Intreccio Pm-giornalisti di sinistra, Belpietro svela le trame

Maurizio Belpietro nel suo ultimo editoriale pubblicato su LaVerità parla della rete costituita da pm e cronisti: “Un sistema che lega magistrati e giornalisti, un patto neanche troppo segreto che per anni ha consentito fughe di notizie su inchieste in corso ma, soprattutto, pesanti condizionamenti della vita pubblica”.

LaVerità,  infatti, pubblica le chat in cui ci sono messaggi tra pm e cronisti dei principali quotidiani, svelando le manovre di potere con cui vengono puntualmente usate le indagini come clave, al fine di orientare nomine e influenzare l’opinione pubblica. L’obiettivo è creare l’effetto mediatico.

Si svela che c’è un intreccio fra toghe e cronisti, con abituali frequentazioni, che portano a “fughe di notizie” per fini politici. Quasi sempre a favore di una sola parte: la sinistra. Scrive Belpietro: “I cronisti non usano droni né dispongono di microspie: semplicemente fanno parte del sistema, di un intreccio di potere che lega giornalisti, inquirenti e magistrati e che ha le sue basi operative nelle Procure. È inutile fingere, fare gli indignati o sorprendersi. Sono trent’anni che funziona così. Ci sono quelli che le carte le detengono e le usano, non per fare i processi nelle aule di tribunale: per farli sulle prime pagine, allo scopo di condizionare l’opinione pubblica o una nomina”.

Belpietro conclude: “E però lasciatemi dire un’ultima cosa. Questo è un fenomeno che riguarda le testate della sinistra o per lo meno quelle dove lavorano i giornalisti di sinistra. Dall’Unità a Repubblica, dal Corriere alla Stampa, per finire al Messaggero”. Succedeva prima, succede oggi: “I cronisti vanno in Procura, dal cancelliere, dal finanziere o dal magistrato, e raccolgono quello che c’è da raccogliere. A volte si fanno usare, altre usano loro l’inquirente. Questo è un sistema che condiziona perfino la stessa libertà di stampa”. E se qualcuno non si incaricherà di smontarlo, tutto questo succederà ancora, e a essere in pericolo non sarà la stampa, ma la democrazia stessa.

Belpietro conclude: “E però lasciatemi dire un’ultima cosa. Questo è un fenomeno che riguarda le testate della sinistra o per lo meno quelle dove lavorano i giornalisti di sinistra. Dall’Unità a Repubblica, dal Corriere alla Stampa, per finire al Messaggero”. Succedeva prima, succede oggi: “I cronisti vanno in Procura, dal cancelliere, dal finanziere o dal magistrato, e raccolgono quello che c’è da raccogliere. A volte si fanno usare, altre usano loro l’inquirente. Questo è un sistema che condiziona perfino la stessa libertà di stampa”. E se qualcuno non si incaricherà di smontarlo, tutto questo succederà ancora, e a essere in pericolo non sarà la stampa, ma la democrazia stessa.

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