La Francia blinda il confine con l’Italia: ‘Non accoglieremo i migranti di Lampedusa’. Schierato un elicottero

Si alza la tensione con la Francia sui migranti. Il Governo Macron ingaggia un braccio di ferro con l’Italia intensificando le misure di sicurezza e di controllo al confine tra Ventimiglia e il comune francese di Mentone, con lo schieramento anche delle squadre antiterrorismo, di droni e un elicottero. Dopo aver ribadito lo stop all’accoglienza tramite le parole del ministro dell’Interno Gerald Darmanin, l’Eliseo passa ai fatti e blinda le frontiere con il nostro Paese.

Sulla frontiera italo-francese della Val Roia sono arrivati i mezzi della “Mission Vigipirate”, reparto dell’antiterrorismo legato a un piano di sicurezza creato nel 1978 e scattato nel 2015 per gli attentati a Charlie Hebdo e al Bataclan.

Le squadre di specialisti si sono stabilite in un villaggio vacanze di Sospel, sul versante transalpino della valle per contrastare l’eventuale arrivo di migranti attraverso i sentieri che collegano Italia e Francia.

Nel frattempo è stato potenziato anche il dispiegamento della Gendarmerie e sono aumentati i controlli sui treni sia sulla tratta Ventimiglia-Nizza, ma anche sulle linee Ventimiglia-Cuneo e Breil-Nizza.

Tutta l’area compresa tra il confine italo francese di Ponte San Ludovico e quello a monte, di San Luigi, a Ventimiglia, è controllata da un elicottero della dogana schierato per sorvolare la zona e segnalare eventuali spostamenti di migranti.

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Sempre sul lato francese del Ponte San Ludovico alcuni mezzi stanno ripulendo l’area che sarà impiegata per montare delle tende da campo e l’installazione di un centro di identificazione per migranti attraverso il quale le autorità transalpine valuteranno la posizione giuridica di quest’ultimi ed eventuali richieste di asilo: “Per far fronte all’annunciato afflusso di migranti non regolari, un terreno comunale accanto al posto di frontiera e ai servizi di polizia di frontiera potrebbe essere messo a disposizione dei servizi dello Stato e della Protezione civile”, ha dichiarato il sindaco del comune francese di Mentone, Yves Juhel.

Una struttura temporanea, ha precisato il primo cittadino, capace di gestire un centinaio di migranti alla volta “dove le persone in transito saranno sottoposti a vigilanza, senza la possibilità di andare e venire sul nostro territorio. E se la loro richiesta non sarà valida, verranno riaccompagnati alla frontiera italiana”.

Sulle misure di sicurezza al confine italo-francese è arrivato anche il commento del sindaco di Ventimiglia, Flavio Di Muro, che ha criticato la scelta di ricollocare a Genova nuovi migranti in arrivo da Lampedusa, da dove Giorgia Meloni, in visita con Ursula Von der Leyen, hanno annunciato un pianoUe per l’emergenza migranti.

“Mi pare solo si faccia loro un favore – ha dichiarato il primo cittadino leghista – sono persone che vogliono solo passare dall’Italia per andare altrove, ed entro 48 ore ci troveremo a Ventimiglia, come tutti o quasi quelli che arrivano a Lampedusa. Con la differenza che a questi lo Stato li porta direttamente alla frontiera”.

I primi frutti del pressing italiano sulla Ue, affinché sblocchi gli aiuti alla Tunisia che sono parte dell’accordo che prevede la stretta delle partenze dei migranti dalle coste nordafricane, si iniziano a vedere. Il ministero degli Interni tunisino ha lanciato, su istruzione del Presidente, una operazione di sicurezza su vasta scala per rallentare gli “inaccettabili” flussi migratori “illegali“, come ha detto Kais Saied, diretti in Italia dalle sue coste. L’operazione, diretta contro i trafficanti, è concentrata su Sfax, rende noto l’agenzia Tap. Il portavoce della Guardia costiera tunisina, Houssem Jbebli, ha rivendicato il blocco di due partenze, con 200 migranti. Sei barchini sono stati inoltre sequestrati. E’ la svolta, forse, sul fronte dei confini nordafricani, nel giorno in cui il governo italiano incassa il via libera della Ue al proprio piano di rigore nei controlli e di coinvolgimento di tutti gli Stati della Ue.

Una buona notizia, la ripresa dei controlli in Tunisia, sia per l’Italia che per Lampedusa, ma forse non per la sinistra italiana ed europea, secondo il premier Giorgia Meloni, reduce dalla visita sull’isola siciliana con il presidente della Ue e dal successo politico dei “dieci punti” con i quali l’Europa si impegna sul fronte dei controlli delle partenze, anche con un’eventuale missione navale congiunta.

“La sinistra italiana ed europea cerca di smontare l’accordo con la Tunisia”, ha detto a fine giornata, il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nell’intervista a ‘Dritto e rovescio‘ in onda su Retequattro. “L’unica soluzione che la sinistra ha avuto in questi anni è stata facciamo finta di niente e consentiamo ai trafficanti di fare miliardi. L’ultima lettera del Partito democratico che ha scritto alla Von der Leyen che va bloccato l’accordo con la Tunisia, come aveva già fatto Borrel, vicino all’area socialista, come aveva già fatto la ministra Verde tedesca“, ha spiegato la premier a Paolo Del Debbio.

Giorgia Meloni lo dice a chiare lettere. “Sul tema dell’immigrazione in Europa rispetto al passato si registra un’inversione a ‘U’ buona e giusta”. Dopo quanto annunciato dalla presidente della Commissione Ue, Ursula Von der Leyen, nella sua visita a Lampedusa, “bisogna adesso lavorare nel concreto per verificare nero su bianco che cosa accade, però, obiettivamente, credo che quella che il Governo italiano è riuscito a fare in Europa in tema di contrasto ai flussi migratori sia una rivoluzione copernicana. Fino a quando c’era la sinistra al Governo si parlava solo di come redistribuire i migranti illegali in giro per l’Europa, adesso l’Europa parla di come fermare le partenze illegali. È un buon punto di partenza al quale dovranno corrispondere altrettanti fatti concreti”.

“Penso che chiunque abbia un’onestà intellettuale in questa Nazione debba riconoscere che la presidente della Commissione europea stamattina ha pronunciato parole in tema di immigrazione che dall’Europa non erano mai state pronunciate, che si riassumono nella frase: ‘siamo noi a decidere chi entra e non entra in Europa e non i trafficanti’”, aggiunge ancora Meloni a Rete4.

“L’Africa è una polveriera, ci sono centinaia di milioni di persone che potrebbero ritenere di vivere una vita migliore in Europa”, ma “noi non le possiamo accogliere. Se qualcuno pensa di affrontare un problema così epocale chiudendolo in Italia non è possibile, intanto perchè io non lo permetterò, ma in secondo luogo perchè è impossibile impedire che questo fenomeno si abbatta su tutti i Paesi europei. Se la sinistra ci spiega quali sono le sue di soluzioni rispetto a questo problema epocale ci aiuta, ma lavorare per smontare quello che l’Italia, difendendo il suo interesse nazionale, riesce a far passare in Europa, questo mi fa arrabbiare, perchè sulle cose che riguardano l’interesse dei nostri cittadini si spererebbe che tutti avessero la capacità di marciare insieme, invece di stare a giocare che io faccio Penelope che il giorno costruisco e la notte loro provano a smontare. Non ci stanno riuscendo ma su questo sicuramente c’è stata una regia”.

E meno male che il centrosinistra si professa accogliente e solidale con gli immigrati e che si commuove alle immagini che arrivano da Lampedusa. Quando c’è da prenderli a casa propria, però, qualche dubbio gli affiora e con la scusa delle “norme sbagliate” dalla destra, chiude le porte, alza muri, annuncia rivolte contro il governo. Il primo, da sinistra, ad aprire le ostilità è Eugenio Giani, governatore della rossa Toscana.  Il ministro Piantedosi ha annunciato tempi stretti per la messa a regime dei nuovi Centri di permanenza per i rimpatri (Cpr) individuati dal governo Meloni intende aprire per dar seguito alle nuove norme sulla gestione dei migranti, che prevedono tra l’altro l’aumento da 6 a 18 mesi del tempo massimo di trattenimento nelle strutture. «Almeno uno per regione», ha detto il ministro dell’Interno. Ma le Regioni rosse già sono sul piede di guerra…

“Non darò l’ok a nessun Cpr in Toscana. Si stanno prendendo in giro gli italiani perché il problema dell’immigrazione è come farli entrare e accoglierli, non come buttarli fuori”, attacca Giani: “Cosa c’entra il Cpr come risposta ai flussi emergenziali? Se arrivano questi immigrati con i tormenti, le violenze e le sofferenze che hanno subito la risposta che dai è ‘faccio i Cpr’ cioè luoghi per buttarli fuori? Prima rispondi a come integrarli e accoglierli, dar lor da mangiare e dormire. Poi parli anche di quei casi isolati nei quali poter prevedere la lunghissima procedura di rimpatrio”. Giani, dunque, predica bene e razzola male. Accogliere i migranti va bene, ma non da lui, non nei Cpr, perché poi da lì dovranno ripartire. Evviva la coerenza.

L’opposizione, in Toscana, fa notare la contraddizione. “Il governatore Giani sbaglia, la sua uscita ideologica contro i Cpr è un grave errore. In Toscana la situazione migranti sta andando fuori controllo, è urgente realizzare un centro di permanenza temporanea per i rimpatri. Noi sosteniamo questa proposta da 30 anni, quando questi centri si chiamavano Cie, ma ci siamo sempre sentiti dare dei razzisti dai vari esponenti Pds, Ds e Pd che si sono succeduti nei decenni scorsi. Notiamo, purtroppo, che ci sono ancora importanti esponenti delle Istituzioni a guida Pd, che si oppongono a questa soluzione. La questione immigrati è ingestibile, e rischia di gettare benzina sul fuoco delle tensioni sociali”, dichiara il capogruppo di Forza Italia al Consiglio regionale della Toscana, Marco Stella.

“I Cpr funzionano molto bene perché garantiscono i rimpatri e soprattutto perché garantiscono la sicurezza dei cittadini anche dove noi insediamo l’impianto. Voglio rassicurare, io ce l’ho nella mia Regione, è un impianto controllato dove chi è presente all’interno non può uscire e andare dove vuole, e quindi non è impattante per il territorio”, ha detto Massimiliano Fedriga, presidente del Friuli Venezia Giulia.

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