Sorpresa per il voto del parlamento inglese? Affatto, tutti sapevano che l’accordo con la Ue sarebbe stato bocciato. Le scommesse semmai erano quanti sarebbero stati i voti contro Theresa May che aveva di fronte a sé un’impresa impossibile: mettere tutti d’accordo su un’intesa che invece scontenta tutti”. Così all’Adnkronos Costanza De Toma, che dopo quasi 20 anni trascorsi nel Regno Unito, la scorsa estate, proprio a causa della Brexit ha deciso di fare rientro in Italia trasferendo a Torino la famiglia, i tre figli nati in Inghilterra. “C’era -ricorda- un clima di odio. L’abbiamo fatto per i nostri figli”.
“L’esito del referendum è stata per i tanti europei che vivono nel Regno Unito e che credono nell’Europa una vera e propria scossa sismica – sottolinea – inoltre già durante la campagna elettorale il clima nei confronti degli europei si era indurito anche perché per molti inglesi, sopratutto quelli di generazione più anziana, quel voto non è stato capito appieno ma è stato un sì o un no contro gli immigrati. Quindi, mio marito e io abbiamo ritenuto che non fosse educativo far crescere i nostri figli in quel clima di diffidenza che si era creato nei confronti dello straniero”.
“Cosa ora succederà è difficile da prevedere anche se è assai probabile che si arrivi al 29 marzo con il ‘no deal’ e questo sarebbe davvero un disastro – aggiunge Costanza – ora infatti si punterà il dito sull’Europa colpevole agli occhi dei britannici di non aver dato cosa il Regno Unito chiedeva anche se, in realtà, sono gli inglesi che non sanno davvero che cosa vogliono.
“In ogni caso – conclude – la nostra vita è cambiata radicalmente. Mio marito e io abbiamo sempre lavorato nel Regno Unito dove abbiamo vent’anni di contributi pensionistici, una casa a Londra che non riusciamo a vendere e già perso il 20% dei nostri risparmi, quindi per ora restiamo legati a filo doppio con il Regno Unito. Lui fa il consulente e ha ancora molti clienti a Londra quindi fa il pendolare, io mi occupo di cooperazione e quindi è meno rilevante che viva a Londra o a Torino, ma certo abbiamo in qualche modo dovuto reinventarci”.