German Foreign Minister Frank-Walter Steinmeier, left, French Foreign Minister Laurent Fabius, 2nd left, Chinese Foreign Minister Wang Yi, 3rd left, European Union foreign policy chief Federica Mogherini, centre in red, U.S. Secretary of State John Kerry, 4th right, and Russian Foreign Minister Sergei Lavrov, right, meet at a hotel in Vienna Monday July 13, 2015. Negotiators at the Iran nuclear talks plan to announce Monday that they've reached a historic deal capping nearly a decade of diplomacy that would curb the country's atomic program in return for sanctions relief, two diplomats told The Associated Press on Sunday. Other attendees at meeting not Identified. (Carlos Barria/Pool Photo, via AP)

Iran, accordo quasi fatto

Verso l’intesa sul nucleare iraniano. Dopo più di venti mesi di negoziati, i ministri degli esteri di Cina, Francia, Germania, Regno Unito, Russia e Stati Uniti sono vicini a un accordo sul programma nucleare iraniano. Una fonte diplomatica ha rivelato che i delegati del gruppo dei 5+1 si sono riuniti poco dopo la mezzanotte di ieri per stilare la bozza finale da presentare alla diplomazia iraniana. Questa mattina alle 10 a Vienna è previsto un ultimo summit tra il gruppo del 5+1 e una dichiarazione congiunta sulla conclusione dei negoziati sul nucleare iraniano verrà letta a  dall’Alto rappresentante Ue Federica Mogherini e dal ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif ma l’incontro definitivo dovrebbe svolgersi al Vienna International Center. Secondo alcune indiscrezioni, l’accordo potrebbe prevedere la possibilità per gli ispettori dell’Onu di accedere presso tutti i siti nucleari dell’Iran, compresi quelli militari. Inoltre, il documento finale non dovrebbe prevedere la cessazione immediata delle sanzioni verso l’Iran, ma un loro congelamento prima della fine dell’anno. Nel frattempo si troverà un accordo su tutte le questioni che riguardano la loro rimozione definitiva. L’ostacolo principale e’ ancora l’embargo sulle armi convenzionali e missili balistici, che Teheran vuole revocato immediatamente. Su questa linea ci sono anche la Russia e la Cina, tradizionali fornitori di armi all’ Iran, mentre sono contrari gli Usa, che tengono conto anche delle preoccupazioni dei loro alleati nella regione mediorientale, con Israele in prima fila. Il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha ribadito tutta la sua contrarietà all’intesa, affermando che “ci siamo impegnati ad impedire all’Iran di dotarsi di armi atomiche e questo impegno è ora valido più che mai”; mentre il suo ministro dell’energia Yuval Steinitz ha affermato che quello che si profila “e’ un cattivo accordo, pieno di scappatoie”. Con il passare delle ore la Casa Bianca ha poi fatto sapere che i negoziati di Vienna continuano ma, ha detto il portavoce Josh Earnest, ci sono ancora ostacoli all’accordo. Il via libera sembrava essere arrivato quando in mattinata alcune fonti hanno affermato che sulla questione dell’embargo sulle armi era stato raggiunto un compromesso, ovvero una revoca progressiva. In particolare, citando quanto detto da una fonte iraniana all’agenzia russa Ria Novosti, l’agenzia iraniana Fars aveva scritto che “l’Iran e le sei potenze mondiali concordano di revocare parzialmente l’embargo sulle armi”, mentre “l’accordo stabilisce che gli iraniani potranno continuare a fornire armi di difesa ai loro alleati nella regione, per combattere il terrorismo e l’estremismo”. Evidentemente si tratta di un compromesso che e’ ancora quantomeno in via di elaborazione. Ma di certo le delegazioni iraniana e dei Paesi del 5+1 stanno facendo di tutto per concludere positivamente il negoziato, avviato quasi due anni fa. Avrebbero dovuto concludere entro il 30 giugno, ma poi hanno spostato la scadenza al 7 luglio, e ancora al 10 e poi alla mezzanotte del 13 luglio. E ormai un giorno in più o uno in meno non conta più granché. La vera fretta era di chiudere entro il 7 luglio. In tal modo il Congresso degli Stati Uniti avrebbe avuto solo 30 giorni, e non 60, per valutare l’accordo, ed eventualmente respingerlo. Eventualità tutt’altro che remota, considerate le forti riserve avanzate non solo dai repubblicani, ma anche dai diversi democratici. Con più tempo a disposizione, frattanto, a Vienna ogni singola virgola delle circa 100 pagine del testo dell’accordo viene rivista, cosi’ come ognuno dei diversi allegati. Anche per questo ancora non si arriva al dunque, e il “se” inserito nel tweet di Rohani e’ ancora d’obbligo.

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