I prodromi di una crisi energetica con conseguente aumento dei costi, si affacciò all’orizzonte già sul finire dello scorso autunno, quando nel cuore degli italiani ardeva ancora la speranza di uscire al più presto dalla pandemia che aveva messo in ginocchio l’economia del Paese, oltre ad aver causato migliaia di morti. Quindi un’altra crisi sui costi dell’energia che non si è voluta vedere o si è mancato di vedere e che oggi è drammaticamente reale. La corsa contro il tempo nelle scelte economiche è inevitabile. La borsa olandese è diventata un altalena dove il prezzo della materia energetica sale e scende rapidamente e in modo, ormai, incontrollabile. L’unica ricetta è legata alla protezione del mercato unico, più volte sottolineata da Mario Draghi e finalmente qualche giorno fa dalla Presidente della Commissione Europea, Ursula Von Der Leyen, ed evitare la frammentazione. Questo significa che ogni Paese non può andare per la propria strada, come ha fatto la Germania che ha stanziato 220 miliardi di aiuti ai cittadini e alle imprese. Dalle parole della Von der Leyen si evince in modo chiaro che l’Europa si muove su tre direttrici precise. La prima: gli acquisti congiunti obbligatori che dovrebbero partire dal prossimo anno, su quella piattaforma varata già la scorsa primavera e che la Germania ha sempre cercato di osteggiare. La seconda: evitare l’eccessiva richiesta del gas per evitare l’eccessiva influenza e/o invadenza della borsa olandese, covo di spietati speculatori ed affaristi senza scrupoli. La terza: sostegno ai Paesi dell’Unione in campo energetico, così come è accaduto per il Covid. A questo ci si poteva pensare un po’ di mesi fa, quando la Russia ha invaso l’Ucraina e ha manipolato letteralmente il mercato del gas, usandolo come arma di ricatto dei Paesi europei aderenti alla Nato. L’UE deve convincersi che unita, ha una forza preponderante e che l’incomprensione tra i singoli stati aderenti, deriva dalle fughe in avanti di alcuni di essi che guardano all’Ue come ad una sota di ‘Protezione Civile’ a cui rivolgersi in caso di calamità. Spetta però alle Istituzioni europee, Parlamento, Commissione, Consiglio d’Europa, rendere evidente quanto sia vantaggioso l’agire in comune, per evitare che alcuni Paesi soffrano più di altri: occorre solidarietà, parola spesso dimenticata e che il Covid ha riportato alla ribalta. E’ ovvio che questo non può rimanere solo un impegno, ma tradotto, con la massima urgenza, in atti concreti. In questo senso l’Italia già da mesi è molto attiva e sta cercando di correggere la sbandata che l’Europa ha subito con la crisi energetica e il conflitto in Russo-Ucraino. Ma da solo il nostro Paese non potrà fare molto e non potrà incidere in questo processo continuo che si chiama Europa.
Andrea Viscardi