Al Maestro Francesco Guadagnuolo gli è stato conferito il Premio E.S.S.E, un riconoscimento per la sua arte e il costante e proficuo impegno profuso a favore del sociale, presso Palazzo Valentini Sede della Provincia di Roma nella Sala dedicata a David Sassoli, dov’è stata presentata la sua scultura-installazione “La guerra vista con gli occhi di un bambino”. Nell’opera è visibile il viso angelico del bimbo, la testa declinata, immobile, con passaggi di colore rosso del sangue delle guerre, dell’arancione-rosa e il celeste del cielo, che richiama voglia di Pace. Nella parte sottostante, il serpente simbolo del male e della morte.
L’artista dice: “Non siamo davanti a una ripresa cinematografica per raccontare la scena di un film, ma ad una colossale sciagura umanitaria davanti alla quale noi tutti avvertiamo un senso di inettitudine e di colpevolezza. L’opera: “La guerra vista con gli occhi di un bambino” sta scuotendo grande commozione negli Stati di diverse popolazioni e la rappresento, nel segno dell’insuccesso delle Nazioni che, ancora nel XXI secolo, c’è chi pensa a fare guerre, dopo aver causato migliaia di morti e distruzioni, mentre tutt’intorno rimane il drammatico silenzio, ossia il nulla, che esprime poveramente il fallimento della politica”.
A volte l’elemento artistico ha tentato di conferire linguaggi e valore ad andamenti più impercettibili, offrendoci come strumento di comprensione nella possibilità di varcare l’esteriorità e di attivare il pensiero ad insolite visioni che dirottano dai sensi in cui viviamo comunemente, questo succede nel Movimento del Transrealismo che non si accontenta più della visione della realtà, ma ha bisogno di oltrepassarla andando, a secondo del pensiero, ad essere oltre. Nell’opera di Guadagnuolo il viso del bambino è coperto dalla parte superiore da un granchio, simbolo di resurrezione perché come l’uomo, separa le spoglie umane per rinascere, così il granchio porta a compimento la muta per rinnovarsi. Del bambino sono appena visibili gli occhi tristi, che ci riportano a due dipinti di Renè Magritte. Magritte esponente di rilievo del movimento surrealista, nel 1964 dipinge due opere misteriose dal titolo: “La grande guerra”. Un mazzolino di lillà copre il volto di una donna in abito da sposa che entra impetuosamente nella nostra percezione. Nel secondo dipinto presenta un uomo con bombetta con il volto celato da una mela, il frutto inibito simbolo del peccato originale. Guadagnuolo esponente di rilievo del Movimento Transrealista in Italia, nel 2024 realizza sessant’anni dopo Magritte la scultura-installazione “La guerra vista con gli occhi di un bambino” come si è detto, l’artista ha coperto il viso del bambino con un insolito granchio poiché, a causa delle guerre, diviene la cancellazione dei lineamenti del volto attraverso l’orrore subito, ponendoci una domanda: quanti bambini muoiono nei conflitti armati? Migliaia. L’artista attraverso quest’opera vuole parlare di Pace, far riflettere che un bambino innocente non capisce perché si debba morire nel segno di inutili e discutibili guerre. Ed ecco che vede il male nel serpente che lo porta ad avere paura di ciò che violenta la sua persona. Questo male si trasforma man mano che alziamo lo sguardo verso l’alto della testa del bambino, la visione di un cielo azzurro perlaceo, bello, paradisiaco come vorrebbero vivere i bambini, dove appare la visione di un giglio bianco, il fiore della purezza, della bellezza e della Pace racchiuso in un’ampolla, per dire che dovremo saper proteggere ed accudire questo simbolo di pace per le future generazioni e consegnare al mondo un dono tanto amato di inestimabile valore: la Pace.
L’opera di Guadagnuolo è diventata simbolo umanitario, in un mondo, dove periscono innocenti per le atrocità subite, ci fa intendere nel profondo, i sentimenti dei popoli che non capiscono il motivo per cui queste sciagure accadono e che sono dovute a qualcuno che ha deciso così.
La scultura-installazione diviene personificazione del profondo dolore umano che purtroppo ritorna tragicamente ogni volta in qualunque dimostrazione di scontro bellico. Un innocente morto personifica la vita che gli è impedita per mano dell’egocentrismo malvagio dell’uomo. L’opera “La guerra vista con gli occhi di un bambino” rappresenta un’immagine impietosa. Chi può raccontare il supplizio dei bambini? Chi può farlo in maniera indubitabile? Giusto l’arte ne ha facoltà, dove non riesce ad arrivare la parola arriva l’immagine, e lo fa Francesco Guadagnuolo artista umanitario, Ambasciatore di Pace UPF, che lotta per i diritti umani e dell’infanzia per dirci mai più bambini morti nelle guerre. Per i bambini, la guerra è il finimondo, perché li costringe a separarsi dalle loro case, dalle scuole ormai distrutte dove studiavano, come anche gli ospedali dove erano curati. All’improvviso la maledetta guerra mette fine alle loro aspirazioni e al diritto di pensare ad un loro futuro. Ma a tutto questo disfacimento non c’è giustificazione, rimane solo la miseria intellettiva di chi è contro l’umanità.
Un premio veramente interessante organizzato da E.S.S.E. con la partecipazione di numerose e importanti personalità impegnati in diversi settori (arte, politica, sociale, sport, spettacolo, volontariato, imprenditoria, turismo) e personaggi della politica i quali hanno avuto l’ambìto riconoscimento elogiando l’esposizione della composizione scultorea di Francesco Guadagnuolo.