Il 18 marzo 2023, a Milano, la grande questione che si cerca di porre è stata riproposta con tutte le sue contraddizioni e storture. Tutto è iniziato quando il Prefetto di Milano, Renato Saccone, ha «chiesto al Comune di interrompere il riconoscimento alla nascita dei figli delle coppie gay e lesbiche, avvertendo che in caso continuino dovrà essere richiesto l’intervento della Procura per annullarle. Lo stop riguarda i nuovi atti di nascita» (fonte: Corriere della Sera). Le dichiarazioni dell’alto funzionario hanno subito le dure reazioni del sindaco di Milano Beppe Sala che sul tema ha promesso battaglia. Secondo il “Corriere della Sera”, il primo cittadino aveva deciso di intervenire in prima persona, usando i suoi poteri di capo dell’ufficio di stato civile, perché parlamento e governo non avevano colmato il vuoto di legge sulle famiglie gay e lesbiche, nonostante le ripetute sollecitazioni della Corte costituzionale: «Quando gli altri non si muovono, devo sentire il dovere di fare la mia parte» aveva detto».
Ma perché il legislatore italiano non interviene? Ma soprattutto quale dovrebbe esser l’oggetto di questo intervento? E qui torna a farsi sentire il “vento fanfaniano”. Il noto quotidiano Libero, diretto da Alessandro Sallusti, titolava in prima pagina il 19 marzo, giorno della festa del papà: “Donne che odiano le donne. Il corteo per l’utero in affitto. Schlein e Appendino in piazza chiedono una legge per i figli delle coppie gay”. Un titolo che ha avuto una risonanza mediatica importante, di ampio consenso, frutto dell’affermazione di una cultura (non solo di destra) che si nutre dello stato confusionale della sinistra italiana: i comunisti col rolex. Invero, è stata posta una questione fondamentale in quella piazza: il riconoscimento genitoriale per le coppie omosessuali.
Bisogna essere fin da subito chiari: l’attuale classe dirigente italiana, da destra a sinistra passando per il centro, non approverà mai una legge che favorisca un tale riconoscimento: “La famiglia è tra un uomo e una donna” tuonano a destra (il 17% delle donne italiane tra i 28 e i 42 anni ha scelto di non avere figli), “non esiste la famiglia tradizionale” ribattono a sinistra (i single in Italia sono il 14% della popolazione e nessuno ha compreso le proprie esigenze, in primis la sinistra che li accomuna ai ricchi privilegiati consumatori), “la maternità surrogata non è una strada eticamente accettabile” dichiara frettolosamente Carlo Calenda dal centro. Tuttavia, il leader di Azione pone l’importante questione dell’adozione alle coppie omogenitoriali (il tempo medio per adottare è di circa 500 giorni dal momento di presentazione della domanda e può costare fino a 18mila euro). Impensabile in (questa) Italia!
Del diritto ad essere genitori biologici si parla davvero poco nel nostro Paese. È un diritto complesso e trasversale che molte nazioni sono riuscite a regolamentare e positivizzare nonostante le opposizioni. Il nostro paese ha scelto la via “tradizionale” da un lato e la via “disinteressata” dall’altro. In fondo, il Parlamento italiano, dal 1992 ad oggi, non è riuscito ad approvare nemmeno interventi popolari come il testamento biologico o la cannabis terapeutica, figuriamoci una legge base sulla omogenitorialità. Infatti, se osserviamo la vita legislativa del nostro paese a 360 gradi, avvertiamo una generale chiusura del nostro legislatore, chiamato ad affrontare il futuro con spirito costruttivo e non con pregiudizi ideologici, i quali rappresentano l’ingabbiamento delle idee.
Discutere di omogenitorialità. tuttavia, impone un vaglio superiore rispetto alla surrogazione di maternità.
La maternità surrogata meriterebbe, nonostante le tante riserve, lo spirito costruttivo evocato. Volgarmente definita “utero in affitto”, la maternità in senso altruistico o GPA (gestazione per altri) è il tema sociale che più accende gli animi improduttivi del dibattito politico e sociale. La verità è che la GPA va regolamentata nel senso più solidaristico e fraterno possibile per evitare che si creino delle storture o, peggio, trasformi la genitorialità in un diritto di classe, riservato a chi si può “comperare” una donna che, per soldi e condizione di povertà, concede il proprio corpo per partorire un bimbo di altri.
Ma la questione posta è di più ampio respiro! Ad esempio, se una donna non può avere figli perché non chiedere alla sorella di surrogarsi? Questo il legislatore di destra non riesce ad affrontarlo mentre il legislatore di sinistra, ormai privo di credibilità e autorevolezza, non riesce a imporlo.
Ma torniamo al problema. Le coppie italiane omogenitoriali, per i motivi giuridici e eticamente imposti, non possono né adottare né avere figli biologici da una madre altruista. La maggior parte di loro, per poter accedere alla genitorialità biologica, si rivolgono soprattutto a centri specializzati in Canada e negli Usa, le due più grandi democrazie del mondo occidentale. Si tratta di procedimenti costosi (anche 200mila euro) che si risolvono nella nascita di un bambino o di una bambina.
Attualmente, in assenza di una legge, in Italia non è possibile trascrivere all’ufficio anagrafe l’atto di filiazione straniero includente entrambi i padri o le madri. Il problema. tuttavia, appartiene soprattutto agli uomini o, comunque, quando i soggetti richiedenti non hanno entrambi il rapporto biologico con il nascituro. E qui, interviene il Prefetto che ha vietato la trascrizione di simili atti, autorizzati invece dal sindaco: siamo alla bulimia istituzionale.
La questione potrebbe essere risolta soltanto sensibilizzando da un lato (missione ardua) l’opinione pubblica sul fine, che è quello della nascita, e nell’altro incoraggiando la classe politica di sinistra a tornare sociale, liberale e popolare: la segretaria Schlein abbia il coraggio di depositare alla Camera una proposta di legge sulla maternità altruistica e solidale a favore delle donne che non possono avere figli! Questo passo in avanti, permetterebbe la nascita di un dibattito con risvolti positivi per il futuro. Nella stessa proposta, vengano prescritti anche i limiti invalicabili di questa solidarietà, cioè lo sfruttamento e la schiavitù, il mercimonio e la speculazione. Sia una legge contro quell’ipocrisia di fondo, per cui l’Italia è il paese con il più basso tasso di crescita demografica in Europa, è il Paese che non permette alla maggioranza degli stranieri in regola di stabilirsi permanentemente sul nostro territorio, è il Paese che non investe sui single (circa 7 milioni). Ad esempio, perché non permettere l’adozione ai tanti scapoli e zitelli economicamente e psicologicamente idonei? Come vediamo, la decrescita demografica potrebbe essere risolta domani mattina ma si preferisce perseguire schemi astratti.
A parte la “patente a punti”, l’Italia si conferma il paese delle riforme mancate. Deputati e senatori, partiti e movimenti, in quest’ultimo ventennio non hanno permesso ai cittadini e alle cittadine di poter adempiere completamente alla realizzazione una politica nazionale efficace e matura come auspicato dall’articolo 49 della Costituzione, una disposizione che prevede che i partiti costituiscano il luogo naturale per i cittadini di associarsi liberamente.Un elemento che, per l’appunto, distingue la civiltà dalla barbarie, la maternità altruistica dall’utero in affitto.