Il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, ha intanto inviato la lettera alla Commissione europea con la modifica del percorso programmatico di finanza pubblica contenuto nella Nadef. Il governo stima una crescita del Pil all’1,5% nel 2019, al 1,6% nel 2020 e all’1,4% nel 2021. Confermati gli obiettivi di deficit/Pil al 2,4% l’anno prossimo, al 2,1% e all’1,8% negli anni successivi. Un percorso che rischia la bocciatura di Bruxelles e su cui il titolare dell’Economia auspica con la Commissione europea un dialogo “aperto e costruttivo” che tenga conto “delle reali esigenze di cittadini e imprese e del ruolo che svolgono le Istituzioni”. Un confronto, sottolinea il ministro, in cui “il Governo si presenta compatto e fiducioso” e nel corso del quale la Ue “potrà valutare le fondate ragioni della strategia di crescita delineata dalla manovra”. Manovra che garantirà, assicura Tria, “maggiori risorse per gli investimenti pubblici e privati, minore pressione fiscale sulle piccole e medie imprese e sui lavoratori autonomi, spinta al ricambio generazionale sul mercato del lavoro e sostegno ai soggetti più vulnerabili”.
I numeri del nuovo quadro programmatico incorporano gli effetti delle clausole di salvaguardia vigenti che prevedono l’aumento dell’Iva e delle accise per i prossimi anni e saranno sterilizzate pienamente solo nel 2019. “Una clausola di salvaguardia da 12 miliardi la gestisci, una clausola mostruosa da 20 miliardi come quella che ci hanno lasciato i precedenti governi – ha detto il viceministro all’Economia, Massimo Garavaglia – è un vero macigno, allora responsabilmente l’abbassiamo a una cifra ragionevole”. Pertanto le clausole, che dal 2020 valgono oltre 19 miliardi, resteranno ma saranno ridimensionate “intorno a 12-13 miliardi”.
I nuovi obiettivi di finanza pubblica non appena trasmessi al Parlamento, passeranno sotto la lente dell’Ufficio parlamentare di bilancio, l’organismo che deve giudicare le previsioni del governo. L’esito della validazione sarà reso noto dal presidente dell’Upb, Giuseppe Pisauro, in occasione dell’audizione parlamentare sulla Nota di aggiornamento al Def, prevista almeno per il momento martedì a fine giornata. Ma i tempi sono stretti e appare difficile che il timing fissato per l’esame parlamentare possa essere rispettato. Il voto sulle risoluzioni alla Camera e al Senato è previsto per mercoledì 10 ottobre ma l’approdo in Aula del provvedimento dipenderà dal ciclo di audizioni e dalla discussione nelle Commissioni nei due rami del Parlamento.