La Camera dei Deputati chiude per ferie dal 10 agosto al 06 settembre e rimanda l’esame di provvedimenti importanti per il Paese. I deputati italiani per circa un mese abbandoneranno Montecitorio, potranno così andare al mare e solo quando ritorneranno, rilassati ed abbronzati, inizieranno a ridiscutere decreti, leggi e provvedimenti che loro stessi hanno indicato come fondamentali per l’Italia. Come dire, il Paese può aspettare trenta giorni, tanto non succede nulla. Solo il decreto ‘Fare’ dovrebbe essere licenziato prima del rompete le righe. Il dl ora ritorna, in terza lettura, alla Camera dei Deputati e sarà esaminato dalle commissioni Affari costituzionali e Bilancio: l’approvazione definitiva è attesa per venerdì. Ma con la pausa estiva sarà rinviata la riforma, tanto cara al premier Enrico Letta, del finanziamento dei partiti. Montecitorio esaminerà questo provvedimento a partire dal 10 settembre. E sempre a settembre slitta il Ddl sull’omofobia e sulla diffamazione. Il rinvio della discussione sul finanziamento pubblico ai partiti è criticato dal capogruppo del Movimento 5 Stelle alla Camera, Riccardo Nuti. “I parlamentari italiani sono già in vacanza”, sibila il grillino. “E’ evidente che non v’è alcuna volontà di affrontare uno dei provvedimenti maggiormente richiesti dai cittadini: l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti”. Per il numero uno del MoVimento a Montecitorio i tempi tecnici, per analizzare il provvedimento, ci sarebbero stati tutti. “Nella seduta odierna, infatti, è stato deciso di calendarizzare il dl Fare per giovedì pomeriggio, testo che torna alla Camera dopo le modifiche apportate in Senato e che, di conseguenza, può essere approvato in tempi brevi”. “Allora – spiega Nuti – abbiamo proposto una riunione fiume fra giovedì sera e venerdì per trattare il finanziamento pubblico ai partiti ma tutti in coro hanno detto ‘no’. Evidentemente – conclude il capogruppo del M5S – avevano già prenotato le vacanze e quindi non se ne parlerà prima del 10 settembre”.
Intanto il governo è andato sotto due volte sul decreto ‘Fare’. Il governo è stato battuto su un emendamento presentato che sopprime le nuove regole per l’accesso ai concorsi dei magistrati. Due emendamenti di Lega e Pdl passano con parere contrario del governo con 205 sì, 38 no e sei astenuti. Nodo principale l’accesso ai concorsi anche per chi abbia superato lo stage e il primo anno della scuola specializzazione per le professioni legale. Subito dopo, il governo è andato nuovamente sotto sulla seconda parte dell’emendamento, su cui era nuovamente contrario. I voti favorevoli sono stati 184, i contrari 61 e gli astenuti 11.