L’Italia batte il Sudafrica, numero 4 del ranking mondiale, due volte campione del mondo. Basterebbe questo: è il risultato più prestigioso della storia italiana della palla ovale. E’ il miglior viatico al lavoro del nuovo ct, l’irlandese Conor O’Shea, che aveva professato calma ad un ambiente depresso dopo la batosta subita con gli All Blacks appena una settimana fa. Certo, questo Sudafrica, minato dalla scelta tutta politica di imporre le quote razziali a favore dei giocatori di colore, oggi non vale la quarta posizione mondiale, ma questo non sminuisce l’impresa azzurra.
Per battere una squadra che rimane di una categoria superiore bisogna incontrarla in una giornata ‘no’ ma anche giocare una partita quasi perfetta, e così è stato. Lo si è visto da subito e per tutto il primo tempo, conclusosi con l’esiguo vantaggio di 12 a 10 per i sudafricani: l’Italia ha cominciato bene, con idee chiare, con un piano di gioco che non è mai cambiato. A Firenze aveva piovuto tanto, ci si poteva aspettare tanti up and under e invece l’Italia ha cominciato a giocare alla mano, attorno ai raggruppamenti ma non disdegnando il coinvolgimento delle linee arretrate sempre però privilegiando gli incroci (e qui si è vista la mano del nuovo ct) sulle sventagliate al largo. Sono gli Springboks a smuovere il risultato, con la meta di Habana all’8′, più per demerito degli azzurri (tre falli in sei minuti, due di Parisse in touche) che per effettiva superiorità.
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