Il sit-in a Montecitorio a favore del IUS SOLI 12 settembre 2017 a Roma. ANSA/MASSIMO PERCOSSI

Ius Soli: è questione chiusa

 All’indomani del dietro front del ministro degli Esteri Angelino Alfano si arroventa la questione dello ius soli, l’acquisizione della cittadinanza di un Paese come conseguenza del fatto di essere nati sul suo territorio, a prescindere dalla cittadinanza dei genitori.

 Con la retromarcia di Alfano sembrano dunque chiudersi i giochi sull’approvazione del disegno di legge sulla cittadinanza, almeno in questa legislatura.
Il ministro ha ieri manifestato l’intenzione di rimandare la questione alla prossima legislatura perché i tempi non sono ancora maturi, si tratta di una cosa giusta nel momento sbagliato. La valutazione è soprattutto politica perché, dice, il rischio è quello di favorire la Lega.

E oggi è arrivato l’endorsement del ministro della Salute Beatrice Lorenzin, che si è detta più favorevole allo ‘ius culturae’, che coinvolga il sistema scolastico e sia acquisibile solo dopo aver completato un intero ciclo di studi in Italia. Inutile negarlo: il ‘tirarsi indietro’ di Alternativa Popolare incide fortemente nell’equilibrio dei partiti sulla questione, dato che la Lega, Forza Italia e Il Movimento hanno sempre avuto posizioni critiche sul diritto di cittadinanza.

Il Pd resta dunque solo e continuerà a cercare ‘una maggioranza parlamentare’. Lo spettro della caduta del Governo è dietro l’angolo, e il Pd non può ignorarlo: ‘Non vogliamo mettere in difficoltà il Governo ma la posizione del Pd sullo ius soli non si sposta di un millimetro’, ha detto Richetti.

La questione, spinosa già di per sé per la paura di quasi tutti i partiti di avvallare una legge ritenuta impopolare, si complica ulteriormente dopo l’invito della Cei ad andare avanti sul tema. ‘Penso che la costruzione del processo di integrazione possa passare anche attraverso il riconoscimento di una nuova cittadinanza’,  ha detto ieri il Presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti, che favorisca la promozione della persona umana e la partecipazione alla vita pubblica di quegli uomini e donne che sono nati in Italia, che parlano la nostra lingua e assumono la nostra memoria storica, con i valori che porta con sé.

Il testo, che introdurrebbe nel nostro ordinamento il cosiddetto ‘ius soli soft’ per i figli di immigrati nati in Italia è in discussione da anni e, a un anno e mezzo dall’approvazione a Montecitorio è fermo in commissione a Palazzo Madama.

E’ da moltissimo tempo che il tema è all’ordine del giorno delle Camere e a metà ottobre 2015, Montecitorio ha anche approvato un testo, finito, poi, però, nelle ‘sabbie mobili’ in commissione a Palazzo Madama. A un anno dall’ok a quel testo un gruppo di giovani ha deciso di scrivere direttamente ai senatori e organizzare iniziative per porre l’accento sulla questione. Che tocca un milione di ragazzi.

Paula, Mohamed, Marwa, dice l’ex ministro Cecile Kyenge,  sono i nomi dei compagni di scuola e degli amici che ogni giorno giocano con i nostri figli, crescono con loro ma non hanno i loro stessi diritti. Sono un milione, sono italiani, ma non per la legge italiana. Hanno il diritto di essere come noi, perché lo sono: italiani. Ogni giorno che passa è un giorno perso, anche per il Paese. Perché lo ius soli è un bene per il nostro Paese. Per questo deve diventare legge il più presto possibile. Ius soli subito.

La mobilitazione dei ragazzi, che hanno anche creato su Facebook un gruppo per spingere la proposta di legge li ha portati a un incontro con il presidente del Senato, Pietro Grasso che si è impegnato sul tema. Ho incontrato i promotori della legge sulla cittadinanza,  ha detto,  e mi sono espresso sulla necessità che venga approvata al più presto. M’impegno a sollecitare la trattazione di questa proposta. Purtroppo le Commissioni stabiliscono priorità – ha aggiunto Grasso – che sfuggono a quelle che possono essere le percezioni e le esigenze dei cittadini.

E’ da tredici anni anni che in Parlamento si discute di una riforma in materia di cittadinanza.

 Il testo contiene lo ‘Ius soli soft’ che consentirà ai figli degli immigrati nati in Italia di ottenere la cittadinanza nel rispetto di alcuni paletti. In base alle nuove regole, i minori stranieri nati in Italia o residenti da anni nel Paese potranno ottenere la cittadinanza italiana, purché rispettino alcune condizioni come la frequenza scolastica o la residenza nel Paese da più anni da parte di uno dei genitori.

Rispetto allo ius soli classico (quello adottato negli Usa e in molti paesi del Sudamerica che attribuisce la cittadinanza del Paese a chiunque nasce sul suolo nazionale), lo ‘Ius soli soft’ pone alcune condizioni all’ottenimento della cittadinanza. I bambini figli di stranieri che nascono in Italia acquisiscono la cittadinanza se almeno uno dei due genitori è residente legalmente in Italia, senza interruzioni, da almeno cinque anni, antecedenti alla nascita,  o anche se uno dei due genitori, benché straniero, è nato in Italia e ivi risiede legalmente, senza interruzioni, da almeno un anno.

La cittadinanza italiana verrebbe assegnata automaticamente al momento dell’iscrizione alla anagrafe. I minori nati in Italia senza questi requisiti, e quelli arrivati in Italia sotto i 12 anni, in base al testo,  potranno ottenere la cittadinanza se avranno frequentato regolarmente, per almeno cinque anni nel territorio nazionale istituti scolastici appartenenti al sistema nazionale di istruzione o percorsi di istruzione e formazione professionale idonei al conseguimento di una qualifica professionale.

I ragazzi arrivati in Italia tra i 12 e i 18 anni, infine, potranno avere la cittadinanza dopo aver risieduto legalmente in Italia per almeno sei anni e aver frequentato un ciclo scolastico, con il conseguimento del titolo conclusivo.

 

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