La cultura italiana piange Antonio Tabucchi

La cultura italiana piange uno dei suoi maggiori scrittori contemporanei: Antonio Tabucchi. Lo scrittore, è morto ieri a Lisbona, all’età di 68 anni, era malato da tempo di cancro. Fortemente legato al Portogallo e alla cultura lusitana in genere, Tabucchi era il maggiore esperto e traduttore di Fernando Pessoa.

La sua carriera, iniziò con il libro “Piazza d’Italia”, pubblicato da Bompiani nel 1975. L’anno scorso la sua ultima fatica letteraria, “Racconti con figure”, edito da Sellerio. Appassionato di politica, Tabucchi non si è mai sottratto al confronto di idee. Nel 1994 divenne famoso al grande pubblico grazie a “Sostiene Pereira”, ambientato in Portogallo durante la dittatura di Salazar, da cui Roberto Faenza trasse il film omonimo con Marcello Mastroianni, e divenuto il simbolo della lotta per la libertà di informazione nei regimi autoritari.

L’impegno civile e l’alone di mistero che pervadono lo stile letterario di Tabucchi emergono in tutte le sue opere più importanti, su tutte “La testa perduta di Damasceno Monteiro” del 1997 e il romanzo epistolare “Si sta facendo sempre più tardi” del 2001. Spesso critico nei confronti del governo Berlusconi, Tabucchi ha collaborato nel 2009, insieme ad Oliviero Beha, Maurizio Chierici e Marco Travaglio, alla scrittura del nuovo giornale “Il Fatto Quotidiano”.

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