In un periodo così oscurantistico per il nostro mondo, come giurista appassionato del Diritto e della Giustizia Giusta come Amore innato dal Buon Dio, in Legalità intesa come Educazione alla Meritocrazia nonché strenuo difensore dei Diritti Umani (degli esseri viventi), lungi da retoriche di sorta che ho sempre rifiutato, senza ipocrisia ma con ferma determinazione, mi pregio rievocare un caso bruciante di malagiustizia! Sic! Persona per bene, giornalista acuto e riflessivo, Educato alla vera Educazione, arrestato, processato e condannato (come quel personaggio famoso di Kafka nell’eterno saggio “ il processo”)! Sic! Cosi ché la mia mente viaggia verso Socrate e/o Galileo e/o qualche assistito di turno e/o Gesù nei parallelismi storici (di cui ho scritto un ispirato saggio dal titolo il Difensore di Gesù di Nazareth) per riflettere seriamente sul senso della Giustizia quella invocata appunto di natura Giusta!
Per l’effetto, la storia del sig. Tortora è una storia triste al secolo che avrebbe quanto meno dovuto far migliorare il sistema giustizia, perché condannare un Innocente è una pena rectius un peccato eterno (Terreno e Divino). Purtroppo ad oggi, assistiamo continuamente ed in modo increduli ad una malagiustizia dilagante di tanti che vanno subendo pene appunto “ ingiuste ed aggravatorie con gravissime ripercussioni sul piano morale, esistenziale e patrimoniale”. Né il c.d indennizzo spettante può restituire dignità ad una Persona Innocente che ha subito la pena infernale del carcere (rinchiuso in un piccola stanza a fare la muffa). Appunto dalla Storia del sig. Tortora (in quanto galantuomo) come società abbiamo imparato zero, anzi, per certi versi, abbiamo peggiorato la situazione. Così tra aspettative ed emozioni mancate, a dolce ricordo di un grande Uomo (radicale convinto amico di quel signore Marco Pannella che ho avuto il piacere di conoscere direttamente) di Giustizia Giusta che in sede di esame innanzi alla Corte di Appello ebbe l’ardito sentimento di esclamare ai lor signori giudicanti: io sono Innocente, mi auguro che lo siate anche Voi” (Enzo Tortora).
Da questa bellissima e significativa frase eterna, urge ripartire in Rinascita nell’invocata Giustizia Giusta, affinché la Giustizia faccia rigorosamente il suo corso verso tutti i responsabili di fatti (veri) penalmente rilevanti ma al contempo, preservi l’innocente di turno al duro quanto crudo passaggio carcerario figlio di accuse infamanti! Sic! Da ciò dipenderà il nostro presente, per una Nuova Giustizia, appunto, Giusta. Ed invero, mio malgrado, a mò D’ESEMPIO, come società, negli anni abbiamo preferito forse che un macellatore politicizzato diventasse primario e/o un “ tordo attardato” diventasse un utile idiota giudicante e/o indagante e/o che una velina di turno “accomodante” superasse velocemente, “per le vie brevi”, i meritevoli. Ed oggi siamo qui a recriminare le ingiustizie che hanno devastato un intero patrimonio Umano e Spirituale! Sic! Per ultimo, non per ordine d’importanza, tutti gli avvocati Italiani scenderanno in piazza ( a Roma) il prossimo 23 giugno 2020 per celebrare simbolicamente il funerale della Giustizia, allo stato delegittimata e paralizzata! Sic! Per l’effetto, massimo rispetto per le Istituzioni Repubblicane che in quanto tali, oggi più che giammai devono farsi necessariamente carico dell’auspicato rinnovamento di Rinascita per una Giustizia Giusta, per l’augurata Nuova Alba di Primavera, per ridare finalmente (dopo tanto buio) credibilità e senso di dignità, appunto alle stesse Istituzioni (Magistratura compresa) e soprattutto ridare fiducia ai cittadini bisognosi più che giammai di una Giustizia rigorosamente Seria rectius Terza, Imparziale, maledettamente Equa figlia della saggezza Istituzionale come senso compiuto di missione nel dono come vita del Signore. Diversamente il libero arbitrio “ illegale ed aggravatorio”, percorrerà, inevitabilmente la sua strada demolitrice di ogni speranza per un presente migliore, con la consequenziale sepoltura della Giustizia Giusta. Intelligenti pauca! Il giusto è morto prima che nascesse (un mio assistito detenuto in carcere). Ho giammai creduto a tale pensiero che ho ricevuto tanti anni fa (all’inizio della mia attività forense) in un acceso colloquio professionale. Perché in fondo, abbiamo bisogno di credere e lottare. Siamo nati per vivere di Giustizia che invochiamo sempre nel quotidiano fluire finanche nelle piazze sociali, per i nostri diritti negati, per le nostre aspettative mancate, per i nostri ideali di vita nei Tribunali che diventano il nostro sperare, ecco, perché Non può morire la “Giustizia Giusta” poiché se muore … sarà la fine della democrazia, per dare spazio alla “tiranna tirannia” (Janfer). 17.06.2020 per non Dimenticare (non archiviare).
Avv. Janfer Critelli (Rinascita degli esseri viventi)