La crisi politica di Israele potrebbe essere stata definitivamente risolta dopo che si sono tenute ben tre elezioni in circa un anno, senza che si trovasse alcun accordo sull’esecutivo. Dopo l’ultima tornata elettorale, il Likud e Blu e Bianco hanno trovato un accordo per dar vita a un governo.
Su esso, tuttavia, pendeva la questione riguardante Netanyahu, il quale deve rispondere per diversi capi d’accusa. Il tema è arrivato davanti alla Corte Suprema, la quale poche ore fa si è espressa favorevolmente all’accordo di coalizione. In pratica, un deputato incriminato può ricoprire il ruolo di premier.
Entro stasera la Knesset con tutta probabilità indicherà Netanyahu come deputato che ha una maggioranza di voti per formare il nuovo governo che dovrebbe giurare il 13 maggio. Se così sarà terminerà la più importante crisi politica di governo nella storia di Israele. Il patto politico prevede che Bibi sia confermato premier per un anno e mezzo per poi fare la staffetta con Gantz.
Il leader del Likud, Benjamin Netanyahu, deve rispondere di diversi capi d’accusa. L’Avvocato generale dello stato, Avichai Mandelblit, ha incriminato il 70enne per corruzione, frode e abuso d’ufficio per modifiche legislative effettuate al fine di favorire aziende di comunicazione ed importanti uomini d’affari. Lo stesso Mandelblit aveva dichiarato di non vedere “motivi legali” per bloccare il premier dal formare il prossimo governo, pur riconoscendo che le petizioni presentate all’Alta Corte rilevano “significative difficoltà”.