La Democrazia narcisista

Ricevo da Publio Fiori uno scritto del quale pubblico un estratto: “La riforma elettorale  elude  i principi richiamati dalla Corte Costituzionale con la  sentenza n. 1 del 2014 e  dà l’immagine di un progetto che tende a mettere da parte la “Sovranità popolare” con l’eliminazione delle preferenze, l’istituzione del quorum che elimina i partiti minori e un premio di maggiorana che trasferisce i consensi di questi ultimi ai partiti maggiori. C’è poi l’abolizione delle Provincie, l’eliminazione del Senato come organo elettivo, la riduzione del numero dei parlamentari e l’incremento del potere in favore del Presidente del Consiglio e del Governo. In pratica  una  deriva presidenzialista e populista che trasforma la democrazia parlamentare che era frutto di un consenso popolare. Se nel Paese esistesse una divisione tra due schieramenti è giusto che si faccia una legge elettorale che rispecchi tale situazione bipolare. Ma se nell’elettorato c’è invece un pluralismo di posizioni ideali e politiche, la legge deve rispettare tale articolazione favorendone eventualmente l’accorpamento in schieramenti omogenei senza  violentare la volontà degli elettori. E, soprattutto, senza trasferire, con il quorum e il premio di maggioranza, i voti dei partiti minori a quelli maggiori.  La Sovranità popolare è il principio costituzionale cui il legislatore si deve sempre attenere. La democrazia si fonda su due elementi essenziali: la partecipazione e la rappresentanza. Le riforme proposte, anziché porsi il problema di come recuperare questi due momenti prendono atto della loro crisi e li sostituiscono con formule che determinano una mutazione del regime democratico in senso oligarchico. A ciò si aggiunga l’annuncio sul versante economico e del lavoro di misure che sembrano partorite da un vecchio sistema capitalistico-liberista dove la crescita viene intesa solo come aumento dei profitti imprenditoriali a scapito della certezza del posto di lavoro e dei livelli retributivi. Dice il filosofo Jurgen Habermas  che il sistema capitalista di produzione e l’economia di mercato si sono imposti e hanno colonizzato il mondo vitale, quello cioè che pone valori, ricordi, speranze, desideri e visioni. Con la conseguenza di un radicale sradicamento delle persone e la svalutazione di ogni forma di quella appartenenza storica e culturale che lega affettivamente gli individui a un passato, a dei luoghi o ad altri esseri e la sperdità, quindi, dei legami comunitari.  Dunque la prospettiva che avanza è quella di un popolo di sudditi privato del diritto di scegliere i propri rappresentanti, con un lavoro sempre più precario e sottopagato, senza la realizzazione di fondamentali diritti costituzionali, come il principio di eguaglianza, rispetto della dignità della persona, concorso al progresso materiale e spirituale della società, stato sociale, solidarietà e sussidiarietà. I paesi europei hanno creato delle economie altamente avanzate investendo nel progresso tecnologico e garantendo certi standard di benessere per i propri cittadini, portando ad alti tassi di innovazione e creatività economica. Negli ultimi anni però questo modello di capitalismo sociale  è stato lentamente trasformato, dando sempre più spazio al profitto a breve termine attraverso la finanza anche al costo di ridurre le garanzie sociali e i salari Dunque, una sinistra che ha smarrito la strada della sua storia e una destra che ha dimenticato i principi della tradizione,la tensione sociale e i valori del diritto naturale. Non è questa la strada per costruire una società decentemente libera, giusta e in lotta contro le disuguaglianze.  La prima cosa da fare è la ricomposizione di un tessuto etico che restituisca alla politica la sua funzione di strumento per il bene comune. Contemporaneamente è necessaria la costituzione di un soggetto che sia il punto di incontro per tutti coloro che sono stanchi di una politica intesa solo come prassi del quotidiano. Pertanto una “nuova Camaldoli” e una “Confederazione” che consentano ai partiti e ai movimenti politici d’ispirazione cristiana di riprendere insieme un comune percorso. Ci vogliono coraggio e generosità da parte di tutti coloro che già rappresentano tale area politica: Ncd, Popolari per l’Italia, Udc, Cdu, Associazione Democrazia Cristiana e Rinascita Popolare.  Senza ambizioni personali ed egemoniche, ma per dare un punto di riferimento a tutti coloro che si riconoscano nella tradizione e nei valori del “Popolarismo”. L’appuntamento del 25 Maggio per le elezioni europee potrebbe rappresentare una importante occasione per avviare questo processo di ricomposizione ideale e politica”.

Cocis

 

 

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