La guerra delle tariffe uccide le tlc: ricavi giù del 5%. Per invertire trend Fibra e 5G

È un calo che sembra non avere fine, quello del fatturato delle società di telecomunicazioni in Italia. Una caduta libera che dura da dodici anni in cui le telco hanno perso quasi un terzo dei loro ricavi. E che anche nel 2020 i numeri generali del settore parlano di ricavi che scendono sotto la soglia dei 30 miliardi di euro con una perdita del 5% rispetto al 2019. Le stime arrivano dalla ricerca sul mondo delle telecomunicazioni svolta annualmente dal Politecnico di Milano per Asstel, l’associazione di categoria della filiera delle telecomunicazioni aderente a Confindustria. Perdite che, come ha evidenziato recentemente Pietro Guindani, presidente uscente di Asstel, in una intervista rilasciata al Messagero, sono dovute in gran parte alla cosiddetta “guerra delle tariffe”, con prezzi sempre più bassi per abbonamenti a telefono fisso e mobile da una parte, mentre dall’altra si assiste ad una vera e propria corsa all’innovazione. “Per ogni 100 euro incassati – ha spiegato Guindani – ne dedichiamo 25 in investimenti, prima ancora di coprire le spese operative”.

 Le perdite del settore Tlc, per la verità non sono un problema solo italiano. Praticamente in tutta Europa si registra un calo continuo delle tariffe da ormai 10 anni, unica eccezione il Regno Unito dove, invece, le tariffe sono aumentate di quasi il 30% in dieci anni e di 2,4% solo nel 2020. Ma il dato che balza all’occhio in questo quadro è quello dell’Italia che è desolatamente fanalino di coda dell’Unione, con un calo delle tariffe del 33% nell’ultimo decennio e del 5,3% solo nell’ultimo anno. Una situazione che, nel nostro paese, è stata certamente favorita dall’ingresso di un quarto operatore (Iliad) imposto dalla commissaria UE alla concorrenza, Margrethe Vestager, per avallare la fusione tra Wind e 3. Lo sbarco in Italia di Iliad ha sicuramente spinto ancora di più la corsa al ribasso delle tariffe e ha favorito la diffusione di concorrenti second brand come, .ho e Kena Mobile, che hanno a loro volta contribuito ad erodere i margini degli operatori storici.

Così si arriva al paradosso che mentre il consumo medio di giga cresce in maniera costante (+50% nel 2020 nel mobile a 9,5 Giga/mese secondo l’Agcom) i prezzi diminuiscono di pari passo.

Ma una via d’uscita per le telco italiane c’è e si chiama 5G e Fibra ottica, due settori cruciali in cui arriveranno grossi investimenti. Due partite decisive per il settore, su cui influirà anche la grande opportunità del Recovery Fund da cui sono attesi 40 miliardi destinati alla trasformazione digitale per avvicinare il Paese al futuro e rendere protagonista la filiera delle tlc.

Per sfruttare questa opportunità e far tornare a crescere i fatturati la proposta di Asstel è quella accompagnare i fondi del PNRR con una strategia su quattro fronti: un asse pubblico-privato per la copertura del Paese con reti fisse e mobili e fondi assegnati in una logica di neutralità tecnologica ed efficienza economica; la semplificazione burocratica, a partite dallo snellimento delle procedure amministrative; il sostegno alla domanda per stimolare l’adozione dei servizi e lo sviluppo delle competenze digitali, ambito che vede l’Italia agli ultimi posti in Europa. la Accompagnare i fondi del Pnrr seguendo quattro direttrici.

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