferro da stiro per farmi capire…
La differenza tra le due mostre, la crescita, la continuità e l’evoluzione sta tra il “di” ed il “da”. Cosa significa questo vorrei rivelartelo, se sei d’accordo, a ridosso della nuova Mostra. Naturalmente continua, e mai cesserà, nella mia vita: Superman. I miei occhiali per avvicinarmi al dramma ed alla gioia.
Auguro a te e a tutto il tuo staff una solerte ripresa. In merito ancora a questi tempo di Covid, la creatività può trasformare la condizione in possibilità. Cosa ha prodotto di nuovo la tua mente? Immagini, visioni…
Io sono fermamente convinto di sì, penso che un regista, abbia bisogno di argini. Ti faccio un solo esempio, ma ce ne sarebbero tantissimi. Quando in uno dei film più importanti per la mia vita, il primo Rocky, venne il problema produttivo dei soldi e cioè non si potevano pagare più di un centinaio di comparse per la scena del pattinaggio sul ghiaccio, il regista John G. Avildsen si inventò di far trovare la pista chiusa a Rocky ed a Adriana. Questa idea portò una scena fantastica non solo perché è bellissimo vederli da soli immersi in quel bianco, ma principalmente perché permette allo spettatore di raccogliere un aspetto della personalità di Rocky, cioè che lui trova la soluzione per pattinare ugualmente. Questa insenatura del suo carattere è l’anticipo dell’incontro finale nel quale anche se meno esperto ed abile saprà rimanere in piedi, al termine. Per ciò che mi riguarda la mia mente ha partorito sicuramente qualche nuova visione…per esempio io amo incondizionatamente il bianco e nero. Se facessimo trovare un mondo con un bianco e nero tipo “Furore” al Corona Virus?
Barbara Lalle