Nel 2016 e’ aumentata la quota di persone che esprimono una soddisfazione elevata per la vita nel complesso (ossia un punteggio di almeno 8 su una scala 0-10); si e’ passati da 35,1% a 41,0%, dopo il forte calo registrato tra il 2011 e il 2013 (da 45,9 a 35,0%) e la sostanziale stabilita’ nel periodo successivo. Alla determinazione del livello di soddisfazione complessiva, concorre una pluralita’ di elementi di natura materiale e immateriale: la condizione economica, la salute, ma anche aspetti relazionali e culturali. E’ quanto emerge dai dati della IV edizione del Rapporto sul Benessere equo e sostenibile dell’Istat. Le differenze territoriali nel benessere soggettivo continuano a essere rilevanti: le persone che esprimono una valutazione molto positiva della vita nel complesso sono il 45,7% del totale nel Nord, il 40,4% nel Centro e il 35,1% nel Mezzogiorno.
Un aspetto importante della soddisfazione complessiva e’ quello legato al giudizio sul tempo libero. Gia’ nel 2015 era stato recuperato il calo registrato tra il 2012 e il 2013; nel 2016 la quota di chi si dichiara molto o abbastanza soddisfatto rimane stabile a oltre il 66%. I divari territoriali sono marcati anche per questo aspetto – 70,5% del Nord contro 60,4% del Mezzogiorno – e in aumento rispetto al 2015. A una maggiore soddisfazione per la propria condizione attuale si contrappone una maggiore cautela rispetto a quella futura: diminuisce, nel 2016, la quota di quanti guardano al futuro con ottimismo, pensando che la propria situazione nei prossimi 5 anni migliorera’ (26,6%, dopo il 28,1% nel 2015). Tuttavia, ad aumentare non e’ la quota di quanti intravedono una possibilita’ di peggioramento, che scende al 15,3% dal 17,4% del 2015, ma piuttosto la quota di chi esprime incertezza rispetto all’evoluzione della situazione nel prossimo futuro, che nel 2016 passa al 25,4% dal 23,5% del 2015.