La fotografia come strumento di conoscenza di sé e di relazione con il mondo

La fotografia, intesa non solo come mezzo tecnico ma come linguaggio universale, si è dimostrata un potente strumento di scoperta personale e collettiva in un recente progetto promosso dall’associazione L’Altra Parola. Questo percorso, articolato in tre incontri sul campo, ha coinvolto cinque ragazzi con disabilità, tra i 15 e i 21 anni, in un’esperienza unica che li ha portati a esplorare la città di Roma attraverso l’obiettivo fotografico.

Obiettivi e Finalità

L’intento del progetto non era semplicemente quello di insegnare tecniche fotografiche, ma di offrire ai partecipanti l’opportunità di relazionarsi tra loro e con il territorio. Attraverso l’arte della fotografia, i ragazzi hanno potuto osservare luoghi a loro sconosciuti, reinterpretandoli secondo il principio evocativo di Roland Barthes: “la cosa è stata là”. Questo approccio ha dato vita a uno scambio profondo tra realtà e interpretazione, favorendo una consapevolezza emotiva e una responsabilità comunicativa.

La conclusione naturale del percorso è stata la creazione di una mostra fotografica che sancisse il ruolo autoriale dei giovani fotografi. Le loro immagini, esposte inizialmente nello spazio “La Vaccheria” di Roma e successivamente nella sala consiliare dell’VIII Municipio, rappresentano non solo una visione personale, ma anche un invito al pubblico a scoprire o reinterpretare i paesaggi urbani attraverso occhi nuovi.

I giovani protagonisti di questo progetto sono: Martina Coviello, Eleonora Esposito, Greta Novelli Femia, Elena Parisi e Mario Pisanti. Ognuno di loro ha contribuito con la propria sensibilità, portando alla luce una visione collettiva e unica della città di Roma.

Il Tema: la Street Art

Il tema scelto per il progetto è stato quello della Street Art, una forma di espressione artistica accessibile e ricca di significati. La scelta ha tenuto conto sia dell’inesperienza fotografica dei ragazzi sia delle loro specifiche esigenze fisiche. Sono stati individuati tre ambiti principali:
• Street art spontanea, come i graffiti anonimi del Porto Fluviale e del Gazometro.
• Murales istituzionali, realizzati da artisti noti su commissione municipale, come quelli di Tor Marancia.
• Forme promiscue di arte urbana, come quelle presenti nei quartieri autogestiti dai Poeti Anonimi del Trullo.

Attraverso questa selezione, i giovani hanno potuto esplorare un mondo di colori e forme che li ha ispirati a livello emotivo e creativo.

La Mostra: un racconto collettivo per immagini

Il risultato del progetto è stato un lavoro collettivo, in cui ogni scatto racconta una parte della città e del vissuto dei ragazzi. I pannelli esposti, ognuno di dimensioni 70×100 cm, includono un invito introduttivo realizzato da un genitore, una presentazione generale, e una selezione di 36 fotografie organizzate per zone. A completare la mostra, un pannello con autoritratti e curriculum scolastici dei giovani fotografi, che sottolinea la loro unicità e il percorso di crescita intrapreso.

La mostra è stata inaugurata in occasione della settimana della disabilità, con la previsione di rimanere esposta per due settimane nella sala consiliare dell’VIII Municipio. Tuttavia, il presidente del Municipio VIII, dopo aver visto la mostra montata, è rimasto profondamente colpito dal suo valore estetico, informativo, psicologico e sociale. Tanto che ha richiesto di rendere questa esposizione permanente nei locali del municipio, affinché possa essere vista e apprezzata da tutti i cittadini che quotidianamente frequentano il luogo istituzionale.

Un viaggio di crescita personale e collettiva

La partecipazione al progetto, guidata dal docente e critico fotografico Roberto Cavallini, ha trasformato l’esperienza in un percorso di crescita personale. La scoperta della Street Art ha stimolato riflessioni profonde nei ragazzi, portandoli a esprimere emozioni spesso celate e a superare insicurezze iniziali.

Un ringraziamento speciale va al presidente Amedeo Ciaccheri, all’ex assessore alla cultura Maya Vetri, che ha seguito l’iniziativa nelle sue prime fasi, e al nuovo assessore Luciano Ummarino, il cui contributo è stato fondamentale per la realizzazione del progetto.

Questa mostra non è solo un’esposizione artistica, ma un messaggio universale sull’importanza di offrire opportunità inclusive. Ha dimostrato che anche chi comunica attraverso canali diversi dalla parola può lasciare un’impronta significativa nel mondo, contribuendo a una visione più ricca e sfaccettata della realtà.

Conclusioni

Progetti come questo dimostrano il potenziale trasformativo dell’arte e dell’educazione inclusiva. L’Altra Parola, con il supporto di genitori e professionisti, ha dato ai ragazzi la possibilità di sperimentare la bellezza e di affermare la propria identità. Le loro fotografie non sono solo immagini, ma frammenti di un dialogo più ampio che racconta la loro voglia di “mostrare” piuttosto che “dimostrare”.

In un mondo sempre più frenetico, queste opere ci invitano a fermarci, osservare e riflettere, ricordandoci che ogni prospettiva ha un valore unico e che la bellezza, come la comunicazione, si manifesta in infiniti modi.

Barbara Lalle

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