Sotto il governo Meloni solo segni positivi per l’economia italiana e in particolare per le famiglie: lo certifica l’Istat. Nel terzo trimestre del 2023 il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è aumentato dell’1,8% rispetto al trimestre precedente, mentre i consumi sono cresciuti dell’1,2%. La propensione al risparmio delle famiglie è stimata al 6,9%, in aumento di 0,6 punti rispetto al trimestre precedente, mentre il potere d’acquisto è cresciuto rispetto al trimestre precedente dell’1,3% a fronte di un aumento dei prezzi dello 0,5%.
I dati Istat: nel terzo trimestre 2023 buone notizie per le famiglie italiane
I dati Istat nel Conto trimestrale delle amministrazioni pubbliche rivela inoltre che, nel terzo trimestre del 2023, la pressione fiscale è “in diminuzione rispetto al terzo trimestre dell’anno precedente”. È stata infatti pari al 41,2%, in riduzione di 0,2 punti percentuali rispetto allo stesso periodo del 2022. Secondo le stime preliminari dell’Istat nel 2023 in media i prezzi al consumo registrano una crescita del 5,7%, in netto rallentamento dall’8,1% del 2022. Inflazione ancora in calo nel mese di dicembre, scendendo al +0,6% annuo rispetto al +0,7% di novembre.
Nel 2023 la Borsa di Milano è stata la migliore tra le principali piazze finanziarie del mondo: nonostante i profeti di sventura della sinistra, la sfiducia dei mercati nei confronti dell’Italia non si è manifestata. Al contrario, la stessa minaccia di possibili fiammate dello spread si è rivelata solo uno spauracchio delle opposizioni.
Nel 2023 si sono consolidate le aspettative per un Governo stabile, orientato alla prudenza fiscale, lealmente posizionato nel contesto dell’Alleanza Atlantica e del quadro europeo. Con l’Europa, ha lavorato a un aggiornamento del PNRR e alla sua implementazione, prova ne è che è stato appena chiesto il pagamento della quinta rata. I mercati lo hanno notato e si sono adeguati. A fine anno lo spread si è collocato stabilmente nel range tra i 160 e i 170 punti, chiudendo simbolicamente a meno di 159: uno dei risultati migliori nell’ultimo anno e mezzo, persino prima che il Governo Meloni si insediasse. È fondamentale alimentare questo ciclo virtuoso di politiche fiscali prudenti e aspettative favorevoli degli operatori di mercato che si traducono in minori costi di rifinanziamento del debito, a parità di altre condizioni.
Le società di rating hanno preso atto delle dinamiche appena descritte. Occorre, tuttavia, non darle per acquisite, perché si fondano su equilibri che possono mutare repentinamente.
Il “no” al Mes era stato largamente anticipato. In tal senso, lo stesso ministro Giorgetti aveva avvisato i partner europei che ci sarebbe stato un voto parlamentare e l’esito appariva piuttosto scontato. Dunque, in questo contesto il Governo si è concentrato nel richiedere – ed ottenere per quanto possibile – modifiche alla bozza di riforma del Patto di Stabilità e ad approvarla responsabilmente rinunciando al veto; in caso contrario, ciò avrebbe potuto segnalare una diluizione dell’impegno alla stabilità fiscale. Non è un caso, pertanto, che lo spread sia rimasto stabile nonostante il voto contrario sulla riforma del Mes.
L’economia italiana ha mostrato resilienza ed un relativo dinamismo rispetto al contesto europeo. Questo non è stato il risultato di politiche economiche lasche, ma di scelte precise: oltre agli interventi sul PNRR, si possono citare la dismissione del Superbonus con i suoi effetti fiscali particolarmente dirompenti. L’abolizione del Reddito di Cittadinanza e l’introduzione di interventi alternativi. Il taglio al cuneo fiscale per i redditi meno abbienti e l’avvio della riforma fiscale. Il tutto sempre valorizzando i ristretti margini di manovra e la necessità di mantenere una postura prudenziale nelle politiche fiscali.
Braccio di ferro con l’inflazione e lotta alla disoccupazione sul fronte interno, progressiva eliminazione di sussidi e bonus: è questa la strada giusta per la stabilità dei conti e la fiducia dei mercati?
Stabilità dei conti e prospettive di crescita sono i criteri su cui i mercati fondano le loro aspettative. Aggiungo che, dato l’elevato debito pubblico, l’unico modo per garantirne la sostenibilità è lavorare sulla crescita. In tal senso, gli investimenti pubblici previsti nel PNRR sono fondamentali per sostenerla, ancora di più in un contesto di tassi elevati che penalizzano gli investimenti privati.