Il 24 luglio esce il nuovo album di Achille Lauro, 1990, e non poteva esserci promozione migliore di una polemica social.
Achille, complice il favore del pubblico e la fama di artista visionario, genio del marketing e della provocazione, che gli è stata appiccicata addosso da Sanremo in poi, è sempre più autoreferenziale e megalomane.
Quel “Me ne frego” urlato dal palco dell’Ariston è diventato il suo mantra. E anche oggi, che per promuovere l’uscita dell’album dei mega cartelloni con lui in versione Barbie, o meglio Ken, crocifisso (su una croce fatta di caramelle) con tanto di stivali in latex e tatuaggi in bella vista, avrebbero dovuto campeggiare su Corso Como, ma sono stati censurati, Achille non ci sta e dice la sua su Instagram:
Questa è l’immagine che avreste visto oggi nel maxi-cartellone di Corso Como a Milano ma la pesante mano della censura delle pubbliche affissioni lo ha impedito.
Io invece la regalo a tutti voi e come sempre “Me ne frego”
Sui social lo difendono e fomentano, qualcuno ricorda che ben prima di lui un’altra artista aveva usato la provocazione del crocifisso e delle immagini ritenute “blasfeme” per promuovere un album e un tour: Madonna nel 2006 ai tempi del suo “Confessions Tour”, infarcito di simboli religiosi. Lauro non è il primo insomma, anche se nel suo caso va oltre, mischiando sacro e profano, religione e icone di una società consumistica e votata all’immagine, quali le barbie. Ma questa volta, causa censura, si è dovuto accontentare del palco social. Ci penseranno il suo album, e le sue canzoni, da lui annunciate come rivoluzionarie, a dargli la giusta attenzione. Noi glielo auguriamo.