La Lega ripresenta in Aula al Senato l’emendamento al dl Elezioni, già bocciato in commissione, sul terzo mandato

La Lega ripresenta in Aula al Senato l’emendamento al dl Elezioni, già bocciato in commissione, sul terzo mandato. Il testo propone di modificare le norme che regolano l’ineleggibilità, consentendo tre mandati consecutivi per i presidenti di Regioni “con riferimento ai mandati successivi alle elezioni effettuate dopo la data di entrata in vigore delle leggi regionali di attuazione”. L’emendamento sul terzo mandato è firmato dai senatori leghisti Tosato, Bizzotto, Stefani, Pirovano, Spelgatti.

L’emendamento presentato dalla Lega non trova d’accordo gli altri alleati della maggioranza: Fratelli d’Italia e Forza Italia. E il governo, secondo quanto si apprende, si rimetterà all’Aula in Senato sul correttivo leghista.

Il Pd nel frattempo ha depositato in Senato un ordine del giorno al decreto Elezioni sul terzo mandato. L’odg, a prima firma del capogruppo Francesco Boccia, impegna il governo ad avviare, in raccordo con il Parlamento, con la Conferenza delle regioni e con l’Anci, secondo una logica di “ampia condivisione e collaborazione”, un percorso di riforma per superare “le criticità” emerse negli anni e a “migliorare la capacità rappresentativa e di governo” di Comuni e Regioni. In tale sede andrà affrontata “anche la questione della ridefinizione del numero dei mandati consecutivi degli organi di vertice degli enti territoriali, del rafforzamento dei ’temperamenti di sistema’ e del ruolo e della funzione delle assemblee elettive”. Il Pd rileva che il decreto Elezioni, “destinato a dettare disposizioni urgenti per le consultazioni elettorali dell’anno 2024”, non è la sede per la disciplina del numero dei mandati elettivi che possono essere ricoperti dai sindaci, “si tratta, infatti, di una modifica che – incidendo in modo strutturale e sistematico sull’ordinamento di una grandissima parte dei comuni italiani e sul loro sistema – dovrebbe trovare collocazione nel quadro di una comprensiva revisione dell’ordinamento degli enti locali e della disciplina del loro sistema di governo” e, per le regioni, “della legislazione quadro adottata ai sensi dell’articolo 122 della Costituzio

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