La polemica sul ddl Cirinnà, e le accese rivendicazioni del partito dei gay, non accenna a placare gli animi. Ha suscitato non poche perplessità l’intervento del direttore del ‘Messaggero Veneto’, giornalista, scrittore e conduttore tv, in prima linea in nome dei diritti degli omosessuali, Tommaso Cerno che su Twitter ha rilanciato e ribadito la legittimità sociale e la valenza simbolica di un provvidenziale ‘sciopero fiscale’. Una forma di protesta passiva annunciata in nome di una ‘democrazia resistente’: ‘Da oggi non pago più le tasse e invito i froci come me a non pagarle’. Un danno economico, quello eventualmente prodotto dall’astensionismo fiscale realizzabile semplicemente imponendo ‘una tassa sugli errori di grammatica del Senato’, ha cinguettato Cerno online, dove a nome dell’intera lobby gay, ha cercato di far passare un principio a dir poco discutibile: ‘O il governo approva le leggi di mio gradimento, o si è immediatamente pronti a scatenare la rivolta fiscale dei proseliti di turno, chiamati in causa di volta in volta a seconda del diritto da rivendicare’. Se la Costituzione dice che i cittadini sono uguali e questo non succede, ha denunciato poi Cerno dai microfoni de ‘La Zanzara’, allora vuol dire che non sei cittadino, e se non è così le tasse le paghino solo gli etero. Il testo Cirinnà sulle unioni civili ha oggi un punto di scontro sulla ‘stepchild adoption’ e sulle adozioni, che rende impossibile l’unità del Pd e del Governo. Non sfugge a nessuno che c’è un forte interesse a sventolare le parti più controverse del ddl, come bandiera di principi indentitari per ridurre al massimo lo spazio per una mediazione. L’obiettivo è quello di mettere Renzi di fronte ad un bivio, ovvero, ribadire la maggioranza con Alfano attraverso il recupero dei cattolici del Pd previo stralcio delle adozioni, o consegnarsi alle furbizie del M5s con tutte le insidie che questo comporterà nei voti segreti. Questo mette Renzi in aperta e visibilissima difficoltà con imprevedibili esiti finali…
Cocis