Italia e ‘utero in affitto’, con 100 bambini ‘comprati’ ogni anno

‘Di che cosa parliamo quando diciamo utero in affitto? Di quale giro d’affari, di quali sofferenze, di quale modello genitoriale? E, soprattutto, è ancora possibile immaginare di fermare un processo globale che non solo è pienamente in atto, ma che, sommandosi alla procreazione medicalmente assistita, riguarda già milioni di persone, compresi circa cento bambini italiani ogni anno vengono concepiti con la sola gestazione per altri’, si chiede ‘La Stampa’. La surrogazione di maternità,  o gestazione per altri,  o gestazione d’appoggio, denominata ‘utero in affitto’, è il ruolo che nella fecondazione assistita è proprio della donna (madre portante) che assuma l’obbligo di provvedere alla gestazione,  ed al parto,  per conto di una persona, o una coppia,   con seme e ovuli  sterili, alla quale si impegna a consegnare il nascituro. La surrogazione in pratica si ha quando una donna si presta a portare a termine un’intera gravidanza, fino al parto, su commissione di single o coppie incapaci di generare o concepire un bambino. Esiste, in molti paesi, il concetto legale per cui la donna che partorisce un bambino ne è considerata la madre a tutti gli effetti, e gli accordi prenatali sulla futura nascita sono considerati nulli come, ad esempio, accade in Italia. In Italia la surrogazione di maternità costituisce una pratica medica vietata. Qualora si optasse di usufruire di questa pratica in paesi esteri che lo permettono si pongono alcuni problemi. Le norme italiane consentono il riconoscimento automatico dei genitori biologici ed ammettono quindi l’iscrizione anagrafica del certificato di nascita del neonato. Non sussistendo nell’ordinamento una norma che permetta il riconoscimento automatico del rapporto di genitorialità, si pone il problema del riconoscimento del legame familiare tra il figlio e il genitore non biologico, o genitore sociale. Situazione che si verifica allorché l’ovulo o lo spermatozoo siano donati da un soggetto terzo. L’ipotesi è tipica delle coppie eterosessuali, quando la madre non è in grado di fornire l’ovulo alla donna portatrice, e delle coppie omosessuali. In assenza di una disciplina che permetta l’instaurarsi del legame parentale tra il neonato e il genitore sociale, alcune famiglie si sono rivolte alla magistratura evidenziando come il quadro normativo precluda il diritto del minore a vedere riconosciuto il suo rapporto con il genitore sociale. L’avvocato Michele Falcone, di Vimercate, e Adriano Visinone, sono diventati papà, anche se ufficialmente solo Michele può rivendicare il ruolo. Mostra orgogliosamente la foto dei gemelli sul cellulare: ‘Da qualche anno sentivo questo bisogno di paternità. Ne ho parlato a lungo con Adriano e alla fine abbiamo scelto la gestazione per altri, perché per noi coppie gay l’adozione è preclusa. Siamo benestanti, dunque ci siamo mossi’. Una ricerca cominciata su internet lo ha portato a mettersi m contatto con un istituto statunitense che opera in Messico. Lui ha messo lo sperma, soluzione che lo garantisce da qualunque contestazione legale, e una ragazza sudafricana, bianca, ha donato gli ovociti. La madre surrogata messicana Laura Hernández è preoccupata perché il dibattito italiano definisce l’utero in affitto una pratica spregevole, e il cardinal Bagnasco afferma che ‘i bambini non sono un diritto’. Da parte sua il ministro Lorenzin ha definito Laura ‘un’ultraprostituta’. Chi scrive spera che si ponga fine alla pratica dell’utero in affitto, e spera che a due genitori dello stesso sesso non possa essere riconosciuto, di fatto, la paternità. I figli devono essere concepiti ed educati da un padre ed una madre. Punto!

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