Italiani contro stranieri

Una guerra che rischiamo di perdere tutti.

Prima Treviso, poi  Roma in un’escalation di violenza che potrebbe degenerare e portare a conseguenze difficilmente prevedibili. Italiani contro stranieri, in una guerra che rischiamo di perdere tutti. Per pochi profughi, ospitati nel Veneto e nel Lazio, si è scatenata una vera e propria guerra, con molti feriti tra le forze dell’ordine a Roma, che avevano ricevuto dal Prefetto della capitale, Gabrielli, l’ordine(alquanto discutibile) di caricare i manifestanti. E’ ovvio però, che non si possono tollerare manifestazioni del genere, dal sapore spiccatamente razzista. Da settimane gli abitanti di Casal di San Nicola, periferia Nord di Roma, protestavano contro la decisione di aprire la struttura per ospitare i migranti. Ieri il trasferimento di 19 di loro  è avvenuto e puntualmente   è scoppiata la rivolta dei cittadini residenti nella zona, per il timore che questo sia solo l’inizio di una lunga serie di arrivi. Lo stesso è accaduto a Treviso, dove alcuni cittadini hanno dato fuoco ai materassi , sperando di ottenere lo sgombro dello stabile; si è determinata una situazione a tal punto pericolosa, da indurre i responsabili per la politica migratoria del Veneto a far trasferire i migranti in una caserma militare ormai in disuso. Questo sta a dimostrare  che l’emergenza legata al fenomeno dell’immigrazione, va gestita in modo attivo e non semplicemente subita. Per troppo tempo il governo si è cullato nell’illusione che l’Europa ci venisse in aiuto e ha trascurato di attrezzarsi in modo autonomo nel predisporre centri di accoglienza idonei ad accogliere fino a trecento persone o ad utilizzare caserme dismesse. Il grido di aiuto lanciato dal nostro Premier all’Europa, ormai è tardivo e temo che Bruxelles non potrà che aiutarci solo in termini economici, quanto al resto sarà sulle nostre spalle. Bisogna, quindi, affrettare i tempi dei negoziati per sottoscrivere rapidamente accordi di polizia e fare i rimpatri nei paesi d’origine, individuare luoghi idonei e ben sorvegliati ove accogliere i richiedenti  l’asilo politico, sveltire le pratiche per il riconoscimento dello status di rifugiato, in modo che gli stranieri possano rapidamente raggiungere i paesi dove hanno scelto di vivere. Trascurare tutto ciò è da incoscienti perché potrebbero determinarsi situazioni molto pericolose dal punto di vista dell’ordine pubblico, a loro volta alimentate da partiti politici che cercano di sfruttare l’occasione per guadagnarsi, in modo irresponsabile, il consenso politico di coloro che protestano. Altre sono le vie da percorrere per arrivare alla soluzione del problema ed è compito precipuo dell’Esecutivo attivarsi in modo serio, nell’interesse del Paese, per il varo di un piano urgente di interventi.

 

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