La trattativa tra le forze politiche per abolire il Porcellum e varare una nuova legge elettorale in vista delle elezioni del 2013 rischia di saltare. Il faticoso accordo raggiunto tra Pd, Pdl e centristi sulla ‘bozza Calderoli’ sarebbe pronto ad andare definitivamente in soffitta. Al Senato, infatti, scompare l'esame della riforma elettorale inizialmente previsto per domani mattina. Il numero uno di palazzo Madama, Renato Schifani, ha posto all'ordine del giorno della seduta la prosecuzione dell'esame del decreto sviluppo su cui il governo dovrebbe porre la fiducia. Ma dietro questo ennesimo rinvio ci sono motivi politici e non strettamente procedurali. Questa volta a portare a nuovo e forse definitivo scontro Pd e Pdl è la proposta avanzata da Gaetano Quagliariello sul premio di governabilità che, sconfessando un pilastro della ‘bozza Calderoli’, manderebbe all’aria il faticoso accordo fino ad ora raggiunto tra le varie forze politiche. Il numero due del Pdl a Palazzo Madama ha pensato bene, con il placet di un partito fantasma e sempre più vicino all’implosione, in attesa di capire le mosse del Cavaliere, di rimescolare le carte in tavola proponendo un emendamento che di fatto cambia il premio di governabilità: viene confermata la soglia del 40% per il premio di maggioranza ma se nessuno raggiungesse tale percentuale, ed ecco la novità proposta del senatore ‘azzurro’, scatterebbe un premio fisso di 50 deputati per chi ottiene tra il 25% fino al 39,9% dei voti. Insomma l’ascensore della ‘bozza Calderoli’(i seggi venivano attribuiti progressivamente e in modo graduale all'interno dello stesso arco di percentuale di voti ottenuti), su cui si era travata la quadra tra le forze politiche, di fatto viene cancellato. E questo rimette in discussione tutta la riforma della legge elettorale. Il Pd, forte di un probabile successo alle urne, non vuole più cedere su questo punto e si dice pronto ad alzare le barricate in Aula. Dal Governo giunge una esplicita richiesta, per bocca del sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento, Giampaolo D'Andrea, a cambiare il Porcellum.
Finocchiaro: Pronti alle barricate. Per Anna Finocchiaro, presidente dei senatori dei Democratici, l’emendamento Quagliariello sulla riforma elettorale “ci porta nelle sabbie mobili e mi domando se si possa andare in aula senza un accordo su una cosa così delicata”. “Ogni accordo raggiunto – continua la senatrice – viene smentito il giorno dopo da un'ulteriore proposta che peggiora quella precedente. E questo avviene nonostante noi, con grande attenzione e cura, continuiamo a cercare un'intesa per il cambiamento”. Una sonora bocciatura che segue quella pronunciata dalla Libia da Pier Luigi Bersani.
Quagliariello. Avanti con il premietto. “Ci siamo spinti a tal punto che far saltare un accordo per 3-4 seggi in più o in meno sarebbe francamente il colmo”. Il vice presidente del Pdl a Palazzo Madama, Gaetano Quagliariello, papà dell’emendamento sul ‘premietto’ non si scompone davanti alle critiche del Pd. Ed anzi rilancia, dicendosi indisponibile a ritoccare verso l’alto la soglia dei 50 deputati.
Governo: Cambiare il Porcellum. Il governo di Mario Monti interviene nella querelle e se si dice neutrale sul merito della riforma elettorale si “auspica vivamente che si approvi”. Anche perché sottolinea il sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento, Giampaolo D'Andrea, all'atto della formazione del governo Monti “si convenne che essa (la riforma elettorale, ndr) dovesse essere il risultato di una iniziativa parlamentare”.
“Noi, pur avendo assicurato tutta la nostra assistenza – spiega D'Andrea – non abbiamo interferito nelle scelte di merito ma condividiamo appieno l'invito del Presidente della Repubblica a superare l'attuale situazione. Posso aggiungere che il tentativo in corso è sincero. Vediamo a quale risultato si arriverà in questi giorni, in queste ore”.
EuBer