Si è svolto ieri presso la Sala polifunzionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri il convegno “Come vogliamo invecchiare?” patrocinato dal Ministero della Cooperazione Internazionale e l’integrazione. Al convegno hanno preso parte autorevoli personalità tra cui i relatori Angelo MARI, del Dipartimento per le politiche della famiglia, Alessandro GIORDANI, in rappresentanza della Commissione Europea a Roma, Giancarlo Blagiardo, professore di demografia all’università di Milano/Bicocca, Naciej Kucharczyk, di Age Platform Europe, i rappresentanti delle Regioni Liguria, Lazio e Campania. Da segnalare la partecipazione della delegazione della Confederazione C.I.L. molto attenta alle problematiche dei pensionati.
Gli interventi articolati e confortati da precisi dati statistici hanno composto un brillante quadro del prossimo futuro degli anziani.
Si parte da un dato inconfutabile: la crescita dell’invecchiamento non solo in Italia ma anche in Europa, dove le persone sopra 65 anni sono 87 milioni. Dati che fanno seriamente riflettere sotto ogni aspetto tra cui quelli della compatibilità tra benessere della vecchiaia e la salute sostenuta dalla sanità; tra sostegno economico/finanziario agli anziani pensionati e l’assistenza diretta per chi non è più nella condizione di autogestirsi; rapporti tra nonni e nipoti e quindi solidarietà tra anziani e giovani.
Chi sosterrà tutte queste esigenze e altre ancora connesse a un sistema demografico in forte cambiamento dovuto alla longevità della vita e alla denatalità?
Per questi motivi l’UE ha lanciato un vibrante segnale dichiarando il 2012 l’anno Europeo dell’Invecchiamento attivo; il 2013 l’anno Europeo della Cittadinanza e l’anno 2014 delle Elezioni Europee. L’invecchiamento, quindi, non deve essere preso come un fattore negativo giacché denso di unità di Valori a 360° ma fonte di produzione e occupazione. Nel settore sanitario, per esempio, dove nuove figure emergono per favorire l’assistenza, la tutela della salute e delle malattie brevi o permanenti.
L’anziano non più considerato un soggetto passivo da “rottamare” ma soggetto attivo utile a se stesso e soprattutto per la collettività. L’anziano, infatti, dovrà essere elemento costruttivo per il sostegno dei giovani nel mondo del lavoro, perché se è vero che “i giovani corrono veloci” è altrettanto vero che “gli anziani conoscono le scorciatoie”. Sono altresì elementi attivi nella famiglia sia come sostegno economico/finanziario alla precaria situazione dei giovani, sia per sostituire i genitori nell’educazione dei nipoti o per curare la loro gestione quotidiana.
L’anziano è anche fonte di produzione e di lavoro perché nel momento in cui si dedica a sviluppare i propri interessi culturali, sportivi e ricreativi dà automaticamente lavoro ai vari settori interessati: dall’università per la terza età alle scuole di ballo o di musica; dai vari hobby al mondo del turismo.
I rappresentanti delle Regioni Liguria, Lazio e Campania, infatti, hanno fatto notare le varie politiche sociali già realizzate nei loro rispettivi territori, tese soprattutto a evitare o contenere l’ospedalizzazione e quindi i tassi dei ricoveri, ma anche al coinvolgimento e l’interesse dei giovani nell’aiuto tecnologico verso gli anziani. Sono sempre più in aumento le scuole preposte all’insegnamento dell’uso del computer. E’ stato inoltre evidenziato l’importanza e l’utilità delle persone anziane anche nei vari settori cosiddetti “beni comuni”: i musei, i giardini, siti archeologici, scuole, ecc.
Alla fine degli interventi dei relatori ha preso la parola il Ministro Andrea Riccardi che ha rimarcato “il grande valore che abbiamo acquisito in questi ultimi anni: l’allungamento della vita di 30 anni. Se tale obiettivo ci ha consentito di vivere più a lungo allora bisogna evitare che tale percorso sia sprecato. La società, l’Europa, ma anche gli USA, l’Africa e l’Asia, devono essere consapevoli del dono dell’anzianità, del trionfo della longevità che deve essere colmato con un adeguamento culturale”. “Anziano è bello, è utile”, dichiara con veemenza il Ministro Cooperazione Internazionale e l’integrazione , aggiungendo che “l’invecchiamento attivo è un nuovo percorso di vita tanto che ho intenzione di istituire un ‘Premio’ per gli anziani attivi e promotori di progetti di solidarietà, di sostegno alla genitorialità. Occorre sostenere la famiglia nel suo concetto più allargato ed estendere i congedi parentali a tutti i componenti, padre-madre e nonni, nel caso che questi ultimi siano ancora a lavoro”. Riccardi ha terminato ringraziando tutti i partecipanti, rilevando l’importanza della sua partecipazione al Convegno sull’invecchiamento attivo anziché alla riunione del Consiglio dei Ministri.
Giuseppe Cipollitti