Costa Concordia: recuperato l’hard disk della nave

Un ritrovamento importante quello compiuto dai sommozzatori del nucleo operativo dei Carabinieri di Genova. E’ stato infatti riportato in superficie, l’hard disk della nave Concordia più due telecamere posizionate in plancia. Da quanto si apprende il recupero sarebbe stato fatto dal nucleo del gruppo operativo sommozzatori dei carabinieri di Genova.

Operazione svuotamento carburante – Intanto, sono in corso le operazioni  per posare il  terzo cerchio di panne intorno al relitto della Concordia, la prima fase di recupero delle 2.400 tonnellate di carburante. Si tratta di cerchi di contenimento e assorbimento, come misura precauzionale nel caso in cui fuoriuscisse del carburante. Dovrà  poi arrivare una nave cisterna che si affiancherà al puntone per contenere il carburante estratto pompato attraverso tubi che saranno collegati alle 23 casse di combustibile.

Quelle vicine allo scafo saranno facilmente raggiungibili, mentre quelli collegati vicino alla sala macchine lo saranno difficilmente.
L’operazione di aspirazione del carburante durerà tre settimane. Si stanno valutando varie ipotesi di ancoraggio per tenere la nave in sicurezza. E’ intanto arrivato sull’isola un macchinario che sara’ montato sulla nave Orione in caso di fuoriuscita in mare di carburante.

 

Migliorano le condizioni meteo all’ Isola del Giglio, e i soccorritori hanno potuto così riprendere le ricerche  dei dispersi. La nave infatti non si è più mossa da ieri e le operazioni di esplorazione del relitto, non compromettono attualmente la sicurezza dei sommozzatori. Stamattina un contributo fondamentale alle ricerche, viene dato anche dai palombari della Marina Militare che stanno esplorando la parte centrale dell’area allagata della nave. Una micro carica è  stata fatta esplodere sul ponte 5  per aprire un varco e avere accesso alle altre sezioni della nave.

 

 

 

 

 

Schettino a telefono con l’ unità di crisi: “Ho fatto un guaio” – In queste ore sta facendo discutere  il testo di una prima telefonata del comandante Francesco Schettino, con Roberto Ferrarini, manager Operazioni Marittime e responsabile dell’unità di crisi della Compagnia di navigazione Costa: “Ho fatto un guaio, sono passato sotto al Giglio, abbiamo dato un urto e ti informo di tutto dicendo la verità”.

Ma questo non è stato l’ unico colloquio che Schettino ha avuto quella sera. Nel corso delle diverse telefonate,  Schettino  ha avvertito la società, come doveva fare, di quanto accaduto. Nel corso dei colloqui Schettino ha dapprima richiesto l’intervento di un rimorchiatore e successivamente ha sollecitato l’intervento di un elicottero per portare via le persone dalla nave. A quanto pare il comandante avrebbe ammesso di essersi spinto troppo sotto costa, arrivando a ridosso dell’Isola del Giglio. Se tutte queste conversazioni telefoniche sono avvenute all’interno della plancia di comando della Costa Concordia, allora ci sarà traccia nella cosiddetta scatola nera della nave, recuperata e in mano agli investigatori, in attesa di essere letta.

All’interno della plancia di comando c’è  infatti come una sorta di grossa ‘cimice’, in grado di registrare ogni comunicazione, oltre che altro tipo di indicazioni relative alla rotta e ai comandi. Nel verbale sarebbe inoltre inserito il particolare che al momento dell’ordine di abbandonare la nave, passeggeri ed equipaggio erano tutti nei punti di raccolta prestabiliti.

Bertolaso: applicazione da 2 euro per evitare tragedia – Lascia davvero perplessi la dichiarazione fatta dall’ l’ex capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, secondo il quale sarebbe bastata un’applicazione da due euro per evitare la tragedia. “Abbiamo un sistema di controllo del cielo, molto meno frequentato del mare, che ci consente di seguire ogni aereo, anche il più piccolo, in ogni sua mossa. Con le navi, come siamo messi? Possibile che un tratto di mare così trafficato come quello toscano sia attraversato da mezzi navali che nessuno segue, che nessuno monitora, anche enormi come la nave affondata al Giglio?”.

Se il comandante fosse stato ai comandi di un aereo da turismo – è il ragionamento di Bertolaso – sarebbe stato inseguito prima del disastro, non dopo, dalla voce di chi lo richiamava al rispetto delle norme sul volo. Chi va per mare conosce bene un sistema che oggi usano pure le barche a vela: l’Ais, segnale anticollisione:è  disponibile anche sull’iPhone, grazie al programma”marine traffic”, costa 2 euro e dà  tutte le indicazioni sulle navi in movimento, con rotta e velocità. Perché  nessuno ha controllato cosa faceva una nave con 4.000 anime a bordo?”.

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