Gli italiani si confermano un popolo di risparmiatori, oltre che molto attenti agli eventi globali che li circondano. Sono questi due dei dati più importanti che emergono dal 5° rapporto Assogestioni-Censis, presentato in occasione della prima giornata della nuova edizione del Salone del Risparmio.
Battezzato “perché gli italiani investono come investono”, il rapporto evidenzia che il 76,7% degli italiani risparmia. Un’abitudine ormai consolidata che coinvolge tutti i gruppi sociali e che si estenda da Nord a Sud. Nel dettaglio, risparmia il 77,3% dei residenti al Nord-Ovest, il 77,3% al Nord-Est, il 77,2% al Centro e il 75,7% al Sud e Isole.
Partendo dal presupposto che il 39,3% degli italiani risparmia al massimo il 5% del proprio reddito annuo, il 33,2% tra il 6% e il 15%, il 17,2% tra il 15% e il 20%, il 10,3% oltre il 20%, sono diversi i sentiment identificati dal rapporto. Dalla cautela (38%) e la preoccupazione (31,6%), fino ad arrivare al senso di insicurezza (22,8%) e ansia nel 18% dei casi. Ovviamente, i più preoccupati sono i risparmiatori con bassi redditi (40,7%), rispetto a quelli ad alto reddito (18,9%). Condivisa, invece, è la paura di subire in questa fase perdite in caso di investimento: coinvolge infatti il 76,7% dei risparmiatori.
Oltre 9 italiani su 10 seguono ormai gli eventi globali quali guerre, crisi economiche, anche in altri paesi. L’attenzione preoccupata è rivolta soprattutto alle guerre in corso dall’Ucraina al Medio Oriente (47,6%), di cui si teme l’espansione, e al cambiamento climatico (37,5%). Le paure globali condizionano anche le decisioni sui soldi: al 44,2% dei risparmiatori è capitato di modificare decisioni sull’utilizzo dei propri soldi a causa di notizie su eventi globali come le guerre: al 7,0% è capitato spesso e al 37,2% qualche volta.
Peraltro, gli eventi globali rinforzano l’incertezza dei risparmiatori: il 45,7% pensando al futuro dei risparmi si dichiara incerto, il 34,3% pessimista, il 20,0% ottimista. In questa direzione, il 69,6% dei risparmiatori pensa sia meglio investire su strumenti finanziari italiani. Ne sono più convinti l’81,9% con la licenza media, il 73,8% dei diplomati e il 60,5% dei laureati.
Non è un caso, infatti, se il 48,6% dei risparmiatori per investire in Italia accetterebbe rendimenti minori e se tra i risparmiatori pronti a investire in strumenti finanziari, il 41,3% vorrebbe farlo in titoli di Stato, il 37,7% in fondi comuni di investimento, il 28,3% in Buoni postali di risparmio, il 26,8% in obbligazioni, il 23,9% in polizze assicurative.
Il 46,9% degli italiani ha intenzione di investire di più o di iniziare a investire in prodotti del risparmio gestito, mentre il 14,4% è indeciso e il 38,7% non vuole tali strumenti. Ma cosa convincerebbe i refrattari a investire nel risparmio gestito? Il 35,6% indica la possibilità di capire meglio di cosa si tratta, il 23,8% la certezza che sono prodotti in linea con le proprie convinzioni etiche, il 22,0% costi più bassi per i servizi, il 19,0% i consigli e le spiegazioni di interlocutori di fiducia, il 18,5% prodotti più attraenti e più convincenti.
Anche i consulenti finanziari vivono gli effetti della nuova attenzione sociale alla globalità: all’83,2% è capitato che propri clienti chiedessero di modificare decisioni sull’utilizzo dei soldi a causa di notizie su eventi globali (guerre, crisi internazionali, ecc.). Sul futuro prossimo dell’economia italiana, il 45,0% dei consulenti finanziari si dichiara incerto, ma il 43,4% è ottimista e l’11,6% pessimista. Il 67,1% dei consulenti finanziari è ottimista sul futuro prossimo di risparmi e investimenti degli italiani e l’89,1% è ottimista sulla capacità della consulenza finanziaria di garantire supporto appropriato ai risparmiatori nell’attuale fase.
“In un contesto in cui il crescente interesse per gli eventi globali genera uno stato diffuso di incertezza, il risparmio rappresenta una delle principali fonti di sicurezza”, ha detto Giorgio De Rita, Segretario Generale del Censis. “A cambiare è l’intenzione di destinazione del risparmio degli italiani: se in passato la liquidità rappresentava la principale destinazione, oggi c’è un maggiore interesse per i Titoli di stato, mentre i prodotti del risparmio gestito conservano una loro specifica attrattività”.
“L’osservatorio fotografa la comprensibile apprensione dei risparmiatori”, ha aggiunto Fabio Galli, Direttore Generale di Assogestioni. “La risposta a scenari complessi non può essere però solo un arroccamento sull’immobilismo del conto corrente. Il 46,9% dei risparmiatori che investono o vogliono investire in fondi comuni è la migliore testimonianza dei risultati ottenuti dall’industria in 40 anni di attività. Ma deve rappresentare un punto di partenza. Trasparenza, professionalità, educazione sono le chiavi per fare in modo che questa percentuale cresca ancora. E con essa la consapevolezza che una pianificazione patrimoniale orientata al lungo periodo è fondamentale per raggiungere gli obiettivi che ci poniamo come singoli e come collettività”.
Fonte: redazione di Forbes