Italia e Spagna rompono, Ue sull’orlo del baratro

L’epilogo del vertice in teleconferenza fra i leader europei avrà conseguenze ben più significative rispetto all’ultimatum lanciato per trovare una soluzione condivisa entro dieci giorni. Il fronte è stato infatti rotto da Italia e Spagna, che ora devono dimostrare di poter tenere dritta la barra.

Retroscena: la marcia indietro di Macron

Secondo le indiscrezioni riportate dal sito Dagospia, Italia e Spagna sono state ‘tradite’ da Macron, che aveva appoggiato e firmato la lettera dei paesi favorevoli ai Corona-bond, obbligazioni garantite dall’Unione Europea e non dai singoli stati richiedenti. Il presidente francese ha avuto un ripensamento, un no forse dovuto a un precedente colloquio telefonico con Angela Merkel che avrebbe dovuto sfociare in una tregua con i paesi falchi, anti-Eurobond, capitanati dall’olandese Rutte.

Germania contraria

La Germania del resto si era già opposta all’ipotesi Eurobond, lasciando intendere come considerasse sufficienti le misure in atto come la sospensione del Patto di Stabilità. Inoltre non ha aperto all’utilizzo del Mes con formula differente da quella originale. A quel punto Italia e Spagna, Conte e Sanchez, hanno tenuto una posizione dura, ferma, per poter ottenere la garanzia del Mes a tutti i paesi ma senza alcuna condizionalità, e senza firmare quel famigerato memorandum che significherebbe trent’anni di troika. Ma la Germania, va ricordato, si è allineata ai paesi nordici anche per conservare il tradizionale ruolo di possibile mediatore tra falchi e colombe.

L’ambiguità di Draghi

Del resto la questione è spinosa anche sul piano tecnico. Le crisi bancarie in Italia e Spagna avrebbero ripercussioni pesanti sull’intero sistema bancario europeo, ed è in questo senso che va letto l’intervento di Financial Times di Mario Draghi, peraltro al centro di manovre politiche che lo vorrebbero premier in un governo di salute pubblica. L’ex presidente della Bce non ha mai il coraggio di pronunciare la parola Coronabond, limitandosi a dire: ‘’Spetta ora allo Stato e alle banche intervenire in maniera “forte e veloce” per evitare ora che una “profonda recessione”, che è “inevitabile”, si trasformi in una “depressione prolungata”. Senza dire se il debito andrà a gravare sui bilanci dei singoli stati, ed allora sarà troika, oppure all’Unione Europea attraverso i Coronabond.

Conte e Mattarella

In tale situazione Giuseppe Conte, spinto anche e soprattutto dal capo dello Stato Sergio Mattarella, ha sbattuto finalmente i pugni sul tavolo e rifiutato di firmare, insieme agli spagnoli. Perfettamente consapevole che o riesce a dare soldi al popolo o si rischia l’esplosione sociale. A differenza della Francia, l’Italia non può permettersi di sforare del 5/6 per cento, pena la bancarotta.

Ora sta a Conte e Sanchez mantenere una posizione rigida, senza Italia e Spagna, l’Europa non esiste più. Ma adesso ci sono ancora due settimane per provare ad ammorbidire le posizioni più rigide. Come dice Ursula von der Leyen, l’Europa è davanti ad un bivio.

Il premier Conte ha ribadito il bisogno di utilizzare i coronabond e soprattutto chiesto una soluzione comune per dare un chiaro segnale ai cittadini di unità durante questa grave emergenza. La risposta arrivata da alcuni Stati (come Olanda e Germania) non ha convinto il primo ministro che non ha firmato la bozza delle conclusioni del Consiglio dando ai colleghi, come detto,  10 giorni per tornare con una nuova proposta.

“L’Europa deve battere un colpo“. Queste sono le dure parole che il premier Conte ha rivolto agli altri leader presenti al Consiglio Ue in videoconferenza. “Si tratta di reagire con strumenti finanziari innovativi – ha continuato il presidente del Consiglio citato dal Corriere della Sera – e realmente adeguati. Questa guerra va combattuta tutti insieme per vincerla il prima possibile. Ma se voi volete usare gli strumenti del passato, noi siamo pronti da soli a dare una risposta forte ed adeguata“.

La dura posizione di Conte è stata condivisa dai primi ministri del Portogallo, Lussemburgo, Irlanda e Grecia. Più fredda, invece, la risposta di Olanda e Germania che sin dall’inizio non sono mai stati convinti pienamente dell’utilizzo dei coronabond. E proprio a loro in conclusione il premier italiano si è rivolto: “Le conseguenze del dopo Covid-19 non vanno affrontate nei prossimi mesi ma domani mattina“.

 Il mancato accordo potrebbe avere degli effetti negativi sulla Borsa. In attesa di capire come si comporteranno i mercati, gli indici europei hanno concluso in ripresa la giornata di giovedì. Milano è stata la peggiore con +0,73%. Meglio Francoforte (+1,35%), Parigi (+2,51%) e Londra (+2,09%). Ancora in calo lo spread che ha chiuso a 160 punti di base con il rendimento decennale a +1,22%. Giornata nera, invece, per le borse asiatiche che hanno chiuso tutte in negativo. La peggiore è stata Tokyo (-4,51%). In crescita Wall Street. Dow Jones ha registrato un +6,24% con il Nasdaq a +5,60%.

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