C’erano molti volti noti del cinema e della televisione, in sala. Un nutrito parterre del mondo dello spettacolo per la Prima romana di INTRAMUROS, al teatro Sala Umberto, era venuto ad assistere ad uno spettacolo avvincente e ad una grande prova di bravura attoriale.
Virginia Acqua che ha tradotto il testo del drammaturgo Alexis Michalik e che ha curato la regia di questa edizione, ci invita a immergerci nel mondo racchiuso dentro le mura di un carcere, ma come vedremo durante lo sviluppo della pièce non è solo il modo fisico che è delimitato da muri, a cui si fa riferimento, infatti l’opera si muove su una sottile linea di confine tra realtà e finzione ed i muri, metaforicamente parlando, sono quelli che ognuno di noi si porta dentro di sé.
Lo spettacolo è interpretato da attori di talento come Carlotta Proietti, Gianluigi Fogacci, Ermenegildo Marciante, Valentina Marziali e Raffaele Proietti.
Prima che lo spettacolo vero e proprio iniziasse, Raffaele Proietti si è presentato sul palcoscenico e si è esibito in un preambolo durante il quale si è rivolto al pubblico interrogandolo sul significato e l’essenza del teatro, ne è venuto fuori un breve dialogo, durante il quale si è posto l’accento sul concetto di emozione che, nel caso della pièce a seguire, non poteva essere più calzante.
La storia prende le mosse dal fatto che a Riccardo, un regista in disarmo, viene proposto di tenere un seminario di teatro in un carcere. Gli viene prospettata una partecipazione di una decina di detenuti, ma non se ne presenteranno che due: Kevin, giovane ed esuberante e il più anziano, taciturno Angelo. Riccardo, supportato dalla sua aiuto regista, che è anche sua ex moglie e dalla solerte assistente sociale che lo ha contattato per quell’incarico, decide, malgrado tutto, di tentare comunque l’impresa.
La storia non ha uno sviluppo lineare, anzi sarebbe più corretto parlare di un incrocio vorticoso di storie e di stati d’animo, che vengono rappresentati in tempo reale con flashback dai ritmi forsennati che creano disorientamento e stupore nello spettatore.
Gli attori di volta in volta oltre il loro personaggio principale devono interpretare i personaggi della vita che ciascuno di loro fa rivivere nel proprio ricordo, con un ritmo che non ha un momento di sospensione ma che è al contempo scorrevole e fluido.
Tutti quei pezzi di esistenze sembrano scollati, ma poi, vengono ricomposti e allora appare sempre più chiaro che una trama c’è, che quella molteplicità di personaggi interpretati da soli cinque attori non sta lì a caso, che un disegno c’è e c’è anche un motivo, al quale e dal quale non è dato di avere una risposta univoca, ma una pluralità di ipotesi di carattere esistenziale.
Essenziali le scene di Fabiana Di Marco che grazie al semplice spostamento di alcuni arredi cambiano le situazioni e traslano i tempi dando spazio e agio all’alternarsi dei personaggi che di volta in volta gli attori interpretano in una condizione di fluido mimetismo e questo grazie anche ai costumi di Susanna Proietti. Degne di note sono le luci di Umile Vainieri e le musiche di Fabio Abate. Menzione va data all’assistente alla regia che è Maria Stella Taccone.
Intramuros, uno spettacolo fuori dal comune, dunque che ha riscosso numerosi e calorosi applausi dal pubblico in sala.
Roberto Cavallini