Questo sistema calcio proprio non convince Zdenek Zeman. Il tecnico boemo, in un’intervista concessa al settimanale “Sette”, mostra ancora delle perplessità circa il funzionamento di questo sport di cui, in tempi non sospetti, ha denunciato ombre e storture. Adesso l’oggetto di una sua frecciatina è una figura che rappresenta il vertice del calcio italiano, ossia il presidente della Figc, Giancarlo Abete definito un “nemico del calcio”. Parole piuttosto dure che scuotono i piani alti del Palazzo, chissà che ripercussioni avranno questi commenti al vetriolo del tecnico giallorosso. Evidentemente, c’è ancora qualcosa che non gli permette di essere soddisfatto del mondo in cui lavora dove peraltro si è inimicato tantissime personalità influenti, defilatesi negli ultimi anni. Anche se qualche segnale di ottimismo vuole comunque lanciarlo: “Qualche miglioramento c’è stato, ma è frutto più della paura di essere scoperti”, quindi, per Zeman il torbido alligna nelle segrete stanze di questo mondo di cui tutti auspicano una pulizia generale, un rinnovamento che parta dai quartieri alti, ma che, secondo il boemo, è lontano dalla realtà. Uno scenario non proprio positivo quello tracciato dall’allenatore della Roma per il quale “la finanza e la politica non devono entrare nel mondo del calcio”, e infine l’augurio personale e per tutti quelli che amano questo sport e vorrebbero che non aleggiassero mai sospetti di illiceità: “Servono più esempi positivi”. Parole mai preconfezionate le sue, tendenti sempre a rimestare nel torbido per far affiorare vicende e aspetti che, secondo lui, sono avvolti da connivenza e reticenza.
Maurizio Longhi