L’8 e 9 febbraio nuovo sciopero dei medici e veterinari

‘I medici, veterinari e dirigenti del Servizio sanitario nazionale hanno proclamato un nuovo sciopero di 48 ore consecutive, l’8 e il 9 febbraio 2018, per portare noi stessi e la sanità tra i temi di una campagna elettorale già avviata. La decisione arriva dopo la larga adesione allo sciopero del 12 dicembre, che rappresenta una chiara denuncia delle responsabilità che stanno portando la sanità pubblica al collasso e massacrando le condizioni di lavoro dei suoi professionisti’, affermano i sindacati in una nota unitaria.

Lo sciopero è promosso dai sindacati Anaao-assomed, Cimo, Aaroi-emac, Fp-Cgil medici e dirigenti Ssn, Fvm federazione veterinari e medici, Fassid (aipac-aupi-simet-sinafo-snr), Cisl medici, Fesmed, Anpo-ascoti-fials medici, Uil fpl coordinamento nazionale delle aree contrattuali medica e veterinaria.

È ormai chiaro per tutti, tranne che per la legge di bilancio persa nel meraviglioso mondo dei bonus, che la sanità pubblica è in emergenza,   denunciano le organizzazioni mediche,  lasciata in una recessione perenne, esclusa dalla ripresa economica, per aprire la strada alla intermediazione finanziaria e assicurativa. Che costerà di più e curerà di meno.

Inoltre, senza un chiaro mandato elettorale il Governo, le Regioni ed i partiti, si stanno assumendo la pesante responsabilità politica di spingere il Paese verso una sanità duale, usando il welfare aziendale come grimaldello per abbattere l’universalismo del sistema sanitario pubblico. E l’imbuto formativo come strumento per assegnare il lavoro dei medici a segmenti produttivi meno costosi e più interessanti dal punto di vista elettorale. Nella crisi della sanità il lavoro dei professionisti si svaluta sempre di più, tra congelamento dei livelli retributivi e rarefazione delle progressioni di carriere, lavoro notturno ad età sconosciute ad altre categorie e milioni di ore lavorate oltre il debito contrattuale.

Dunque, affermano le sigle, ci aspettiamo dal Ministro della salute, non solo la solidarietà di un giorno, ma il fattivo sostegno ai professionisti. E dal Ministro della funzione pubblica un intervento legislativo che sblocchi le nostre risorse accessorie che il suo decreto ha congelato, impedendo, di fatto, ogni margine di sviluppo della carriera dei medici, veterinari e dirigenti sanitari. Come avevamo annunciato, concludono i sindacati medici,  siamo solo all’inizio di una vertenza che il mondo della dirigenza pubblica del SSN ha compreso e condiviso. In assenza di risposte, promuoveremo altre iniziative di protesta.

In realtà l’Italia spende molto meno degli altri per la sanità, con un numero di medici inferiore rispetto a molti concorrenti e retribuzioni più basse degli altri. Il confronto del sistema sanitario italiano, oggi in sciopero, con quello degli altri paesi, è impietoso sotto molti punti di vista.

– SPESA TOTALE: secondo il rapporto Ocse ‘Healt at a Glance’ l’Italia ha speso 9,1% del Pil nel settore sanitario nel 2015, meno della media pesata Ue del 9,9% e molto meno di Germania, Svezia e Francia, che hanno speso circa l’11%.

– NUMERO DI MEDICI E INFERMIERI: sul numero di medici ogni mille abitanti l’Italia ‘tiene’ con 3,8 un dato leggermente superiore alla media Ocse che è 3,4 ma che comunque è inferiore a quello di molti diretti concorrenti come Germania (4,1), Spagna (3,9) o Svezia (4,2). Ci sono però preoccupazioni per il futuro con diverse ricerche che hanno sottolineato come l’età media dei medici italiani sia tra le più alte. Dove invece il nostro paese segna il passo è sul personale infermieristico: 5,4 unità ogni mille abitanti in Italia contro i 9 della media Ocse, che vede anche punte di 13,3 in Germania o 18 in Svizzera. Anche per posti letto siamo molto indietro, 3 ogni mille abitanti contro i 4 della media Ocse.

 ORARIO: il contratto di lavoro italiano, spiega un rapporto realizzato da Anaao Assomed e Snr, stabilisce un orario di 38 ore settimanali. Inoltre la durata media dell’orario di lavoro, calcolata su un periodo di quattro mesi, non potrà in ogni caso superare le 48 ore settimanali, comprensive delle ore di lavoro straordinario. Secondo i sindacati che promuovono lo sciopero però in molti casi si superano questi limiti, e i controlli sul rispetto della direttiva europea che stabilisce norme rigide sui riposi tra un turno e l’altro non sono rispettati. Negli altri paesi europei la situazione è varia, si passa da 37,5 ore settimanali per la Spagna a 52 ore con la reperibilità per l’Olanda a 48 per la Francia a 40 per l’Inghilterra a un massimo di 58 ore per la Germania.

– RETRIBUZIONE: Per i medici ospedalieri in Italia si va, sempre secondo Anaao, da un minimo di circa 50mila euro lordi annui per un medico e dirigente con meno di 5 anni di anzianità ad un massimo di circa 65mila euro lordi annui per il direttore di struttura complessa. In Inghilterra invece uno specialista prende da 75.000 a 101.000 sterline (da 85mila a 115mila euro), mentre in Olanda lo stipendio medio dei medici è circa 73mila euro. Impietoso anche il confronto con la Germania.

I medici in formazione specialistica, che sono considerati lavoratori a tutti gli effetti – e non studenti – guadagnano un salario che passa dai 4.190 euro (primo anno) a 5.386 euro (sesto anno) – si legge nel rapporto Anaao -. Uno specialista guadagna da 5.530 (primo anno) a 7.102 (dal 13° anno in poi) ma può arrivare anche a 200.000€ l’anno. Un Capo Dipartimento riceve uno stipendio annuo lordo con una componente fissa di circa 129.000 euro e una parte variabile di circa 127.000 euro.

Pochi medici pagati poco, la Sanità in Italia perde il confronto con la Ue: i dati Ocse e Anaao (111mm x 100mm)

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