In duemila dormono ancora in campi attrezzati della Protezione civile a Finale Ligure (Modena). A confermare tali dati, il capo della Protezione civile Gherardi : “molti stanno dormendo in macchina vicino alle proprie abitazioni. Chi può deve rientrare in casa”. Per poter informare la popolazione, la protezione civile nel pomeriggio passerà per le strade della cittadina con un altoparlante. Nel frattempo, proseguono le verifiche di stabilità da parte dei vigili del fuoco e i controlli nella zona rossa che oggi dovrebbe ridotta.
Stamattina due operai sono rimasti feriti dopo un crollo in un capannone in località Fossalta, a est di Modena. Sembra che il cedimento della struttura, già pericolante dopo un incendio di due anni fa, sia stato provocato dalle scosse sismiche. I due stavano mettendo in sicurezza la struttura in via Porpora, quando ha ceduto il tetto. Entrambi gli operai, stando alle prime ricostruzioni, erano imbragati con cinghie di sicurezza. Dei due operai, solo uno ha riportato lesioni di media gravità, più lievi quelle dell’altro.
229 scosse nel reggiano. “Sono in corso accertamenti anche per le criticità registrate in provincia di Reggio Emilia”, per il terremoto che dalla notte fra sabato e domenica ha colpito soprattutto ampie zone delle province di Modena, Ferrara e Bologna, con 229 scosse fino alle 7.40 di oggi (11 oltre 4 di magnitudo). Lo ha detto l’assessore alla Protezione civile dell’Emilia-Romagna, Paola Gazzolo, aprendo la comunicazione della Giunta all’Assemblea legislativa. Nel reggiano risultano colpiti soprattutto i comuni di Reggiolo e Luzzara. L’epicentro è a Finale Emilia (Modena) e sono 17 i comuni più vicini: sei nel modenese, quattro nel bolognese e sette nel ferrarese. In queste ore si sta completando la mappa delle località coinvolte. In quest’area, classificata nel 2003 “a rischio sismico medio-basso”, ci sono solo due precedenti di terremoti così forti e risalgono al 1300 nel modenese e al 1570 nel ferrarese.
Trieste posiziona 8 sismografi. Otto stazioni sismometriche mobili per rilevare lo sciame seguito al terremoto in Emilia e misurare lo scuotimento sul territorio sono state installate da una squadra dell’Istituto nazionale di oceanografia e geofisica sperimentale (Ogs) di Trieste. “Tutte le stazioni lavoreranno off-line – spiega Enrico Priolo, coordinatore della squadra dell’Ogs – vale a dire che raccoglieranno i dati per circa tre settimane prima di essere recuperate per la loro analisi”. La raccolta di informazioni con questa modalità integra i rilievi effettuati dalle stazioni sismometriche e accelerometriche in corso di installazione da parte del Dipartimento Nazionale della Protezione Civile e dell’Ingv. Sarà possibile comprendere l’evoluzione del fenomeno sismico studiando la serie di scosse minori (aftershock) che normalmente seguono un sisma di forte intensità, e valutare come i terreni rispondono all’eccitazione sismica. Comprendere come si è sviluppata la rottura della faglia che ha generato il terremoto e come si distribuiscono gli aftershock permette di valutare, nell’area circostante, se e dove la crosta terrestre stia eventualmente accumulando ulteriori tensioni interne, e quindi di valutare la possibile evoluzione del terremoto.